Romanzo d’Infanzia è un’opera che risale al 1997, un’opera che la Compagnia di ricerca artistica teatrale Abbondanza Bertoni ha creato pensando ai rapporti che si instaurano normalmente fra bambino e adulto, e non solo; un’opera però che si propone in una formula più narrativa ed immediata in modo da renderla fruibile anche a questa fascia di universo così vera, così debole, così indifesa, così ottimista. Prima di addentrarci in questa opera che il 29 aprile prossimo al Theatre de Chartres, a Chartres in Francia alle ore 20:30 accarezzerà i cuori dei francesi presenti, vediamo più da vicino chi è la Compagnia trentina che ha messo in scena opere del calibro di Mozart Hotel, Alcesti e Medea.

Romanzo d’infanzia nasce dal sodalizio artistico di Bruno Stori, Antonella Bertoni, Michele Abbondanza e Letizia Quintavalla. Questi spettacoli sono frutto di una autoproduzione cui tutti gli artisti partecipano in egual misura.

L’infanzia è il diamante della nostra vita, è grezza e abbagliante. Si può scheggiarlo e offuscare la potenza della sua luce. E questo è male? Non so, ma fa male, molto male. Se è vero che d’amore si può impazzire è ancor più vero che senza amore si diventa matti e infelici. E che disastro i bambini senza amore o con troppo amore. Tra gli eterni deboli ci sono i bambini. Crediamo che la diversità sia un diritto che va ribadito in ogni epoca e in ogni paese. Insomma è sempre tempo di trovarsi dalla parte di chi perde, di chi è più debole. Da questi presupposti deriva un metodo di lavoro che influenza e definisce soprattutto la drammaturgia e il lavoro con i danzatori-attori, considerati più importanti del personaggio, del testo e portatori di materiale umano prezioso e vivo. Questo lavoro parla del disagio infantile all’interno dei rapporti primari-affettivi, della violenza fisica e psicologica che l’infanzia subisce a casa o nelle istituzioni, del delitto di non ascoltare i propri figli, di colpe senza colpevoli. In scena due danzatori che si alternano tra essere genitori e figli e poi di nuovo padre e figlio e madre e figlia e poi fratelli, sì, soprattutto fratelli e alternano il subire e il ribellarsi e fuggire e difendere e proteggersi e scappare e tornare e farsi rapire per sempre senza ritorni: insomma vivere. Una dedica a tutti coloro che non possono fare a meno dell’amore.

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Antonella Bertoni e Michele Abbondanza hanno adattato per questa opera le loro doti di danzatori alla relazione con il mondo dell’infanzia, la grazia sempre elegante e mai grezza di Antonella diventa affettuosa e si fonde con le doti atletiche di Michele richiamando il cinema d’azione e il cartoon più vicini alle abitudini culturali consolidati dell’immaginario infantile contemporaneo. Così danza e parola assolvono da un lato la funzione di ingredienti narrativi capaci di richiamare l’attenzione, di evidenziare la partecipazione, di strappare il momento di commozione e di sensibilità profonda, la risata fino all’applauso a scena aperta; ma grazie a questa capacità di sintonia con il pubblico giovanile riescono a recuperare la loro drammaturgicità originale: aiutare a prendere le distanze dalla vicenda privata e individuale dei protagonisti capaci così di innalzarsi al livello di paradigmi, aprendo la verità anche ai più giovani come dietro alla storia e ai caratteri dei personaggi soggettivi, dietro l’assenza perturbante dei genitori dalla scena, dietro il malinteso che continuamente ricade sul rapporto adulto-bambino c’è un mondo simbolico in cui ciascuno dei fruitori può scoprire che la storia è scritta e messa in scena proprio per loro.

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Poi il distacco dai genitori, il collegio, la separazione dei fratelli si rivelano non più sopruso privato ma destino trasfigurante. Il destino della crescita e dell’emancipazione che oramai imperversa onnipotente in questa società sempre più veloce e sempre meno attenta ai problemi bisognosi di tempo e di spazio intellettuale. Allora fermiamoci un attimo, allunghiamo i nostri spazi quotidiani, facciamo entrare altri protagonisti (adolescenziali) nella nostra storia e capiremo che siamo una goccia d’acqua pulita in grado di riempire e curare un mare sempre più sporco e malato.

ROMANZO D’INFANZIA
Una produzione Quintavalla-Stori-Compagnia Abbondanza/Bertoni
Testo: BRUNO STORI
coreografia e interpretazione: MICHELE ABBONDANZA e ANTONELLA BERTONI
regia e drammaturgia: LETIZIA QUINTAVALLA e BRUNO STORI
musiche: ALESSANDRO NIDI
ideazione luci: LUCIO DIANA
elaborazioni sonore: MAURO CASAPPA
costumi: EVELINA BARILLI
fonica: ELENA SALA
luci: ENRICO PECO
voce fuori campo:
vers. Italiana SILVANO PANTESCO
vers. Francese VALENTIN ROSSIER
vers. Inglese MARCO CAVICCHIOLI
in collaborazione con il Teatro Testoni Ragazzi

Dichiarazione opera e foto Courtesy Compagnia Abbondanza Bertoni