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VJCLASH A PORTE APERTE
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Silvia Bianchi
Interview (Gianluca Del Gobbo): Elena Vairani
La seconda edizione del LPM-Live Performers Meeting, tenutasi a Roma il 9 ed il 10 dello scorso dicembre, ha visto la partecipazione di oltre sessanta artisti provenienti da Italia, Francia, Belgio, Croazia, Thailandia, Danimarca, Inghilterra ed Uruguay.
Organizzato e prodotto da Flyer Communication LAB, in collaborazione con FlxER, Shockart, Deliriouniversale, Homework, Peam, Electronic Art Cafe, l’evento ha avuto luogo negli spazi del Linux Club. Le due giornate hanno visto un susseguirsi di workshop, audio-video performance, dj- set e vj-set, permettendo al festival di riaffermarsi come un interessante momento d’incontro e confronto per gli addetti del settore e un buon punto d’osservazione per capire e vedere come musica, video e grafica possono essere combinati nelle performance live. Le performance audio-video hanno rappresentato uno dei momenti più interessanti delle due giornate, come punto di fusione ed evoluzione di vjing e produzione musicale.
L’interessante realtà emersa dal fiorire di una miriade di performance audio-video è quella di una ricerca di tipo contenutistico ed estetico che vede il vj impegnato sempre di più in un lavoro creativo ed innovativo che lo coinvolge nella pre-produzione oltre che nel live.
Nella prima giornata si è rivelata molto interessante la performance A/V di Leo Gullotta e Jemma Temp: il risultato particolare del lavoro dei due artisti romani è dato dall’inconsueto incontro tra un concerto per piano ed il vj-set di Jemma, in cui la musica si fonde con una selezione ricercata di immagini lente e sfumate.
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Nel secondo giorno di LPM 05 un posto particolare merita senza dubbio Monotono, il lavoro dei torinesi Besegher e Flushing Device, un viaggio ottico che rintraccia e indaga i rapporti esistenti tra movimento, luce, colore e la frequenza e il suono da essi generato. Mentre Besegher utilizza i visual come carta da parati, Flushing device descrive uno spazio sonoro dilatato e rarefatto, composto da disturbi sonori naturali e lunghi feedback di chitarre, melodie lineari e beat minimali.
La notte di sabato si è chiusa con la performance audio-video World Tour, nata dalla collaborazione tra il compositore Forrest Drum e Kinotek: il lavoro si configura come un vero e proprio viaggio sonoro, i brani originali sono il frutto di un lavoro di recupero e remix degli elementi strumentali e sonori specifici delle nazioni attraversate. Mentre Forrest Drum utilizza sample di canzoni che rappresentano in modo didascalico la nazione visitata, Kinotek conduce una ricerca parallela nel video, raccogliendo simboli ed immagini specifiche capaci di rievocare il tema del viaggio. World Tour si configura come un lavoro itinerante, che si struttura attraverso la ricerca e la composizione parallela di elementi musicali e visuali propri delle nazioni volta per volta scelte.
Dopo la parte dedicata alle performance audio-video il festival ha riservato le ore notturne di entrambe le giornate al vj-clash; la flessibilità del programma e l’apertura illimitata verso nuove partecipazioni ha consentito a tutti gli artisti di esibirsi nel corso della serata. Nell’atmosfera familiare del Linux, vj affermati e non hanno lavorato accanto sui dieci schermi allestiti per l’occasione. LPM si è quindi riaffermato anche in quest’edizione grazie alle molteplici adesioni e al fermento di novità, come spazio aperto alla libertà d’espressione, alla ricerca e alla sperimentazione.
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Elena Vairani ha avuto modo di incontrare e intervistare proprio Gianluca Del Gobbo, ideatore del progetto sperimentale FLxER.net e
fondatore di Flyer communication, mente e responsabile
dell’organizzazione del festival LPM. Appassionato di tecnologie,
video, sperimentazioni e applicazioni tecniche, durante la serata di
venerdì 9 dicembre ha presentato nel corso di un’introduzione al
fenomeno del live video in Italia e il suo stretto legame con il web,
la nuova versione di FLxER.
Elena Vairani: Ci presenti brevemente l’edizione di 2005 del festival LPM?
Gianluca Del Gobbo: Il meeting di quest’anno ha ospitato oltre 50 gruppi di artisti da 8
nazioni disposti su due giornate all’interno del Linux-Club di Roma.
1.500 visitatori hanno fruito di un ampio spettro di performance
audio/video, showcase, ma soprattutto (grazie anche alla rete wifi del
linuxclub) allo scambio di informazioni legate alla cultura delle video
live performance. L’impatto scenografico è stato notevole, con ogni
superfice del locale occupata da “qualche” laptop, telecamere, macchine
fotografice, mixer video,controller midi ecc.. il tutto incorniciato da
9 video proiezioni a girare sul perimetro del locale con 15 monitor lcd
sparsi, appesi al soffito. La consolle centrale a cerchio gremita di
pezzi di tecnologia incastrati e aggrovigliati per un continuo
cabla-scabla dal sapore genuino e’ il simbolo di ciò che vuole
rappresentare questa manifestazione: un’assoluta fusione di segnali, un
flusso visuale perpetuo e compartecipato in cui ogni artista alimenta il
dialogo percettivo, in un continuo divenire di stili e tecniche, di
emozioni e soluzioni a stretto contatto gli altri a un livello che, piu
che digitale, definirei tattile. L’incontro è stato reale, fisico, sui
contenuti, questo ci eravamo prefissi e di questo siamo soddisfatti e
credo lo siano stati anche tutti i partecipanti.
