Onedotzero, uno dei più importanti festival internazionali di immagini digitali, si è appena concluso a Londra. Una rassegna che, fin dalla sua nascita, si concentra su tutti gli aspetti che l’immagine digitale oggi ci offre, con un occhio sempre attento verso i giovani e l’industria creativa. Onedotzero è una sorta di piattaforma di incontro e di lancio per giovani videomakers e creativi provenienti da diversi settori artistici e da tutte le parti del mondo. La prima edizione del festival risale al 1996 come un appuntamento di un week end: è poi cresciuto negli anni fino alla sua veste attuale della durata di dieci giorni all’interno del prestigiossissimo ICA (Institute of Contemporary Art) di Londra.

Il team di onedotzero ha avuto gli occhi puntati sul futuro fin dall’inizio. Tutti i programmi proposti mostrano infatti i segni evidenti di come l’immagine digitale abbia subito un processo di costante innovazione ormai inarrestabile. L’edizione di quest’anno, la decima per la cronaca, risulta per forza di cose essere una riflessione su quello che è passato sugli schermi del festival durante tutti questi anni. Per osservare come le cose sono cambiate e per gettare uno sguardo sulle visioni future. Alcuni dei programmi presentati sono una costante in ogni edizione del festival da wavelength (selezione di video musicali) a extended play (selezioni di cortometraggi e animazioni) passando per wow+flutter (video sperimentali d’animazione e motion graphic).

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Wavelength 06 è una selezione di video musicali che misura fino a dove si spinge la fantasia sia di registi acclamati che di nuovi talenti. Uno spaccato, dunque, sulle ultimissime evoluzioni del music video, uno dei formati più sfruttati dai giovani registi in cerca di un trampolino di lancio. Infatti se, da una parte, il videoclip resta un mero strumento di promozione commerciale, dall’altra appare come un territorio ideale per la sperimentazione più libera e surreale. Una selezione esaustiva mette insieme, in questo programma, promos di artisti eccezionali quali Pleix con il pezzo per Vitalic, ‘Birdy’, U.V.A. ed il loro primo music video, una scultura di luce per Colder ‘To the music’ o Ne-o che mettono in sincro il pezzo di Coldcut ‘The state we are in’. Si tratta inoltre, in questo caso, di una prima mondiale di un video inserito nella compilation in dvd in uscita per Coldcut, appunto. Questi, naturalmente, sono solo alcuni dei nomi inseriti in un programma della durata circa di settanta minuti.

Quanto a Wow+flutter 06, questo programma offre piuttosto una visione di stili che attraversano l’animazione, la motion graphics e la sperimentazione astratta. Ogni mezzo è valido, ma ricordiamo che è pur sempre utilizzato dalla fantasia umana per esprimere mondi e riflessioni interiori. Quello che più emerge di video in video è un doppio aspetto, da una parte un senso costante di alienazione nei confronti della società contemporanea, dall’altra la voglia di fuga in altre dimensioni o altri mondi con la voglia ancora di sorridere sulle disavventure umane.

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Lo sguardo sul passato si materializza invece con due programmi chiamati Spectrum # 1 e Spectrum # 2. Infatti ripescando dall’archivio del festival, i due programmi offrono una selezione esaustiva di lavori selezionati passati sugli schermi negli ultimi negli ultimi dieci anni.

New british talent è invece una celebrazione rivolta al talento creativo britannico. Nasce come nuova realtà nel panorama del festival e in collaborazione con Film Network, uno showcase interattivo della BBC per nuovi talenti inglesi.

Riguardo invece i lungometraggi, la selezione di quest’anno, mantenedo l’intento celebrativo, ha raccolto una serie di sette film, tutti opere prime di registi passati attraverso i music videos, spot pubblicitari e disegno grafico. Nomi ad altissimo livello e riconosciuti oramai a livello mondiale, da Spike Jonze A Michel Gondry, da Jonathan Glazer passando per Mike Mills. All’interno di queste selizioni, ho assistito a un interessantissimo incontro con il regista Dave Mckean. Talento prolifico, mitico disegnatore di saghe a fumetti (il disegno di Mckean per Sandman o Cages è caratterizzato da visioni cupe inserite in un mondo fantasioso; lavora inoltra da anni in profonda simbiosi con lo scrittore Neil Gaiman), illustratore, regista di music videos, Dave Mckean lavora e compone musica per BBC radio e realizza, il suo primo lungometraggio, Mirrormask, lo scorso anno. Un passaggio al lungometraggio non del tutto ovvio per chi proviene soprattutto dall’illustrazione grafica e dai fumetti, ma probabilmente necessario per questo autore abituato a pensare per immagini.

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Proseguendo, Innervision è da sempre il momento del festival più importante a detta di Shane Walter, direttore del festival, in quanto è possibilie incontrare i registi e avere l’oppurtunità di rivolegere loro domande e approfondire al meglio la conoscenza dei loro lavori. Un momento estremamente interessante all’interno di Innervision è stato senz’altro lo showcase della Warp, sia come etichetta musicale che come casa di produzione cinematografica WarpFilms

Presenti all’incontro Phil Canning, il manager dell’etichetta, Barry Ryan, capo della produzione, Alex Rutterford, regista, Robin MacNichols e Matt Bateman dei Flat-E [www.flat-e.com] che hanno realizzato tantissimi visuals pe ri tour della Warp. La produzione cinematografica dell’etichetta è in crescita e tanti e nuovi progetti sono in vista.

Infine, una celebrazione del tutto dovuta al lavoro del regista Richard Fenwick. Una sala dell’ICA è stata aperta al pubblico per l’intera durata del festival con una serie di postazioni che permettevano di accedere ai singoli video del regista. Fenwick porta avanti il suo progetto chiamato rnd#, una serie di film sperimentali da realizzarsi nel corso della sua vita, cento in totale. L’incontro col regista avviene in un’atmosfera intima, quasi come una conversazione fra amici pronti ad esplorare il mondo immaginifico di questo artista e con la curiosità di sapere da dove queste visioni nascono e quali sono gli intenti.

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Da menzionare infine la presenza di un giovane talento di Firenze, Alessandro Pacciani. Il suo corto Jinniku è inserito all’interno del programma J-Star (lavori di grafica e animazione di alcuni dei più interessanti talenti giapponesi. Il regista italiano realizza il suo film in collaborazione con il Giappone). Una sorta di horror altamente tecnologico, un lavoro allucinatorio che mette insieme filosofia orientale e toni oscuri più occidentali e se quindi in passato la presenza degli artisti italiani era praticamente nulla, quest’anno credo che una nota positiva arrivi proprio dall’ottimo lavoro di questo giovane regista.

La bellezza di onedotzero risiede quindi non solo nella possibilità per i giovani talenti di mostrare i propri lavori in tutto il mondo (durante il tour mondiale che tocca ormai tutte le maggiori città del pianeta), ma anche quella di evidenziare come i confini fra le arti siano ormai talmente labili nell’elettronica che architetti possono lavorare assieme a musicisti, designers con videomakers, disegnatori di fumetti con esperti di animazione digitale e così di seguito ed il tutto in un panorama assolutamente internazionale.

Come dice Shane Walter nella sua introduzione sul catalogo: ‘Mettendo insieme pensatori creativi provenienti da campi così diversi, onedotzero ha agito come catalizzatore per nuove invenzioni, creando una collisione di menti ed idee che produce risultati inaspettati’.


www.onedotzero.com