Questa mostra mette a fuoco la carriera singolare di Vito Acconci dai metà di anni sessanta agli anni ’80 ed include la poesia, le prestazioni, la fotografia, la pellicola ed il video, una selezione delle installazioni, i modelli ed i progetti architettonici.

Vito Acconci, nato a New York nel 1940, ha cominciato la sua carriera artistica come video poeta nei metà di anni sessanta sotto il nome di Vito Hannibal Acconci. Nelle sue creazioni ha trattato la carta in bianco come spazio in cui potrebbe comportarsi, usando le parole come elementi per il movimento e la pagina come contenitore. Successivamente le sue azioni poetiche si sono spostate dalla carta verso la galleria e si sono evolute nelle prestazioni in cui ha analizzato il suo ssere fisico e psicologico. Vengono in mente performance come Seed Bed del 1972 in cui l’artista si masturba davanti alla telecamera mentre il pubblico lo guarda in diretta su di un monitor sotto la galleria ascoltando la sua voce che sale ad intervalli dal sottosuolo alla ricerca di un legame metaforico tra lo spazio del proprio corpo e quello della galleria stessa, o Command Performance del 1974 in cui Acconci riceve davanti alla telecamera gli ordini che il pubblico gli impartisce attraverso il video da un’altra stanza, dando luogo ad un rapporto fruitore-artista del tutto unico e virtuale.

E’ nudo e vestito, provocatorio e sensuale, nelle prestazioni la sua figura era sempre presente, fisicamente o attraverso le pellicole o le registrazioni della sua voce. La sua opera in questo periodo coinvolge quindi direttamente il pubblico che interagisce con lo spazio. Verso la metà degli anni Settanta le sue opere non si espletarono più attraverso azioni o performances ma s’incentrarono su vere e proprie installazioni spaziali, anche se la sua voce comunque era sempre presente per creare una sorta di partecipazione comunitaria. Acconci proponeva allora una nuova definizione dell’oggetto materiale e di uno spazio per le esperienze comuni fra lo spectator e l’artista cancellando i contorni tradizionali fra il performer e il suo pubblico, un oggetto e un evento a tempo, un’opera d’arte e la relativa esistenza in un contesto spaziale e/o sociale.

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Intorno agli anni ’80 il suo interesse dello spazio lo ha condotto a produrre ‘studio di Acconci, una cellula del lavoro che ha riunito gli architetti e gli artisti, di cui le indagini si sono evolute su una scala architettonica ed hanno proposto interventi di una natura ambientale ed architettonica. L’alimentazione delle idee dell’studio di Acconci, in cui l’artista ha effettuato il suo impegno alla lingua, al corpo ed al relativo rapporto con spazio, consiste nel ripensare e ridefinire lo spazio pubblico. Ecco allora un Acconci architetto, perchè questa rimane un’arte che si può apprendere solo attraverso il vivere quotidiano e l’esperienza della vita di tutti i giorni. Analizza il concetto di casa, stanza, ambiente fino a cambiare le regole che definiscono l’uso dello spazio, andando anche controcorrente e per lo meno accanto alla corrente con un pizzico di originalità sopra le righe. In occasione di questa mostra, MACBA ha redatto una base di dati di cui conterrà oltre tredici ore di lavoro che Acconci ha fatto durante gli anni settanta, compreso una grande quantità unreleased di materiale.

Vito Acconci. Studio Di Vito Hannibal Acconci – D’Art Contemporani de Barcellona di Museu

Dal 18 Novembre 2004 al 20 Febbraio 2005