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Elena Vairani: Ci sono state differenze sostanziali rispetto alle edizioni
precedenti?
Gianluca Del Gobbo: Qualche differenza c’è stata. La prima edizione l’abbiamo realizzata per
presentare il FLxER 3.0.1, perciò strutturata intorno ad esso, mentre il
progetto di quest’anno è andato oltre, senza tralasciare il nostro
software, di cui comunque abbiamo presentato la nuova versione 4.alfa
che stiamo tuttora sviluppando, ma ponendo piu interesse sugli artisti
presenti, soprattutto i performers audio/video. Dividere la
manifestazione su due giorni ci ha dato la possibilità di aggregare
generi “vicini” e creare due giornate stilisticamente differenti dando
così la possibilità di immergersi a fondo ma anche avere una netta
possibilità di paragone.
Elena Vairani: Tra le molte performance che si sono susseguite nei due giorni, hai
visto qualcosa che ti ha colpito particolarmente?
Gianluca Del Gobbo: Inanzitutto ci ha colpito l’entusiasmo partecipativo di molta gente che
ha voglia di esprimersi, e questo già ci ha gratificato. Poi non
vorremmo fare nomi su altri anche perchè pensiamo sia una questione di
gusti; certamente colpisce sempre la creatività e l’innovazione, le idee
fresche, e di cose interessanti se ne sono viste parecchie. Per quanto
riguarda l’aspetto dei vjset una cosa che ci ha colpito e’ stato vedere
come gente con molti anni di esperienza abbia lavorato alle stesse
condizioni dei new comers in maniera pulita, solidale e costruttiva. Non
so se si puo parlare di vecchia e nuova scuola ma comunque erano
presenti tante skilz a incendiare le retine.
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Elena Vairani: Parliamo del successo di Flxer e delle particolartità dell’ultima
versione
Gianluca Del Gobbo: FLxER nasce quasi per gioco, e il gioco si è fatto nel tempo molto
interessante… l’idea iniziale fu mia e di Alberto Bordonaro (b_muvis videokru e bluecheese
project), che nel 2001 lo presentarono alla Biennale di Valencia. Poi
all’interno della blucheese factory, è cresciuto in consolle affidato
all’esperienza dei componenti dell’allora b-muvis videoklan che portarono
il FLxER a diventare uno strumento sempre piu raffinato. Dopo lo
sgombero della Bluecheese Factory il progetto andò avanti e, grazie
alla Flyer communication, è stato realizzato il sito flxer.net, dando la
possibiltà di far crescere una comunity e un database di sample, che
oggi conta oltre 3000 loop e 5000 utenti..
Le caratteristiche che hanno fatto il successo del FLxER sono diverse.
Inanzitutto abbiamo deciso fin dall’inizio di distribuirlo
gratuitamente. Con l’arrivo di Flash8 abbiamo implementato tutte le
nuove caratteristiche di blending e qualche effetto. Stiamo migliorando
l’interazione con l’utente attraverso un uso sempre maggiore e
semplificato degli shortcut da tastiera abbinati col movimento del mouse,
in modo da ottenere molti piu controlli, piu fluidi e dinamici,
per modifiche ai filmati, esattamente come avviene per i software di
postproduzione video. Ma gli aspetti piu interessanti sono, sicuramente
il registratore xml che ci permette di registrare ore di live in pochi
kbyte, il sequencer che avvicina il FLxER a una batteria elettronica e poi la funzione broadcast, che permette di avere
una macchina collegata al proiettore/i su cui tramite lan accediamo a un “FLxER server” che, come in un gioco
multiplayer, ci permette di entrare nella stessa scena e interagire alla
creazione di una sola “corale” composizione. Stiamo quindi impostando un nuovo progetto che assomiglierà strutturalmente a
un orchestra di vj che, tra le altre cose, potrà esibirsi
contemporaneamente negli auditorium di tutto il mondo, o a casa vostra
in privato, senza bisogno di rimborsi spese del viaggio e alberghi,
perchè gli orchestrali potranno comandare le proiezioni da qualsiasi
nodo della rete inviando pochi kappa di variabili in giro per il
globo(quello “cablato”)
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Elena Vairani: Il prossimo anno LPM avrà la stessa formula da un punto di vista
organizzativo?
Gianluca Del Gobbo: Crediamo di essere sulla strada giusta ma ci sono tante cose da
migliorare e fortunatamente tante idee; la cosa che rimarrà sicuramente
alla base è lo spirito del meeting quello dove avviene lo scambio
orizzontale, e non la struttura a vetrina o piramidale…
Elena Vairani: Credi esista una formula che permetta ad eventi di questo livello,
che vedono cioè una grande partecipazione di artisti provenienti da
tutta Europa, di coinvolgere nelle serate, anche un pubblico non
strettamente di addetti ai lavori per promuovere la realtà del vjing?
Gianluca Del Gobbo: Per noi è questa la formula che “avvicina” al live video, che dà un
tempo e uno spazio piu “umano” per ambientarsi alla miriade di fatti che
avvengono durante tutte le esibizioni. Quello che ci interessa è dare
degli strumenti di lettura per chi non mastica l’argomento e allo stesso
tempo dare in pasto ai partecipanti piu esigenti un momento di
contaminazione ricco di carne al fuoco. All’LPM la gente accerchiava gli
artisti per osservare bene e da vicino cosa avveniva esattamente, dietro
una tastiera. Ed erano molti a far domande, soprattutto perchè trovavano
risposte.
www.besegher.com/pages/monotono_project.htm