Il giovane australiano conosciuto solo col nome di Deathifier è molto soddisfatto del suo affare. Per soli 26.500 dollari ha acquistato un’intera isola con inclusi castello, diritti di caccia e minerari, la possibilità di riscuotere le relative tassazioni e di sviluppare speculazioni immobiliari sulle splendide spiagge di cui è dotata. Un ineccepibile affare, non c’è che dire, tranne che per un dettaglio: il pagamento è stato fatto con denaro sonante, cash; mentre l’isola esiste solo nel gioco di ruolo Project Entropia, che consente a migliaia di utenti di interagire sulla rete in una simulazione di mondi virtuali.. Giocando insieme a gente da tutto il mondo puoi vivere avventure, formare società ed essere parte della creazione di un mondo nuovo e di nuovi mercati. A massive virtual universe with a real cash economy, come recita l’home page while on the planet Calypso, you use the PED currency to invest in your personal development”. Sta diventando ormai uso comune tra i fans di questo ed altri simili MMORPG (Massively Multiplayer Online Role-Playing Games) mettere all’asta merci virtuali su E-Bay, con un giro di affari che secondo alcuni economisti avrebbe già raggiunto quello di un piccolo stato africano.
I primi MUD (Multi User Dungeons, poi anche Domains), sono nati all’inizio degli anni ottanta, ed erano comunità di giocatori che condividevano tramite la rete giochi di ruolo basati sul testo. Il progenitore di tutto ciò era una versione online di Dungeons and Dragons che permetteva ai giocatori di assumere una identità, di esplorare mondi testuali e prendere parte ad un avventura incontrando altri giocatori tramite il computer. Nel corso degli ultimi venti anni la capacità di calcolo e di trasmissione è esplosa in maniera un tempo inimmaginabile, ed ha reso possibile la visualizzazione di ciò che prima era affidato ad una narrativa testuale. Non è più richiesta la partecipazione attiva alla costruzione mentale di una rappresentazione collettiva, ma viene offerta una illimitata possibilità di scenari virtuali in cui muovere i propri avatar e interagire con gli altri. Un consistente processo di produzione di immagine a cui corrisponde il risostanziarsi di questi mondi virtuali in nuovi territori di frontiera soggetti a regole di mercato.
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Per avere maggiori informazioni sulla geografia virtuale di Project Entropia, è possibile guardare il sito http://eudoria-geography.barrabas.org/, realizzato da alcuni fans cybergeografi con una dettagliata cartografia della regione di Eudoria. Sono state tracciate mappe geografiche, geopolitiche, ma anche mappe delle forme di vita: dove possiamo incontrare dei Calamusoid, ad esempio, o dove vivono gli Aranearox o i Diripi. Per accedere realmente (o meglio, virtualmente) ai territori di Eudoria dovrete però iscrivervi a Project Entropia , http://www.project-entropia.com/ , come gli oltre 200.000 partecipanti a questa allucinazione collettiva, scaricare il software (solo su piattaforma Windows), crearvi un avatar appropriato e ovviamente cambiare un po’ dei vostri soldini in valuta locale a meno che non vogliate giocare il ruolo degli indifesi morti di fame.
Il giovane imprenditore della rete Deathifier è convinto di aver fatto un buon investimento; egli potrà tassare gli altri giocatori che vorranno passare sulla sua terra o venirvi a cacciare, e magari vendere lotti con vista sul mare e licenze edilizie ad altri che vorranno venire a soggiornare sulla sua isola. I giocatori di Entropia possono scambiarsi merci virtuali attraverso denaro reale, convertendo valute correnti in Entropia Dollars (PED) e viceversa. Comprare merci, armi e persino beni ‘immobili’. Si crea così una economia fondiaria basata non su una effettiva scarsità di spazio, ma sull’adozione di regole di esclusione imposte. Qualcosa che somiglia sempre di più alle regole di mercato della e-economy.
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Guarda caso, un dollaro di Entropia è scambiato alla pari con quello americano. D’altra parte, almerno dalla crisi degli anni settanta in poi, gli Stati Uniti ci insegnano che non è più necessario ancorare il valore di una moneta a dei beni materiali, assai più lo è mantenere il controllo sull’immaginario collettivo che riconosce tale sistema di valori.