Uno degli artisti più curiosi in cui ci si può imbattere di questi tempi è senz’altro Miltos Manetas. Di origini greche, ha studiato a Milano all’accademia di Brera e adesso vive tra Parigi e Los Angeles. Il suo nome è legato soprattutto a Neen, strana “creatura” a cui ha dato vita.
Il Neen è una cosa che non si può spiegare, è il primo movimento artistico del ventunesimo secolo. E’ una sensazione, un sentire, un modo di essere, di vedere le cose. In realtà è sempre esistito, ma prima non aveva un nome. Il primo a chiamarlo è stato, appunto, Miltos Manetas; si è affidato ad una società specializzata nel trovare nomi ( la Lexicon , inventrice di Pentium e Powerbook, per fare un esempio) per dare un nome a Neen. Opposto a Neen è Telic, altro neologismo che indica un atteggiamento agli antipodi e finalizzato ad uno scopo. Telic non ha gusto, mentre Neen è una cosa esteticamente piacevole. La parola Neen non ha nessun significato specifico, solo in un secondo momento Manetas si è reso conto che in greco antico Neen significa “esattamente adesso”. E il Neen è proprio questo: descrive il sentimento di ora, parla di come è cambiata la nostra sensibilità ora che dialoghiamo con le macchine e ora che esse dialogano tra loro in modo sempre più “grazioso” (linkandosi tra di loro, per fare un esempio)
Navigando in Internet, ci si può imbattere nelle opere dei Neenstar, gli artisti Neen. Il mezzo che prediligono è infatti il web. Ma non si limitano a quello, una cosa a cui sono molto interessati è l’entertainment. Manetas quando parla del Neen lo definisce anche come un “Situazionismo 2.0“. E’ difficile entrare subito nella filosofia Neen, capire bene di cosa si tratta. All’inizio si ha l’impressione che sia una cosa stupida, contraddittoria e che lascia il tempo che trova. Ma piano piano, guardando e ascoltando ciò che fanno i Neenstar si percepisce che c’è qualcosa di molto profondo e affascinante sotto la superficie, un qualcosa che cattura. I Neenstar parlano della “poesia delle cose, la superficie delle cose, le cose romantiche, tutto ciò che ci rimane in mente e ci ritorna come una canzone”.
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E’ lo stesso Manetas ad affermare “che non puoi nemmeno parlarne (del Neen, n.d.r.). Nel momento in cui comincia a sembrare una cosa seria e non una cazzata, si rovina, si distrugge da sé. Si possono però vedere le opere, siti web composti di una sola pagina con, in genere, un’animazione in Flash (sempre molto semplice), ma anche canzoni, racconti e via dicendo. Un universo da scoprire un passo alla volta e che da l’impressione di essere tornati bambini. La particolarità dei Neenstar è di essere ossessionati dai nomi e per questo registrano domini web chiamandoli in modi sempre diversi, per vestire la loro identità in internet, un mondo di infinite possibilità e modi di essere; ognuno di questi nomi/personalità diventa per loro un feticcio.
L’argomento è veramente vasto, da una parte c’è la leggerezza di queste opere, dall’altra la complessità dei concetti sui quali si fonda. Il Neen è veramente molto più difficile di quello che può sembrare. Appena ti sembra di averne afferrato il significato, ecco che un momento dopo vola via. Per entrare meglio nella logica, per scoprire un po’ meglio di cosa si tratta, può essere molto utile leggere un piccolo libro (piccolo nella forma, ma non nel contenuto) che parla proprio di questo: “L’arte della rete, l’arte in rete il Neen, la rivoluzione estetica di Miltos Manetas” a cura di Vito Campanelli ed edito da Aracne Editrice. E’ il resoconto di un dibattito con Miltos Manetas avvenuto in occasione della preview_2004 del festival Sintesi che si tiene a Napoli. In questo libro la questione è trattata da diversi punti di vista e si ha l’occasione di leggere le parole di Manetas, soprattutto le sue risposte sempre molto sincere e spiazzanti. Partendo dal manifesto, le persone intervenute al dibattito, parlano del Neen cercando di dargli una forma, cercando di capire in che contesto si può andare ad inserire (net art? arte contemporanea?), ma si ha l’impressione che Neen non voglia farsi incanalare, non si vuol fare imbrigliare, è uno spirito libero.
