Murcof, al secolo Fernando Corona nativo di Tijuana (Messico), è come la sua musica. Un concentrato autorevole di classicismo e modernità, di quiete e tensione, di precisione maniacale e tendenza al laissez faire.

Un concerto di Murcof non è mai esperienza banale, e già questa affermazione basterebbe francamente a farne uno dei migliori musicisti di elettronica in circolazione. Giunto alle soglie del suo terzo disco, Cosmos è in uscita nei primi mesi del 2007 sempre e ancora per Leaf, ma negli ultimi tempi ho avuto il piacere di sentirne alcune tracce al festival Club to Club di Torino e al festival Cimatics di Bruxxel, Murcof conferma il suo indiscusso talento e la sua intelligenza compositiva nel cercare un dialogo sempre più profondo ed efficace tra la musica elettronica sperimentale e la musica classica o più propriamente elettroacustica.

L’efficacia della sua formula sonora risiede da tempo in questa dinamica contrapposizione, giunta a mio avviso a nuova maturità e a una ancora più profonda compenetrazione. Dal primo Martes a Rimembranza, l’equilibrio tra le varie parti della composizione, la precisione autodidatta e la cura ossessiva dei dettagli, l’atmosfera sonora a tratti dolce a tratti maestosa, il complesso equilibrio tra silenzi e campionamenti, ne fanno indubbiamente una delle figure chiave dell’evoluzione moderna del musicista-compositore elettronico colto. Considerando in questo anche il suo progetto parallelo Terrestre, musical side del più ampio progetto Nortec, collettivo di musicisti, dj e grafici messicani, che prosegue con uguale efficacia ancora oggi anche se forse messo un po’ da parte rispetto ai progetti come Murcof.

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Murcof, le sue collaborazioni con musicisti di ogni sorta, il suo modo di scrivere e realizzare musica, la sua intelligenza compositiva, pur nella sua forma incolta e autodidatta, è l’esempio vivente di una dialogo possibile tra il mondo della musica elettronica “colta” e quello della musica elettronica “techno” più di ricerca. Un cocktail di quiete esplosiva, che ho avuto il piacere di conoscere e intervistare in occasione del suo live set audiovideo al Cimatics festival.

Marco Mancuso: Fernando, tu sei da sempre seriamente intenzionato a creare, con la tua musica, un ponte tra l’audience e la tua performance. Vorrei quindi chiederti se in questo progetto nuovo audiovisivo basato sull musiche di Cosmos,, le immagini sono importanti per raggiungere questo scopo.

Murcof: Le imagini possono aiutare come possono anche ottenere l’effetto opposto. Nel pubblico ci sono persone che non hanno bisogno di alcuna immagine, semplicemente amano chiudere gli occhi e dare una propria visualizzazione alla musica. Al contempo, altri hanno bisogno di ricevere dall’artista un concept più completo, sia nella musica che nel video: che le immagini, possano completare la musica allo scopo di catturare tutta l’idea che ha ispirato l’artista.

Marco Mancuso: Pensi che quando produci la tua musica, scrivi alla scopo di coinvolgere il pubblico?

Murcof: Non penso mai al pubblico. Penso che la cosa più efficace è che io sia soddisfatto della musica, solo allora il pubblico sarà realmente coinvolto nella musica che esprimo. Si può notare quando il musicista lavora in un’altra direzione, quando pensa al pubblico, quando ha interessi commerciali. Si può sentire chiaramente

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Marco Mancuso: Sin dai tuoi esordi, sei coinvolto nel creare un ponte tra musica classica ed elettronica, tra il calore degli strumenti acustici e la freddezza del digitale. Come funziona questa tensione in questo momento della tua carriera?

Murcof: Quando finisci una traccia e se felice di ciò che hai fatto, solo dopo rifletti su ciò che stai facendo e in che direzione stai andando. Ora voglio creare questo mix tra classica ed elettronica, cercando di evitare di sentire le due cose come elementi separati, in modo tale che il suono acustico si possa fondere efficamente con quello elettronico.

Marco Mancuso: Hai studiato musica nel senso accademico dl termine?

Murcof: Poco, piano e violoncello, ma molto tempo fa. Io provengo da una famiglia di musicisti e mio padre sa suonare moltissimi strumenti, era membro della Buncho Records a Tijuana. Sono sempre stato circondato dalla musica, anche nell’accezione non propriamente elettronica. Mio padre mi comprò un disco di Jon Santos che interpretava Bach e poi un amico di mio padre mi regalò Oxygen di Jean Michel Jarre e da lì sono partito con l’elettronica.

