In Second Life non c’è bisogno di dormire, non si mangia, non fa freddo, ma le case sono come quelle del mondo reale; cucina, sala, camera da letto, e sono per lo più saldamente ancorate al terreno anche in assenza di gravità, con il tetto anche se non piove e le scale per salire da un piano all’altro anche se si può volare.

Ma vi sono anche spazi progettati per la vita sociale, gli incontri, musei, ambienti completamente astratti. Una interessante riflessione sull’architettura in SL la si può trovare nei lavori del gruppo LOL architects, fondato nella primavera del 2005 dagli studenti del quarto anno di architettura del Royal Institute of Technology di Stoccolma.

Incontro Kapital Metropolitan, docente del corso Production of Architecture a The Office mentre balla davanti al Billboard con la presentazione finale dei progetti. Appena il tempo per qualche battuta perché si sta svolgendo in contemporanea la festa vera per la fine del corso di otto settimane tenuto da lui, cioè Tor Lindstrand e da Palle Torsson. Stanno bevendo e divertendosi con tutti gli studenti e mi comunicano che in quel momento sono proiettato su uno schermo di quattro metri per tre a Stoccolma.

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Un forte intreccio tra mondo reale e virtuale caratteristico di tutto il corso che in parte si è svolto nelle aule della scuola e in parte in Second Life. Il corso prende in esame aspetti storici, teorici e pratici della rappresentazione e progettazione di architettura e analizza come i sistemi di proiezione influiscano sulla nostra comprensione dello spazio, attraverso l’evoluzione di media quali la pittura e la fotografia fino ad arrivare agli ambienti 3D. SL è stata scelta come piattaforma 3D per sperimentare nuove forme di architettura, i progetti sono stati realizzati utilizzando i tools di modellazione messi a disposizione da tutti i residenti e sono esposti a The Office, the world’s largest virtual architecture office, un’intera isola sede dei Lol Architets.

Approfittando della festa riesco ad incontrare alcuni membri di LOL architects. Parlo con Raplaa Lazarno, tutto nero con un esile corpo e un grosso testone con due occhi bianchi che sta esponendo il suo progetto: 3D Graffiti, making Graffiti in an architectural way.

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Mi chiede di seguirlo e mi porta davanti a uno slide show dei suoi interventi di graffiti 3D sugli edifici in Second Life, oggetti 3D verdi, forme geometriche minime applicate alle facciate, ai tetti, alle finestre. E’ la logica dei graffiti, segni lasciati nella città, però in questo caso non sono permanenti e possono essere rimossi in ogni momento. Gli chiedo se vengono visti come forme che funzionano compositivamente con l’edificio, se i proprietari delle case li considerano opere d’arte o atti vandalici, ma il problema sembra essere irrisolto come per i graffiti del mondo reale. Divertentissime le foto pubblicate da Raplaa dei suoi interventi con l’indicazione di dopo quanti giorni-ore i graffiti sono stati rimossi o rispediti al mittente da chi se li è trovati sulla facciata.

Lavande Pixel/Magnus Nilsson mi parla del suo progetto YURT++ ispirato all’antica tenda dei nomadi dell’asia centrale, Yurt appunto. Paragona le architetture tradizionali a software open source, entrambi costruiti dai propri utenti, aggiornati e messi a punto per secoli. L’obiettivo del progetto è portare in SL la millenaria evoluzione delle mongolian yuth e adattarla alle nuove esigenze abitative degli avatar. Torno più volte a The Office, i giorni successivi, per visitare altri progetti.

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C’è un edificio che è una guida di viaggio 3D per principianti in SL, presenta luoghi, persone, eventi. Ci sono esperimenti su spazi sonori, su superfici e moduli per costruire un tempio. Entro in Treat, A Museum of Sweeden, di Annida Hogsander/Vava Vavoom, attraverso un breve corridoio che rappresenta la breve estate svedese per passare in una stanza quasi buia, la lunga notte nordica, all’interno della quale vi sono proiezioni di immagini e testi sulla luce del nord, sugli effetti del sole di mezzanotte, l’esperienza del buio. Un percorso anche sensoriale, come nei migliori musei.

Public Memorial Place di Elin Pääjärvi/Elke Rinkitink è invece un’architettura essenziale, spoglia, con spazi che inducono alla meditazione in questo edificio pensato come monumento alla memoria dagli avatar scomparsi. All’interno un tabellone dove appendere la foto degli avatar che abbiamo perduto, e poi una rampa da percorrere in un ambiente soffuso che vuole indurre alla contemplazione e al ricordo, mentre si sale verso la piattaforma del Memorial Speiceflight. Tutte le istruzioni per spedire in orbita una porzione del proprio avatar sono incise sul pavimento all’ingresso dell’edificio.

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Volo attorno a una raffineria, elemento architettonico a sé che delinea un paesaggio, impressionante con il fumo e le fiamme che escono dalle grandi ciminiere. Il progetto di Clara Lundeberg/Canone Vavoom oltre a elemento scenico diventa occasione di gioco e la raffineria, completamente reinvaentata nella sua funzione, si trasforma in un grande scivolo dove è possibile lasciarsi cadere nel camino della ciminiera in un lungo vortice fucsia.

Le superfici e i materiali hanno solo un valore simbolico nelle costruzioni virtuali. Così dice Aksel Grip/Vince Callisto che prova a mixare forme organiche e strutture costruite, edifici e natura in un giardino fatto di texture arrotolate su se stesse che creano un ambiente quasi completamente astratto e piacevolissimo da attraversare, uno dei più belli che ho visto in SL. E fuori, esplosi nello spazio, vediamo gli elementi costitutivi della struttura che dichiarano esplicitamente i moduli e le primitive di partenza della costruzione.

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In questi e nei molti altri lavori esposti è messa a verifica la necessità stessa di una architettura in SL, sganciata da molte delle esigenze dell’abitare. Le architetture, gli edifici, gli oggetti d’uso comune della vita quotidiana sono privati del loro valore funzionale tradizionale e vanno reinventati.

Troviamo in questi progetti un’importante ricerca di come concepire e progettare i mondi virtuali, fondamentale per dare forma e senso a luoghi che sempre più spesso frequentiamo e abitiamo on line, nuovi spazi di socialità e di incontro, studio e lavoro, senza schiacciarli su una brutta copia del mondo reale. Per esplorare l’architettura di domani già oggi, come dicono i LOL architects!.


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