Jonah Brucker-Cohen è ricercatore, artista e scrittore che nonostante la sua giovane età ha raggiunto un indiscutibile livello di notorietà e stima a livello internazionale nell’ambito dei new media e delle nuove tecnologie applicate all’arte. Ha recentemente ottenuto il PhD presso il Disruptive Design Team del Networking and Telecommunications Research Group (NTRG), al prestigioso Trinity College di Dublino. La sua tesi di dottorato si basa sul tema della decostruzione dei networks “Deconstructing Networks” ed include progetti che tentano di sfidare e sovvertire a livello critico le percezioni consolidate riguardo l’interazione e il grado di coinvolgimento all’interno dei networks.

Jonah è anche professore associato di comunicazione presso l’Interactive Telecommunication Program (ITP) e il dipartimento di Media, Culture, Communication presso la Steinhardt School of Culture Education and Human Development della New York University. Tra i numerosi progetti che lo vedono coinvolto, Jonah è anche co-fondatore della Dublin Art and Technology Association (DATA Group), i suo scritti sono apparsi su numerose pubblicazioni a livello internazionale come Wired Magazine, Digicult, Neural, Rhizome, Gizmodo, così come i suoi progetti artistici presentati durante i più autorevoli eventi internazionali, solo per citarne alcuni DEAF, Art Futura, SIGGRAPH, Transmediale, ISEA ed Ars Electronica, e presso musei ed istituzioni come l’ICA di Londra, MOMA e Whitney Museum di NYC.

Ho incontrato Jonah per la prima volta durante l’edizione del 2008 di Ars Electronica, e da allora ho spesso seguito i suoi report sui festival di new media art e le sue interviste. Ciò che ritengo molto interessante è la sua visione a 360º grazie principalmente al doppio ruolo di artista e ricercatore che gli permette di avere un approccio critico e concettuale sicuramente più fluido e proiettato verso l’esterno. Lo scorso Settembre ho contattato Jonah per intervistarlo nell’ambito del mio PhD che investiga il ruolo di connettori sociali assunto dai festival di new media art. Da questo spunto abbiamo iniziato una conversazione virtuale (via email) che voglio condividere con i lettori di Digimag in quanto ritengo sia molto interessante soprattutto perché offre una visione ultra-contemporanea dello scenario artistico, sia in ambienti offline che online.

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Donata Marletta: Vorrei che mi parlassi dei tuoi primi passi nello scenario della new media art, dei tuoi interessi e il tuo grado di coinvolgimento nel settore.

Jonah Brucker-Cohen: Ho iniziato a scoprire la new media art durante i miei studi universitari all’Interactive Telecommunications Program presso la Tisch School of the Arts della New York University. Ero in quella scuola alla fine degli anni ’90 durante l’esplosione della net.art, quando il Web era nel suo periodo iniziale e molti artisti si stavano spostando verso questo mezzo di comunicazione, attirati dalla possibilità di far circolare i propri lavori gratuitamente, e dal richiamo della tecnologia nella cultura popolare e nei media. Prima di tutto ciò, creavo arte da quando era bambino, sono cresciuto in una famiglia di artisti (mia madre, mia nonna e mia sorella) e sono stato esposto ad una grande quantità di arte gratuita nel posto in cui sono cresciuto, Washington, DC. Dal momento che mi sono interessato ai computers fin da bambino, per me fu un’evoluzione naturale integrare i computers nella mia arte e lavorare nel settore dei media e della cultura digitale nel suo complesso.

Donata Marletta: Sono molto interessata al fenomeno dilagante dei festival di new media art e al ruolo che questi hanno di connettori sociali. In base alla tua esperienza, cosa ne pensi di questi eventi nel contesto artistico globale? Rappresentano ancora una piattaforma per gli artisti che vogliono presentare nuovi progetti? E’ ancora necessaria l’esistenza di un luogo fisico in cui le persone possano incontrarsi faccia a faccia?

