Il media digitale è morto. Almeno nella sua forma classica. È da questa asserzione che nasce la ricerca di Troika Ranch www.troikaranch.org compagnia di danza newyorchese che dal 1994 indaga il fluido confine tra l’umano e l’elettronico. Il progetto è nato dalla visione di Mark Coniglio e di Dawn Stoppiello.ed è il risultato dell’inseminazione tra il dna di un media artist e quello di un coreografo formato sui classici. L’interesse è quello di interrogare il lavoro dell’attore in quest’epoca in cui la relazione corpo – corpo perde progressivamente d’importanza: Che fine fanno l’emotività e la fisicità del lavoro attoriale nel momento in cui intervengono tecnologie di riproduzione seriale del senso come quelle digitali?

A questa domanda Troika Ranch cerca di rispondere creando spettacoli in cui il gesto e la voce degli attori sul palco sono rielaborati da media interattivi: performance ibride che mischiano danza, teatro, musica e new media. Molteplici sono le possibilità di interazione e ricombinazione: una videocamera digitale e un software registrano e riprocessano lo spettacolo e lo ripropongono on demand solo nel momento in cui gli spettatori diventano presenti nell’area dello spettacolo; ogni gesto e ogni emissione sonora sono processati e riprodotti attraverso la videocamera e il software nello stesso momento della performance, che viene così ad acquisire una secondo livello di valore; brandelli di spettacoli teatrali sono riassemblati e riproposti come una summa che trascende il tempo.

Nel primo caso i media digitali sono strumento del rapporto tra attore e spettatore; uno strumento che però trasporta a un secondo livello di interazione, dopo quello immediato, quel rapporto. Nel secondo caso si ha invece l’esperienza di un meta-spettacolo in cui la coreografia nasce nel momento stesso della performance, guidata dalla sensibilità dell’attore verso il software che la produce. Infine il teatro diventa luogo della memoria non solo nel momento del suo manifestarsi sul palco, ma anche in ogni momento voluto dallo spettatore: la digitalizzazione e la ricostruzione di un’esperienza permettono di trascendere il momento in cui quell’esperienza teatrale si compie.