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Marco Mancuso: Hai mai usato strumenti acustici sul palco o collaborato con musicisti classici

Murcof: Beh, ho lavorato con Francesco Tristano che è un pianista classico, che ha fatto delle interpretazioni techno al pianoforte di pezzi di Frescobaldi o Berio: viene dal mondo della musica classica, abbiamo ancora alcuni progetti insieme e l’ho aiutato a produrre il suo album. Stiamo preparando il materiale per un paio di concerti insieme, con anche un pianista libanese del Ramì Khalife

Marco Mancuso: Hai un approccio alla musica che ricorda molto la creazione di veri e propri paesaggi sonori. Hai mai lavorato per le musiche di film e cosa ne pensi dei progetti di live cinema?

Murcof: Sì, due notti fa a Parigi ho fatto una live soundtrack al Cimatech per il film Metropolis e a Città del Messico ho fatto una cosa analoga per un film messicano. E’ live nel senso che sono lì fisicamente, ma chiaramente ho preparato tutto prima, quindi non si può proprio parlare di live cinema. Ho anche lavorato per vere e proprie colonne sonore originali: La Sangre Iluminada , di un regista chiamato Ivan Avila, un bellissimo film che sarà difficile riprodurre nei cinema, come un vero e proprio dramma metafisico.

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Marco Mancuso: Come i film di Jodorowski…

Murcof: Sì, molto lo chiamano il nuovo Jodorowski, ha molto in comune con lui. Mi è piaciuto moltissimo lavorare con lui, è così surreale. Lavorare per film è completamente differente per un musicista. Il film evolve con le immagini: quando sei un musicista e lavori con le immagini, loro sono l’ultima parte del tuo lavoro. Quando si lavora per un film, le immagini sono un vero e proprio input esterno e la tua musica evolve in funzione delle immagini.

Marco Mancuso: L’ultima domanda è sul tuo nuovo progetto in uscita Cosmos. Cosa ha di differente rispetto al passato, quali nuovi direzioni nella tua musica .

Murcof: Tutti i miei dischi riflettono un periodo preciso della mia vita. Per esempio il primo disco corrisponde ala nascita di mio figlio, il secondo è legato alla morte di mia mamma, questo terzo disco riflette il mio spostamento da un continente all’altro, dato che mi sono recentemente trasferito a Barcellona e la mia interpretazone della vita è cambiata. Cosmos è una celebrazione della nostra esistenza, dell’universo: bisogna guardare al di là dei palazzi che ci circondano, bisogna guardare in alto, le stelle e il cielo.

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Marco Mancuso: Pensi che la musica rifletta questo approccio?

Murcof: Lo spero, sarebbe grande. Ho fatto alcune tracce al concerto l’altra sera e l’atmosfera l’ha sentita…Comunque io non penso mai troppo in là nel futuro, riflettendo sulla mia musica e su cosa ne sarà tra dieci anni per esempio. Cerco di pensare alla vita momento per momento, fatta di eventi che possono cambiare il tuo modo di pensare e anche di approcciare la musica. Non mi piace fare programmi soprattutto sulla mia musica, mi piace sentirmi libero con lei

Marco Mancuso: Nel mondo dell’elettronica non ci sono molto musicisti nel senso accademico del termine. Dei veri e propri compositori. Al contempo ci sono alcuni musicisti elettronici che sono oggettivamente apprezzati anche dal mondo della musica elettronica più accademica, perché loro stessi lavorano in una direzione precisa che apre al dialogo tra questi due mondi. Cosa ne pensi di questo approccio e come ti senti a essere considerato un compositore a tuo modo?

Murcof: Non mi piace pensare troppo a un programmazione di questo tipo nel mio lavoro, mi piace pensare che sia quasi una conseguenza del mio modo di approcciare la musica. E’ una percezione dall’esterno, è una conseguenza, non proprio una tendenza a essere riconosciuto come un compositore. La cosa più importante è la tua musica, la composizione, la tecnica che si utilizza, classica o tecnologica che sia. E comunque non piace molto considerare ala musica per etichette, alla fine la musica è musica e così deve essere considerata a mio avviso.


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