Jonah Brucker-Cohen: I festival di new media art hanno un enorme ruolo nella creazione sia di una comunità di artisti, che nell’arricchimento del settore in generale. Nel contesto artistico globale favoriscono la creazione di contatti tra artisti che vivono in diverse parti del mondo e lavorano con lo stesso mezzo, ma in continenti diversi. Benché i media digitali ed Internet hanno il potenziale di annullare il bisogno del contatto faccia a faccia tra persone (in particolare molti artisti hanno creato contatti online con altri artisti e curatori), non esiste un sostituto per la comunicazione faccia a faccia tra artisti impegnati in settori simili in modo da arricchire ed evolvere la pratica attuale. I festival hanno un enorme ruolo nel facilitare questi incontri che spesso portano ad ulteriori collaborazioni tra culture differenti e pratiche diverse. Questi festival forniscono un palco ed una piattaforma perché questi incontri si realizzino e spesso, tramite i workshops, facilitano la creazione dell’arte stessa.

Photo courtesy by Jonah Brucker-Cohen

Donata Marletta: Possiamo dire che festival di questo tipo hanno un impatto critico nella scena artistica, oppure sono solo intrattenimento?

Jonah Brucker-Cohen: Penso che esistono diversi festival di new media art che rimangono critici nella loro scelta artistica e nel loro approccio, ma molti stanno perdendo la natura critica che in primo luogo li ha portati ad esistere. Se guardi agli inizi di Ars Electronica, per esempio, quei primi lavori vertevano sull’ipercriticismo, dove forme d’arte spesso si sono messe in discussione così come il loro pubblico. Venivano considerate arti accessorie, non integrate nel mainstream commerciale del mondo dell’arte. Attualmente, con i computers e i media digitali che diventano sempre più presenti nella cultura popolare, media art è una forma d’arte importante ed accettata che sta guadagnando un pubblico sempre più vasto di quello che aveva precedentemente nei primi anni del suo inizio.

I festival sono cambiati per incorporare l’era dell’accettazione del digitale nel mainstream, e stanno forse diventando più un veicolo di “intrattenimento” che un modo per approcciare in modo critico la tecnologia. Quindi invece di interrogare la tecnologia, questi festival spesso si limitano a “celebrarla” accettando molti progetti che non hanno un interesse o un impulso critico. Vorrei vedere i festival investigare progetti che mettono in discussione l’influenza della tecnologia sulla cultura del mainstream e come, nel bene e nel male, il suo utilizzo ha pervaso e cambiato le nostre vite.

Donata Marletta: Sei sia un artista che un ricercatore che lavora anche sui social networks. Mi potresti parlare della tua esperienza in questi ambienti virtuali? Come usi questi “utensili sociali”?

Jonah Brucker-Cohen: Vedo i media sociali come qualcosa che sta diventando un elemento cruciale nelle vite quotidiane delle persone. Insegno in un corso alla New York University nel quale uno dei compiti per gli studenti è di trascorrere una settimana senza collegarsi a Facebook o Google, due dei più prolifici marchi online della loro generazione. Questo tipo di sfida è stata molto difficile per gli studenti in quanto hanno realizzato quanto l’uso dei media sociali sia integrato nelle loro vite quotidiane, al punto in cui la loro assenza dall’uso di questi strumenti non gli ha permesso di funzionare in modo appropriato all’interno dei loro circoli sociali. Dal momento in cui questi strumenti sono parte integrante delle vite della gente, io uso i media sociali e le comunità online come ispirazione e campo di prova per progetti ed esperimenti in modo da vedere come funzionano, sovvertono o sfidano questa loro funzione.

Photo courtesy by Jonah Brucker-Cohen – Alerting Infostructure!

Donata Marletta: Credi esista una specie di interazione reciproca tra i mondi online e offline? Pensi che siano collegati e si completino a vicenda?

