Melodie piene di enfasi, suoni sperimentali, pathos in crescendo: queste sono solo alcune semplici parole che mi sento di usare per descrivere la musica di Plaid, coppia storica della musica elettronica intelligente che da anni prosegue un personale discorso di sperimentazione a cavallo tra audio e video. Ed Handley ed Andy Turner, questi i nomi dei due musicisti, incidono e fanno riferimento alla Warp Records, famosissima etichetta di Sheffield, fucina di talenti senza bisogno di alcuna presentazione.

Esperienze importanti alle spalle come un tour di otto mesi con Björk e uno con Orbital, progetti nuovi e all’avanguardia come il completamento del progetto A/V Greedy Baby, appena uscito, e la collaborazione con la compagnia di danza Random Dance per il Brighton Festival di quest’anno.

L’ultima fatica di Plaid, Greedy Baby, è un lavoro complesso, risultato di una lunga gestazione, un’opera audiovisiva a tutti gli effetti nata dalla stretta collaborazione fra Plaid (audio) e Bob Jaroc (video). Concepito come spettacolo dal vivo, Greedy Baby viene presentato inizialmente come parte dell’Ether Festival nel 2004 in una sua forma ancora embrionale per poi completarsi di volta in volta in spettacoli successivi in tutti piu’ importanti festivals musicali e manifestazioni A/V, fino alla sua sublimazione nello spettacolo all‘IMAX cinema di Londra, nel suo supporto definitivo, in 5.1 Dolby surround e wide screen, all’interno del festival Optronica, lo scorso anno.

La collaborazione con Bob Jaroc riguardo questo progetto risale a quattro anni fa e giunge oggi a un ulteriore traguardo, la realizzazione di un cofanetto contenente appunto un cd ed un dvd, uscito il 26 giugno. Ho chiesto ad Andy Turner di raccontarci brevemente come nascono i Plaid e di come si stanno sviluppando i loro progetti, dalla realizzazione di Greedy Baby al loro lavoro con il fedele videomaker Bob Jaroc al quale ho poi avuto modo di fare ulteriori domande sulla sua ormai lunga collaborazione con il duo londinese.

.

Alessandra Migani: So che vi siete incontrati ai tempi della scuola. A quel tempo vivevate nell’East Anglia e avete cominciato a creare musica assieme. Sono curiosa di sapere come siete venuti in contatto con la Warp records ed entrati poi a far parte dell’etichetta. Quanto sono cambiate le cose da allora?

Andy Turner: Sì, ci siamo incontrati a scuola nell’East Anglia e in seguito ci siamo trasferiti entrambi a Londra. È stato allora che abbiamo cominciato a lavorare con Ken Downie e iniziato a scrivere musica assieme. Nel 1989 dopo alcuni tentativi infruttuosi di trovare un’etichetta discografica abbiamo formato una nostra etichetta chiamata Black Dog Productions. Con questa produzione abbiamo realizzato tre EP come Black Dog ed un album come Plaid Mbuki Mvuki. La Warp ci ha contattato dopo aver ascoltato l’album di Plaid e subito dopo abbiamo registrato per loro l’album intitolato Bytes. Da allora sicuramente le cose sono cambiate per la Warp, l’etichetta è cresciuta arrivando verso l’indie sound e ora anche la produzione cinematografica, lontano dall’elettronica pura delle prime realizzazioni. Ma riteniamo che sia ancora una delle migliori etichette indipendenti inglesi.

Alessandra MiganiIl vostro progetto A/V, Greedy Baby è appena uscito il 26 di giugno. L’idea di un dvd album è un concetto rivoluzionario anche se ormai all’ordine del giorno in termini di idea e progettualità. Potete dirmi di più su questo progetto? Perchè il titolo Greedy Baby?

Andy Turner: L’idea di realizzare un A/V album è nata quattro anni fa e ci abbiamo lavorato da allora. È il risultato del nostro lavoro per gli spettacoli dal vivo unita all’esplorazione della tecnologia disponibile al momento. Volevamo qualcosa di diverso dall’idea del classico promo video per creare piuttosto un prodotto audio e video simultaneamente. In genere un video è realizzato su un pezzo musicale e solo in seguito a questo, oppure un pezzo di musica viene scritto su un film finito. Con Greedy Baby abbiamo inizialmente sviluppato concetti in libertà per pilotare il processo creativo e lavorato poi insieme partendo da questo punto: in questo modo, idealmente, abbiamo realizzato un lavoro molto più coeso. Il titolo ‘Greedy Baby’ è in parte un commento su noi stessi e il progetto stesso, in parte un commento sulla nostra cultura consumistica.

