“Technology appears to be a heady and unstable mix of authoritarian control and anarchic mischief. My take is to slip into the gap between these two poles(…) ” – Christian Nold

Biomapping lo metti in tasca prima di uscire di casa, proprio come un mp3: questa volta sei però invitato a levarti le cuffie e ad abbandonare la solitaria soundtrack dei tuoi spostamenti per guardare e vivere ciò che ti circonda in modo diverso. Artista, accademico, attivista, Christian Nold è uno di quei personaggi che si muove lungo l’ibrida intersezione tra Arte e Scienza. E lo fa in modo critico.

Il suo progetto di ricerca Biomapping da circa due anni sta girando i più importanti festival di new media art, ultimo fra questi il Sonar di Barcellona all’interno dell’esibizione ALWAYS ON dedicata alla tecnologia e cultura mobile. Ma il suo lavoro tende a distinguersi dai vari progetti artistici che spesso sembrano a tutti i costi volere ostentare l’uso delle nuove tecnologie perdendo di vista il reale contenuto del progetto.

Questo 30enne inglese propone un’idea semplice, poetica e intelligente, la cui attuazione va ben al di là di angusti spazi espositivi. Oltre alla filosofia dei media tattici, Biomapping attraversa infatti i domini della scienza biometrica, della tecnologia mobile e della cartografia, per invertirne il senso di rotta e visualizzare… le emozioni.

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La convergenza fra la tecnologia wireless e quella mobile, ha reso il nostro corpo, lo spazio e la percezione di esso tracciabili, individuabili, archiviabili, stravolgendo la nostra tradizionale esperienza del mondo. La tecnologia di sorveglianza e controllo, che negli ultimi anni si è moltiplicata nell’emisfero occidentale, non ha a che fare solo con la sicurezza pubblica, bensì innerva un ben più ampio sistema di monitoraggio delle nostre vite di consumatori.

Produciamo informazioni, senza poter averne accesso e senza rendercene conto. Come flussi di dati ci muoviamo e viviamo lungo i tracciati prestabiliti della società dell’informazione, come veri e propri attori attuiamo le nostre scelte quotidiane fra percorsi guidati e opzioni pre esistenti, come diligenti utenti scorriamo il menu dell’interfaccia pubblica, quella del suolo urbano e quella del wild world web, abitando una sofisticata archittetura informatica di cui non scorgiamo le mura, ma a cui ogni giorno il nostro corpo e mente reagisce.

Ma cosa accade se il desiderio di ubiquità wireless va oltre a quello consumistico proposto dalla luccicante e incalzante vetrina high-tech? Se ci interessiamo alle biotecnologie e decidiamo di rovesciare il convenzionale punto di vista della nostre mappe? Cosa accade se desideriamo guardare oltre la backdoor delle nostre connessioni e ri-definire lo spazio delle nostre quotidiane esperienze fisiche ed emotive?

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Christian Nold pensa che la tecnologia non sia neutrale e unidirezionale come ci fanno credere: è solo una questione di riconfigurazione del potere. E il potere in questione è quello individuale, corporeo, fisico, quello che impercettibilmente ogni giorno irriga le nostre vite. Come un bambino che rompe il giocattolo per vedere cosa c’è dentro, Nold sovverte le tradizionali coordinate spazio-socio-economiche, inverte lo sguardo delle tecnologie di controllo e progetta Biomapping.

E lo fa nella libertà creativa concessagli dall’incontro tra il mondo dell’arte, del design e della ricerca scientifica, combinando la tecnologia mobile GPS con quella biometrica GSR (galvanic skin response) destinata a rilevare il livello di stress del nostro corpo. Grande come un I-pod e dotato di una webcam abbinata al rilevatore di pressione da indossare sul gomito, Biomapping altro non è che un ricevitore portabile connesso a tre satelliti che registra il nostro stato emotivo in determinate coordinate geografiche.

Da anonima presenza di passaggio lungo gli schermi dei sistemi di sorveglianza a circuito chiuso, la nostra fisicità si trasforma in consapevole corporeità che genera dati, o meglio contenuti, e solleva interessanti questioni circa la definizione e produzione di ciò che chiamiamo spazio.

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Biomapping accresce la nostra percezione e rende visibile alla comunità, ma in primo luogo a noi stessi, gli stati d’animo che determinati luoghi e situazioni provocano in noi. Il risultato è infatti tangibile nella visualizzazione di vere e proprie cartografie personali che, condivise con altri utenti arrichiscono via via la mappatura del territorio che ci circonda e aprono alla vista un inaspettato e nuovo modo di guardare ad esso: l’invisibile interazione della massa anonima rompe il solitario procedere contemporaneo, ed emerge in colorati tracciati re-interpretando il paesaggio digitale, in cui spazio e tecnologia diventanto, questa volta, tela e pennelli.