Jonah Brucker-Cohen: Si, sicuramente c’è una connessione tra mondi online e offline. Molti dei miei progetti guardano al collegamento tra questi spazi, come si relazionano tra di loro e trasformano specifiche caratteristiche. Per esempio, il mio progetto Alerting Infrastructure! è un contatore di accessi fisico che trasforma gli accessi virtuali ad un sito web nella distruzione fisica del luogo che il sito web rappresenta. Per esempio, il progetto è stato installato in più di nove paesi in luoghi che spaziano dal museo nazionale ad uno spazio artistico locale nel tentativo di amplificare come gli spazi fisici stanno perdendo la loro importanza rispetto ai loro equivalenti. In un altro progetto, LiveWindow, ho connesso una finestra di browser ad un luogo fisico in modo che quando il luogo percepiva il movimento o la vibrazione, la finestra del browser si sarebbe scossa, e il testo sarebbe caduto fuori dalla pagina. Osservando LiveWindow nel Web, il visitatore può vedere in ogni momento la rappresentazione visiva dello stato dello spazio fisico. Questi collegamenti si vedono raramente nel Web, fatta eccezione per le webcam o lo streaming dal vivo dei luoghi; comunque classificherei questi come la versione digitale delle video camere di sorveglianza analogiche, quindi rendendole diverse, sotto molti punti di vista, dai miei progetti.

Donata Marletta: Pensi che la tecnologia mobile 3G stia introducendo una nuova rivoluzione nel modo in cui le persone comunicano, scambiano files, idee, ect.?

Jonah Brucker-Cohen: La tecnologia mobile 3G ti dà una connessione sempre attiva ad Internet da un apparecchio mobile, in quasi tutti i luoghi. L’abilità di avere un accesso Internet, associata a dati GPS, offre agli autori delle applicazioni la possibilità di personalizzare un’esperienza per l’utilizzatore in modi che erano impensabili prima dell’esistenza di questi strumenti e networks. Considererei questa una rivoluzione dal momento che permette più connettività tra persone e dati, e permette alle applicazioni di adattare i propri contenuti a qualsiasi contesto nel quale si trova l’utilizzatore, etc…

Donata Marletta: Quali sono i tuoi principali interessi al momento sia come ricercatore che come artista?

Jonah Brucker-Cohen: I miei interessi principali sono esaminare ciò che avverrà dopo quelli che chiamo user-defined social systems (sistemi sociali definiti dall’utente); il Web 2.0 si basa infatti sulla formazione di sistemi di creazione di contenuto per permettevano l’ideazione di molte forme di media da parte degli utenti, come i video online su YouTube, la fotografia su Flickr, contenuti di blog su Blogger, etc… Il mio interesse adesso consiste quindi nella progettazione di quello che chiamiamo Web 4.0 o appunto il user-designed social systems (sistemi sociali progettati dagli utenti) e l’insieme di regole che accompagna questi sistemi. Questa idea parte dal Web 2.0, perché invece di creare semplicemente il contenuto che è mostrato nel Web, gli utenti creano il sistema di comunicazione che sta alla base di questi media per essere poi consegnato ad altri utenti che come essi lo usano. Questa tendenza è evidente nel progetto Thwonk che sto intraprendendo con Mike Bennet (e che prosegue il lavoro intrapreso con BumpList: An Email Community for the Determined), nel quale abbiamo creato un sistema che permette agli utenti di progettare le loro email lists con specifiche regole di interazione.

Donata Marletta: Qual’è il prossimo festival che pensi di visitare e dove vorresti presentare i tuoi lavori?

Jonah Brucker-Cohen: Il prossimo evento al quale parteciperò come relatore è “The Internet as Playground and Factory: A Conference on Digital Labor” che si terrà dal 12 al 14 Novembre presso il Eugene Lang College della New School University di New York. Il mio interesse nel partecipare a questo evento é spiegare come gli artisti stanno creando sistemi per il lavoro digitale per permettere agli utenti di creare i propri sistemi sociali online. Questo si rifà al progetto “Thwonk” di cui si parlava prima. Questo evento raggrupperà un’ampia gamma di relatori e rappresenta una sfida ambiziosa per stabilire come il lavoro si sia spostato dal mondo offline a quello online e come il pubblico dovrebbe essere responsabile nella categorizzazione di regole future e nella progettazione di networks, non solo riguardo al contenuto mostrato in questi networks. Chiamiamo “Thwonk” Web 4.0 dal momento che salta in avanti andando oltre la creazione di media per questi siti, ed effettivamente manipola le strutture dei sistemi stessi.


http://coin-operated.com/

http://www.data.ie/wordpress/

http://ntrg.cs.tcd.ie/

http://steinhardt.nyu.edu/mcc/

http://www.bumplist.net/