.

Il dvd contiene otto nuovi films realizzati da Bob Jaroc su musiche di Plaid, tre tracce tratte extra dagli spettacoli dal vivo registrati in 5.1 sound e un Plaid on tour in super8; il cd contiene invece l’album che sarà possibile ascoltare alla ‘vecchia maniera’.

Alessandra Migani: Greedy Baby viene presentato come un A/V album con un sistema sonoro 5.1 surround. Il menu del dvd presenta una doppia opzione per il sistema stereo o per il surround. Dunque immaginate per Il futuro prossimo grossi cambiamenti nelle nostre case?

Andy Turner: Il DVD non è poi un formato così eccezionale. E’ vecchio e lento ma è sicuramente il miglior formato di cui disponiamo al momento. RIteniamo che il suono surround è un incredibile perfezionamento dello stereo ma l’utilizzo è ancora lento e utilizzato soprattutto nell’ industria cinematografica piuttosto che in quella musicale. Per questo abbiamo scelto di mantenere l’opzione stereo. Non vogliamo costringere le persone a comprare nuovi supporti solo per poter ascoltare l’album. Tuttavia stanno uscendo anche nuovi formati DVD e il futuro penso che sarà più che altro per il materiale online, soprattutto una voltà che la velocità di connessione avrà raggiunto livelli migliori. Le persone saranno in grado di selezionare musica/film/giochi in tempo reale senza avere delle copie fisiche in casa.

Alessandra Migani: Come funziona il processo creativo fra voi due e poi nella collaborazione con Bob?

Andy Turner: In generale lavoriamo tutti indipendentemente ma siamo ovviamente aperti l’uno alle influenze dell’altro. Rimane abbastanza difficile lavorare come un gruppo tradizionale visto che il computer permette l’utilizzo a una sola persona, per cui siamo molto più vicini a un collettivo piuttosto che a una band. Con questo progetto abbiamo trascorso alcune settimane in Italia tutti insieme cercando di far partire il tutto e in seguito abbiamo passato molto tempo dentro il nostro studio a Londra. Quando non è stato possibile lavorare insieme (Bob vive a Brighton) abbiamo usato uno spazio FTP per mantenerci aggiornati sullo sviluppo del lavoro.

.

Alessandra Migani: Greedy Baby esce come un cofanetto contenente DVD + CD. Chi ha realizzato il progetto grafico della copertina e del cofanetto?

Andy Turner Bob ha creato tutta la parte visiva del progetto dai video alla copertina. Ha lavorato con Andy Ward per ‘Super Barrio’ (le sue illustrazioni appaiono sul cofanetto). Il logo di Greedy Baby è stato disegnato da Karen Jane e la fotografia scattata durante la performance all’ IMAX è stata fatta da Chris Dorley-Brown.

Alessandra Migani: I confini fra le diverse arti e discipline sono al giorno d’oggi quasi invisibili, tantissimi artisti provenienti da diversi settori ed esperienze cominciano a lavorare insieme come collettivo di musicisti, graphic designers, registi o architetti. Grazie poi alle nuove tecnologie le cose diventano più semplice e meno costose. Ritenete che l’espressione artistica oggi si esprima meglio con una comunicazione a 360° riuscendo a mantenere comunque livelli qualitativamente alti?

Andy Turner: I miglioramenti della tecnologia hanno certamente attivato artisti che lavorano nel campo dell’audio e del video a produrre lavori professionali di alta qualità. Queste tecnologie li hanno inoltre resi In grado di distribuire al meglio i lavori stessi. Questo permetterà sempre di più, fortunatamente, a un numero crescente di artisti di riuscire ad allontanarsi da quello che le maggiori corporazioni musicali e cinematografiche sfornano in termini di corrente mainstream.

.

L’apertura del tour di Greedy Baby è stata generalmente affidata al pezzo war dialer. Il war dialer e’ un programma che digita di seguito numeri telefonici con lo scopo di trovare quali linee sono connesse a modem e fax. È usato in genere per introdursi illegalmente in alcuni sistemi. Così fin dai primi secondi l’attenzione del pubblico è attratta da uno schermo che manda un’immagine di alcune protuberanze sistemate a cerchio e rappresentanti gli otto canali che, usando il sistema war dialers, compongono una serie di numeri a caso e si muovono coordinati con il suono.

