Come in molti altri casi ormai, l’apertura contemporanea e il rapido accesso contribuiscono a rendere visibili zone d’ombra del pianeta, mettendo in luce nuove sensibilità in grado di combinare deviazioni locali e tendenze globali.
Andrey Kiritchenko è consapevole di questo aspetto, e lo assimila nel migliore dei modi; egli è personaggio noto in circuito sperimentale, ha collaborato con parecchi nomi di punta della scena elettronica contemporanea e degli anni ’90, Kim Cascone su tutti, ha pubblicato per Ad Noiseam, Zeromoon e per la label personale Nexsound, a cui lavora dal 2000, e il cui scopo è quello di creare una “piattaforma per la produzione di musica sperimentale dall’Ukraina”.
True Delusion è il suo ultimo lavoro, proprio per Nexsound, e indaga un’aspetto più folk del suo agire musicale, meno sviluppato ad esempio in Interplays, In-Between (Ad Noiseam, 2004) dove era il territorio glitch-ambient ad essere messo in discussione. “True Delusion” è esplicitamente diviso in due parti: la prima ha come elemento cardine la chitarra acustica, la seconda il pianoforte, ben riconoscibili talvolta, ma poi fusi in magma corposo fatto di field recordings ambientali, glitch e momenti noise. Si indaga il duplice significato delle cose in mancanza di un contesto che le renda tali, la percezione soggettiva di queste e l’intervento dell’illusione come agente di cambiamento di uno stato. Un lavoro intimista, si evince da queste note testuali riportate nel booklet, ma soprattutto dalle note musicali, anche laddove field recordings domestici (l’appunto vocale, infantile, di Both My Sides ) si fondono allo strumento, quest’ultimo rapportato sempre ad una dimensione ristretta.
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Abbiamo avuto occasione di rivolgere alcune domande ad Andrey Kiritchenko, formulate cercando di sottolineare possibili influenze e modi di agire:
Simone Bertuzzi: Pierre Schaeffer nel suo saggio “Acousmatic”, quando parla dell’importanza del vedere nel processo d’identificazione di una sorgente sonora, scrive che “ciò che crediamo sia udito è in realtà solo visto, e esplicato, attraverso il contesto in cui è posto.” Ciò è connesso in qualche modo al concept di True Delusion e agli elementi principali che hai scelto (chitarra, piano)?
Andrey Kiritchenko: Nel processo di creazione della mia musica tendo a non pensare in termini teorici o ipotetici. Il lavoro che faccio è un frammento di musica/sound art, e il solo criterio di successo per me è la mia soddisfazione nel processo e nel risultato. Molte cose che faccio sono per loro natura intuitive. Utilizzo sia fonti sonore riconoscibili che processate perchè amo l’elettronica e il caldo e confortevole sentimento del field recordings. Utilizzo la chitarra perchè è l’unico strumento che suono più o meno bene, e il piano perchè amo ciò che Charlemagne Palestine fa con questo strumento.
Simone Bertuzzi: Hai combinato suoni ambientali e strumenti acustici, hai registrato questi in presa diretta in spazi ambientali o hai lavorato in fase di post-produzione? Per esempio, in “Kind In Malice”, i grilli e le note di chitarra si amalgamano perfettamente
Andrey Kiritchenko: Alcuni suoni ambientali sono veramente entrati nelle registrazioni accidentalmente: squilli del telefono, piatti e acqua dalla cucina, vicini, mio figlio che urla, ecc mi piace ciò che ne è uscito. E’ un mix del reale, che ognuno può immaginare e costruire nel modo che preferisce. Ma ci sono molte parti di field recordings (di insetti e altro) che ho preparato precedentemente.
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Simone Bertuzzi: Avverto una particolare sensazione all’interno dei tuoi soundscapes, non lontana da quella provata la prima volta che ascoltai “Muslimgauze” quale dei suoi lavori ami maggiormente?
Andrey Kiritchenko: Sicuramente “Vote Hezbollah!” E’ uno dei migliori album di sempre, credo. Amo anche “Return of The Black September” e “Sandtrafikar”. Musicalmente sono sicuramente connessi l’un l’altro in qualche modo.
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