Ma che cos’è che ci circonda realmente? Rigide e statiche coordinate geografiche o uno dinamico spazio sociale? Come quest’ultimo si produce e come lo raggiungiamo? Il fenomeno dell’ Emotion Mapping ha molto da dare alla tradizione dei media tattici; con un sorriso, mi fa pensare a una futuristica attuazione dei vagabondaggi psicogeografici situazionisti che ludicamente interagivano con lo spazio urbano circostante.

E’ sicuramente un nuovo approccio alla cartografia che, in netto contrasto con quella istituzionale, sfida l’ iconografia imposta dall’alto, e lascia intravedere alternativi modi di partecipazione dal basso: questione di potere di visione, ma non solo.

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Ma per l’autore di Mobile Vulgus il discorso non si ferma infatti qui, ma piuttosto ne è il punto di partenza. Tattico non è tanto lo strumento in sè, ma l’intero progetto di ricerca, un progetto che lui stesso definisce di strategia. Una strategia sottile, a lungo termine, che non ha per scopo nessuna rivoluzione politica immediata, se non quello di produrre un’ attiva e critica riflessione sulle tecnologie biometriche. Ne abbiamo parlato direttamente con Christian Nold.

Sara Tirelli: Com’è nata l’idea di questo progetto? La tua sfida scaturisce da ragioni politiche o mira piuttosto ad un innovazione nel campo del design della tecnologia wireless portatile?

Christian Nold: Direi che il mio progetto è una combinazione fra queste due cose, l’aspetto sociale e politico sono sempre implicite nel mio lavoro e scolpiscono l’estetica e funzionalità dei miei progetti. Usate e abusate le tecnologie biometriche stanno entrando nella nostra vita: sentiamo parlare di retina scanning, di mappatura fisiognomica e attualmente nel Regno Unito c’è la proposta di inserire il codice dna per definire e riconoscere la nostra identità. Voglio trovare il modo di invertire questa direzione, di generare un’altro tipo di discorso attorno a queste tecnologie e renderle utili per il singolo individuo .

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Sara Tirelli: Hai mai pensato a Biomapping come strumento di partecipazione democratica da dare in dotazione ai cittadini per consapevoli scelte sociali e politiche?

Christian Nold: Questa è per me una domanda molto difficile. E’ tutta una questione di interpretazione e della possibilità di offrire alla gente un modo diverso di creare una personale visione del mondo. Visualizzare ciò che ci circonda è molto di più di creare mappe e in questo senso Biomapping non è solo un oggetto. Il mio progetto è piuttosto una più complicata interrelazione fra più strumenti e non credo di avere creato il nuovo media rivoluzionario che cambierà radicalmente qualcosa a livello politico, ma certo, penso di aver contribuito allo svecchiamento di un concetto bloccato in una vecchia metafora, quella dello spazio sociale. E’ quest’ultimo qualcosa di individuale o piuttosto qualcosa da condividere? E’ qualcosa di pre-esistente o qualcosa da costruire con le altre persone?

Avere accesso ai propri dati biometrici contribuisce ad una più consapevole esperienza del vissuto personale visualizzando come la nostra percezione reagisce all’ambiente. Mi piace l’idea di poter possedere i nostri dati personali, tangibili nelle nostre mani, e decidere se e quando condividerli con qualcun’altro: condividere queste infromazioni e pensare collettivamente al nostro spazio è il punto cruciale del mio progetto. Immettere dati biometrici e coordinate in un database affinchè le persone possono seguire i reciproci spostamenti è qualcosa che non mi interessa affatto, aumentare e rinforzare il potere individuale di partecipazione, sì.

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Sara Tirelli: Biomapping è un progetto di ricerca che esce dai confini ristretti dell’arte. Quali sono le tue personali esperienze riguardo al ruolo dell’artista che si serve degli strumenti dell’ industria tecno-scientifico ?

Christian Nold: Penso che ogni artista debba essere consapevole del proprio lavoro, e valutare realisticamente , oltre ai personali desideri, i possibili e potenziali sviluppi del proprio progetto nel mondo lì fuori. Le reazioni che ho ricevuto a Biomapping sono state delle più varie e curiose: da una parte molto interesse è arrivato dalla scena dei media tattici e locativi più radicale, ma allo stesso tempo molte aziende e professionisti si sono dimostrati interessati: medici per monitorare crisi di panico, architetti per progettare nuovi piani urbani, promotori di feste per localizzare il miglior party in città (!)….. Il mio scopo non è però immettere nel mercato un nuovo prodotto, sono entusiasta ma allo stesso tempo spaventato da alcune proposte di collaborazione che ho ricevuto.

Nel mio caso, la questione del controllo globale dei dati informatici è un argomento molto delicato, ma se ricrei questi meccanismi in una tecnologia speculare dal basso è molto meno probabile che le nostre informazioni personali vengano abusate. Certo non possiamo mai controllare e dirigere tutto, ma l’ artista non tende mai a creare spaventose e potenti armi.  


www.biomapping.net

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