Chiediamo meglio a Bob Jaroc come ha lavorato visivamente ai suoni di questo pezzo e in generale di tutto il nuovo ambizioso lavoro dei Plaid.

Alessandra Migani: Pensando a war diale , il primo pezzo che apre generalmente gli spettacoli dal vivo e la prima traccia sul dvd, puoi dirmi come hai avuto l’idea e come hai lavorato su di essa visivamente?

Bob Jaroc: La registrazione proviene da un programma utilizzato dagli hackers per trovare modem nelle linee telefoniche, una macchina che si connette e disconnette a caso nelle case della gente. L’audio è stato generato per una istallazione con otto canali audio, realizzata circa otto anni fa, il video è stato realizzato circa quattro anni dopo l’istallazione. All’inizio del progetto Greedy Baby, ho dato ad Ed ed Andy la parte audio e loro hanno mixato la traccia, creando dei toni cupi dai battiti e dai tagli dell’audio originale. Sia sul dvd che durante gli spettacoli dal vivo, lo usiamo come una introduzione/schema sulla connessione fra l’audio e l’immagine e serve, inoltre, come maggiore introduzione al suono surround. Ogni ‘pompetta’ visiva è posizionata per far coincidere perfettamente l’audio con la disposizione video.

.

Alessandra Migani: Alcuni dei tuoi video contengono immagini registrate durante i tuoi viaggi in tour con i Plaid. Cosa cattura in genere la tua attenzione? Quale posto ti ha ispirato di piu’?

Bob Jaroc: Ci sono tanti tempi morti durante il tour, specialmente negli Stati Unici dove gli spettacoli sono distanti fra loro, così ci sono molte possibilità di guardare fuori del finestrino e registrare le immagini che scorrono davanti ai tuoi occhi con la telecamera. Non sono sicuro di poter generalizzare su cosa attrae di più la mia attenzione, ma sicuramente tutto quello che sembra inesatto o brillante è degno di attenzione. Il Giappone è davvero un paese pieno di ispirazioni in questo senso, così pure l’America e posti simili, ovunque dove c’è gente quando non dovrebbe esserci, come in un’area commerciale alle 3 del mattino.

Alessandra Migani: Inoltre, avendo avuto una così lunga gestazione, Greedy Baby sembra un diario dove hai scritto per immagini cosa è successo nel mondo negli ultimi anni. Durante questo periodo ha avuto inizio la guerra in Iraq e questo è testimoniato in uno dei tuoi lavori, Crumax rins. Come hai avuto per esempio l’idea di registrare le notizie della CNN? Quale è il tuo approccio ai media in generale e verso i canali informativi?

Bob Jaroc: All’inizio di quel periodo in cui la guerra stava accadendo, trovavo molto difficile far fronte al fatto che noi non eravamo in grado di fermare queste cose. Nella maggior parte dei mei lavori cerco di elaborare alcune domande su quello che succede nel mondo. Mi sono sentito estremamente impotente e l’unico modo che ho trovato per avvicinarmi ai canali informativi è stato di cercare di creare qualcosa su di essi, di cercare un compromesso con questo utilizzando le mie mani e creare una sorta di scultura. Così ho cominciato a scaricare le immagini al rallentatore sul mio computer. Per quattro settimane la mia tv è stata collegata sulla CNN e ho registrato il tutto nel mio computer. ‘Crumax rins’ è dunque semplicemente un montaggio di questi estratti visivi.

Un lavoro di questo tipo dovrebbe lasciare con delle domande in testa a cui ognuno può darsi una risposta. Non voglio puntare il dito o dire che questo è qualcosa di brutto; sta allo spettatore ragionare su questi fatti.

.

Alessandra Migani: Alcune delle tue immagini mi fanno pensare ad alcuni film sperimentali come i lavori di Len Lye. Penso anche che tu abbia in comune con lui un incredibile senso del movimento applicato al montaggio di immagini dal vivo. Sei stato in un certo senso ispirato da lui?

Bob Jaroc: Non direttamente, ma in realtà mi sento lusingato che tu abbia citato persone come Len Lye per compararlo ai miei lavori perchè è in un certo senso uno dei miei padri spirituali, anche se sicuramente sono ancora un novizio rispetto a maestri come Len Lye o Norman McLaren o Saul Bass. Saul Bass ha lavorato come regista e realizzato numerose sequenze grafiche per molti film del 1960 e 1970. Ogni volta che vedi una bella sequenza di titoli di testa di un film degli anni Sessanta o Settanta, al 90% è stata realizzata da Saul Bass.

