Nella fervente scena creativa newyorkese emerge senza dubbio uno studio di Soho, dove il regista Arvind Palep e il producer Serge Patzak dirigono 1st Avenue Machine, un’agenzia che realizza pubblicità e music videos in computer grafica e animazione dal 2004.

La prima volta che vedo il video di Alias, Sixes Last, vengo catturata dalla bellezza di una natura nuova e piena di vita, colta in una danza ben orchestrata, pulsante armonia e ritmo. Non so neanche come, ma forse grazie a quella sorta di sottostrato culturale che mi appartiene, derivante dai miei studi passati, mi vengono alla mente le teorie sulla bellezza neoclassica del critico d’arte tedesco J. J. Winkelmann.

C’è un qualcosa di magico in questo video e penso all’artista come a un compositore che realizza la sua opera d’arte dalla contemplazione della ‘bella natura’. Per i classici greci, nel momento creativo, ‘l’intelletto esprime l’idea, cioè un bello ideale che non esiste in natura, ma è il risultato di un’operazione dell’artista che riunisce in un soggetto solo gli sparsi elementi di bellezza esistenti nelle diverse individualità reali. Il bello ideale è l’espressione di un concetto, un pensiero tradotto in immagine, un messaggio di armonia, di nobile semplicità e quieta grandezza’.

Nel caso del regista Arvind Palep l’idea è quella che sta alla base dell’intento del proprio studio, cioè di creare una nuova estetica che si spinga oltre le barriere della computer graphic nella sua integrazione con la live action. Grazie a questo intento, raggiunto di volta in volta, si offusca la nostra percezione di spettatori fra ciò che è reale e ciò che è creato artificialmente.

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L’immensa bellezza delle creature naturali presenti nell’orto botanico di New York è un punto di partenza per un’inedita rielaborazione avvenuta poi nello studio di 1st Avenue Machine. Girato con una HDV camera, il video vede la sua realizzazione definitiva in studio combinando 3ds Max e V-Ray. Ma qui, senza continuare a scomodare teorie ormai lontane, non si tratta più di imitazione della natura, quanto di una vera ripresa della natura, diciamo così, completata dalla presenza di creature artificiali.

Siamo di fronte alla riproducibilità tecnologica, il come-natura. Ogni singola pianta sembra uno strumento dotato di occhi, una nuova creatura che risponde perfettamente ai toni del pezzo. Il ritmo naturale, alterato e velocizzato, si adatta a un nuovo sistema: l’organico si fonde con il tecnologico, l’artificio in un concerto per natura meccanica. Le immagini si sposano perfettamente con la musica electro-ambient del musicista e produttore Brendon Whitney, Alias. Questo music video, è stato inoltre parte del programma Cinema Electronica del res fest 2005 e grazie allo stesso festival ha fatto il giro del mondo.

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La pubblicità per l’Adidas, realizzata nel marzo di quest’anno, vede uniti al lavoro l’agenzia 180 Amsterdam e 1st Avenue Machine Protagonisti sono alcune star calcistiche, imbrigliate in un’armatura generata al computer, che vanno in frantumi non appena calciano la palla per poi ricomporsi ancora. Il tutto avviene in uno sfondo completamente bianco e con un commento musicale classico, che, combinati, creano una dimensione altra, quasi un aldilà tecnologico dove le singole particelle si frantumano e si ricompongono fluidamente attratte l’una verso l’altra.

Il protagonista è il nuovo modello +F50 TUNIT e, per la campagna pubblicitaria a livello mondiale, partecipano calciatori del calibro di Djbril Cisse (Francia) and Jermain Defoe (Gran Bretagna), Kevin Kuryani (Germania) and Arjen Robben (Gran Bretagna).

Nel maggio di qust’anno invece, lo studio realizza la campagna pubblicitaria per Mtv music awards in Giappone ‘Transform Japan. Una serie di ragazzi, d’improvviso, si trovano composti da dei corpi-macchina: senza essere troppo sorpresi,accettano immediatamente la nuova realtà e continuano a muoversi e danzare al ritmo di un pezzo pop techno di Chris Clarke (Warp Records). Alterazione biologica, amplificatori, altoparlanti e piatti diventano tutt’uno con i giovani che attraversano le strade di Tokyo. Lo spot, che trasforma sullo schermo i possibili giovani fruitori di Mtv, è il risultato di un misto di CG e live-action, girato alla ‘guerilla style’.

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A luglio è uscito poi uno spot per Quinn, una bevanda alcolica a base di frutta. Girato in tre giorni ad El Yunque, la foresta tropicale di Puertorico, vicino San Juan. Anche qui c’è una natura eccezionale, quasi paradisiaca, dove bacche fotorealistiche spillano un delizioso liquido di color rosso; ogni pianta contribuisce all’opera, in un’opera ben orchestrata dove artificiale e organico convivono in un rinnovato rapporto. Ritroviamo qui tutti gli intenti dell’agenzia newyorchese: i limiti fra biologia sintetica, nanotecnologia e intelligenza artificiale scompaiono completamente.

L’ultimo progetto porta il nome della stessa agenzia 1st Avenue Machine, ed è una riflessione sul concetto che al giorno d’oggi ognuno possiede un personale ‘assistente’ elettronico, come iPOD o PDA. Il concept è espresso visualizzando una street scene a Manhattan, dove alcuni dei passanti hanno con se una sorta di robot personale. Afferma il produttore Serge Patzak, “Il nostro scopo è quello di creare dei ‘looks’ che nessuno ha mai visto prima. In particolare vogliamo usare il 3D per spingere l’estetica organica e meccanica vista nel nostro lavoro in maniera nuova ed innovativa’.

Gli artisti tecnologici, o i ricercatori estetici cotemporanei, lavorano sul concetto, e ogni progetto e nuovo lavoro artistico è il risultato di un lavoro collettivo. La tecnologia crea paradisi artificiali che sono un tutt’uno con la natura di questo mondo, come nel caso del giardino botanico di New York o del paradiso naturale nel centro di Puertorico. La vita è gioco, è colore, è realtà, è finzione, è ciò che accade attorno a noi investito di ritmo e nuova essenza. Come nel lavoro di uno studio di computer animation tra i più innovativi del pianeta: 1st Avenue Machine.


www.1stavemachine.com