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Abbiamo parlato di Neen e di Miltos Manetas proprio con Vito Campanelli autore del libro, Neenstar e amico dell’artista:
Isabella Depanis: Perchè Manetas diche che Lucio Fontana è un artista Neen?
Vito Campanelli: Perché la condizione di artista Neen non scaturisce da alcun atto di volontà. Si può essere Neen senza esserne consapevoli, anzi credo che l’assenza di una precisa coscienza del proprio essere favorisca l’incontro con tale stato d’animo, inoltre anche prima del Manifesto di Manetas sono esistite forme e personaggi Neen e Fontana, in tal senso, può esserne considerato un’icona. Per fare un parallelo è come affermare che quell’insieme di sentimenti che comunemente definiamo “pietà cristiana” siano esistiti prima del cristianesimo.
Isabella Depanis: il Neen può essere considerato la nuova avanguardia artistica del 21° secolo?
Vito Campanelli: Sicuramente lo è da un punto di vista cronologico, se sia destinato a rimanerne l’unica nuova avanguardia di questo secolo è invece una domanda alla quale non saprei rispondere. Credo e spero che ci saranno tanti altri fermenti artistici in grado di fornire una rappresentazione estetica ai sentimenti che – di qui al prossimo secolo – pervaderanno la società. Tuttavia mi piacerebbe parlare del Neen come di un qualcosa che travalica l’arte e le sue avanguardie per abbracciare un livello più profondo della complessità umana, il Neen si colloca infatti nel punto esatto nel quale si incontrano la sensibilità di un uomo e l’universo di ciò che lo emoziona; che poi è lo stesso luogo abitato dalla filosofia e dalla religione.
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Isabella Depanis: il Neen è legato esclusivamente alle immagini sul web o si può fare arte Neen anche con altri medium?
Vito Campanelli: Manetas ripete spesso che il Neen si manifesta soprattutto in situazioni e chiunque sia capitato in una di queste “situazioni” può confermarti come ci si ritrovi inevitabilmente partecipi di un qualcosa che, pur se non lo sapresti definire, ti affascina e ti coinvolge. Alcune recenti live performance come NeenPorn a Barcellona ( http://www.neenporn.com ), sono esemplificative della realtà di un Neen che si manifesta provocatoriamente anche fuori dal Web. Più in generale non si può dimenticare che Manetas, così come tanti altri Neenstar , ha sempre alternato e sovrapposto differenti media e codici espressivi, tra questi il Web.
Isabella Depanis: Manetas dice che se cambi il parametro di giusizio di qualcosa, quel qualcosa appare strano e significante, riferendosi all’arte contemporanea con un atteggiamente molto critico. La sua operazione con le opere Neen non è però un po’ quella?Lui si è servito dei domini web cambiandone il parametro di giudizio e rendendo così il Neen significante
Vito Campanelli: Da un certo punto di vista la tua osservazione è corretta e lo è in particolare per quel che concerne l’operazione di attribuire una valenza artistica ad un oggetto apparentemente neutro quale un dominio. Tuttavia Manetas si è spinto ben oltre, ha individuato nel Web l’esistenza di alcune entità ad uno stato quasi angelico, uno stato consentito soltanto a coloro i quali sono pervasi da un sentimento estetico in grado di elevarli dalla bruttezza e dalla volgarità che caratterizza la nostra epoca. Queste entità sfruttano gli strumenti offerti dalla tecnologia per connettersi l’un l’altro e per consentire alla propria fantasia di liberarsi in forme sempre più sorprendenti.
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Isabella Depanis: che persona è Miltos Manetas?
Vito Campanelli: Manetas è sicuramente uno dei personaggi più inaspettati che io abbia mai conosciuto. La sensazione che si prova ascoltandolo parlare è quella di essere davanti ad un incantatore di serpenti in grado di irretirti con irresistibili melodie. Conclude ogni riflessione in poesia e ciò rende vano ogni tuo sforzo di difesa, in qualche modo finisci per essere d’accordo con lui anche se fino a qualche minuto prima eri incazzato nero. Quello che posso dirti è che, superata la sbornia che possono produrti i primi incontri con il “profeta del Neen “, ho apprezzato in Miltos – più di ogni altra cosa – una cultura ed una profondità fuori dal comune.