Alessandra Migani: Ci sono altri registi che ritieni vicini al tuo approccio?

Bob Jaroc: Non sono molto sicuro a quale tipo di regista mi sento davvero vicino, ma ci sono sicuramente registi che amo molto come John Carpenter. Sono stato ispirato pure da persone come Harold Edgerton, che è l’inventore della fotografia flash e che ha lavorato per il MIT di Boston. Il suo lavoro è incredibile. Amo molto anche il lavoro di Alex Ross che è un disegnatore e che ha realizzato un cartone animato per la Marvel. Rispetto tantissimo anche l’illustratore Kevin O’Neill che ha lavorato per Nemesis e 2000 AD, così pure tutti i lavori di Alan Moore che ha realizzato i primi Future Shocks all’interno di 2000 AD. Una delle prime cose che ha aperto la mia mente è stato leggere proprio i lavori di Alan Moore: ero piccolo e giravo per il supermercato con mia madre che mi comprò una copia di 2000 AD per tenermi buono. Da quel momento ho letto tutti i suoi lavori, erano eccezionali.

.

Alessandra Migani: Quali tipi di supporti usi? Quanto la tecnologia ha modificato nel tempo il tuo lavoro?

Bob Jaroc: Il tipo di attrezzatura che uso è la stessa che ognuno usa nella produzione di questo genere di lavori: Mac, DV camera, Final Cut Pro, After Effect. Altre cose che amo usare e aggiungo al mio lavoro sono attrezzature analogiche, vecchie macchine che inserisco nel mondo digitale. Inoltre amo sporcarmi le mani usando pellicole. Ritengo questo tipo di approccio al lavoro molto più interessante perchè la tecnologia non dovrebbe essere la sola cosa che si utilizza. C’è tutto un altro mondo costituito da lenti, luci, rifrazioni e certe alterazioni elettroniche anche se alla fine penso che comunque la cosa più importante resta l’idea: se hai una brutta idea non importa che effetto o che tecnologia ci applichi, resterà una brutta idea. Una buona idea resta una buona idea in qualsiasi modo la realizzi.

Alessandra Migani: Quando hai iniziato a lavorare come regista? Qual’è il tuo background?

Bob Jaroc: Credo di aver realizzato il mio primo film quando ero al college d’arte alla fine degli anni ’80 a stoke-on-trent. Prima di andare all’università ho lavorato per locali al carico/scarico camion e rigging/running le luci. Dopo aver lasciato il corso in fine arts a Stoke ho esibito moltissimi lavori (video istallazioni) all’interno di gallerie e festivals.

.

Alessandra Migani: Di cosa tratta New Family, una delle tracce più interessanti contenuti in Greedy Baby?

Bob Jaroc: Si tratta di un soldato che torna a casa dopo una guerra e il governo stesso che ha inviato precedentemente il soldato lontano non si prende effetivamente cura di lui, in un certo senso lo si butta via dopo averlo usato come uno strumento. E’ una storia sui disordini da stress post tramautico o qualcosa del genere. Ci sono alcuni altri elementi, ma in generale questo è il punto principale della storia. Si tratta di una persona senza casa che era prima un soldato e che si trova ora nelle strade di Washington.

Alessandra Migani: Uno dei miei video preferiti è The return of Super Barrio – la collaborazione con l’artista grafico Andy Ward. Come vi siete conosciuti e come avete collaborato a questo progetto? Chi è Super Barrio?

Bob Jaroc: Ci siamo incontrati a scuola, il Secondary College a Cambridge e ci siamo sempre tenuti in contatto per tutti questi anni. La collaborazione è cresciuta grazie alla volontà di lavorare assieme. Ho sempre trovato lo stile di Andy e il tipo di cose che disegna perfette per il mio tipo di idee strane e infantili. Volevo mettere queste idee in un cartone animato e così abbiamo deciso di collaborare e la storia di Super Barrio è nata da questa volontà. Dopo averla scritta ho spedito il testo ad Andy che poi mi ha raggiunto a Brighton, dove vivo, e lui ha avuto l’idea per l’illustrazione. Abbiamo davvero collaborato a tutti gli aspetti assieme ed è stata una collaborazione fra tre diverse figure, Plaid, Andy Ward ed io. Super Barrio è una persona che esiste realmente, un personaggio che ha guidato le marce contro l’oppressione civile ed è andato in America a parlare alle masse di lavoratori immigranti sui diritti civili. E’ davvero una figura centrale nella storia messicana del dopo terremoto. E’ stato importante per la popolazione povera del Messico ed era solito vestire come un wrestler messicano: ancora oggi Super Barrio è quindi una figura che incarna lo spirito della lotta contro l’oppressione in ogni sua manifestazione. E’stato molto importante per me raccontare questa storia perchè lui si è ritirato qualche anno fa e lavora comunque nei servizi sociali in Messico; tutto è stato realizzato anche grazie all’aiuto della popolazione messicana. Infatti siamo riusciti a entrare in contatto con lui che ha dato la sua approvazione al progetto. Non pensava che qualcuno sapesse nulla di Super Barrio.

.

Alessandra Migani: Hai nuovi progetti in mente? Continuerai a lavorare con Plaid?

Bob Jaroc: Gli spettacoli dal vivo con Plaid sono quello a cui voglio più lavorare al momento. Abbiamo nuova tecnologia, così posso praticamente lavorare dal vivo allo stesso modo in cui ho realizzato i video e il dvd. Però voglio anche realizzare un cortometraggio su un tipo che vive a Brighton che vende dischi, colonne sonore di film, di cui sono incredibilmente appassionato. Sono un grande collezionista di colonne sonore cinematografiche in vinile e questo tipo vende dischi di colonne sonore da quaranta o cinquanta anni. Mi piacerebbe davvero girare un documentario in super8 su di lui perchè è una persona eccezionale e ha delle conoscenze straordinarie sull’argomento. Dirige un negozio, che è davvero unico e lui stesso è unico. Credo che dovrei registrare queste cose perchè sono destinate a sparire. Ora l’unico posto dove scaricare musica e interagire con le persone è internet. Non ci sono quasi più negozi specializzati perchè la gente non compra più il vinile.

Alessandra Migani: Tornando a parlare della muscia dei Plaid, quando pensate a nuove collaborazioni per progetti futuri con chi vi piacerebbe collaborare?

Andy Turner: Per noi le collaborazioni sono sempre state una naturale progressione da un’amicizia iniziale; ci sono comunque tantissime persone con le quali vorremmo collaborare e che ammiriamo. Sarebbe davvero troppo forzato chiamare qualcuno del tutto sconosciuto.

.

Alessandra Migani: Credo la musica di Plaid sia in grado di creare uno stato emotivo molto profondo. Posso ascoltare ‘The launching of the big face’ e non esserne mai stanca dato che l’emozione cresce insieme alle immagini nella mente. Pensate anche visivamente alla vostra musica?

Andy Turner: Direi che c’è più che altro una sensazione di spazi fisici immaginati anche se non c’è nulla di troppo specifico. Esiste una condizione chiamata sinestesia nella quale le persone vedono la musica come colori ma è un fenomeno abbastanza raro. In genere restiamo attaccati al materiale sonoro.

Alessandra Migani: Ho assistito di recente ad un vostro spettacolo insieme alla compagnia di danza, Random Dance all’interno del festival di Brighton. Credo fosse la prima volta che componevate musica per uno show di danza ma i risultati sono stati decisamente eccezionali. Si è creato un dialogo fluido fra la musica, la danza e le proiezioni. Vorreste lavorare ancora ad un progetto che coinvolga diverse discipline artistiche e in generale quali progetti avete in cantiere?

Andy Turner: Sì è stato una sorta di esperimento bizzarro e credo che abbiamo imparato tantissimo da questa esperienza. Abbiamo anche considerato l’idea di portare questo lavoro in altre manifestazioni ma ancora non ci sono piani confermati. In generale, ultimamente, abbiamo avuto alcune idee su piccoli programmi che generano musica di volta in volta e che possono essere fatti funzionare all’interno di certi parametri, in modo tale da creare ogni volta variazioni diverse. Questa potrebbe essere un’idea nuova sulla quale lavorare con un altro programmatore. Sarebbe poi interessante costruire delle vere e proprie scatole musicali, ma questo potrebbe essere forse qualcosa da fare in un capannone in una zona isolata magari nel corso dei prossimi anni….


www.plaid.co.uk

www.softloader.com

www.warprecords.com

www.andyward.co.uk/animation/superbarrio-navigator.html