Certo è passato un po’ di tempo dai primi passages paragini, quelli che Walter Benjamin definì “mondi sottomarini”, vetrine luccicanti cariche di “maraviglia” o di quella famosa fantasmagoria. Cresce la voglia di spettacolarità, di nuove strategie di seduzione via via sempre più raffinate, mai impossibili, grazie ad una sempre maggiore sofisticazione tecnologica. E tra immagini del fantasmatico mondo binario, sensori di posizione e web cam nascono le vetrine interattive. Specchi magici sul limen tra prodotto e consumer.
Era il 1999 quando Prada commissionò a Rem Koolhaas e al suo studio di architettura OMA la progettazione dei tre nuovi grandi negozi a New York, San Francisco, Los Angeles, i tre “epicentri” del noto colosso della moda. Grande esempio di un copioso utilizzo di tecnologie informatiche per la presentazione del prodotto. Ma anche Parigi e Milano non sembrano immuni dalla fascinazione tecnologica e inevitabilmente anche in Europa è approdato il nuovo fenomeno tecnologico della vetrina interattiva.
A Milano è stato inaugurato in corso Europa il primo negozio monomarca Stonefly e la prima vetrina che dialoga con il passante. La vetrata opaca diventa trasparente alla presenza dei passanti, rivelando l’interno del negozio. L’effetto è creato da un pannello composto da un film a cristalli liquidi, laminato da due lastre di vetro. Questo film si mantiene opaco in assenza del campo elettrico, impedendo completamente la visibilità. L’arrivo di un passante viene rilevato da un sensore che attiva una piccola carica elettrica provocando l’allinemaneto delle molecole di cristalli liquidi e di conseguenza il passaggio dei raggi luminosi. Il progetto curato da Alberto Biondi_Industria del Design punta come lui afferma a “creare uno spazio tra il negozio e l’esterno non più percepito come barriera bensì come l’anticipazione di uno shopping experience”.
![]() |
.
Ricordiamo che dello stesso dispositivo sono dotati i camerini degli stores Prada di Los Angeles e New York in grado di oscurarsi all’ingresso del cliente, ma non solo. Ogni camerino, oltre a segnalare così la presenza della persona al suo interno, è munito di un monitor che grazie alla tecnologia Rfld riesce a riconoscere il capo prescelto e così a mostrarne la sflilata, disponibilità di taglie, colori e materiali. In più ogni specchio è stato sostituito da un display in grado di proiettare l’immagine del cliente a trecento sessanta gradi: di fronte, di spalle e mentre si volta.
Ma Parigi non è da meno e microtelecamere e display sono gli ingredienti anche del ritratto interattivo installato nella vetrina del negozio di moda Onward, durante il periodo natalizio. Il ritratto sensibile all’arrivo del passante interagisce in modo provocatorio cambiando espressione con una linguaccia, un bacio o altro. Una web cam è responsabile del rilevamento della presenza della persona e l’immagine così acquisita viene rielaborata da un software che ordina di cambiare il soggetto proiettato sulla vetrina. Un dispositivo messo a punto da Flavia Sparacino, ricercatrice palermitana al Massachusetts Institute of Technology e responsabile di Sensing Places, il gruppo che distribuisce nel mondo le invenzioni del Mit nel campo dell’interazione uomo- macchina.
![]() |
.
Ma non dobbiamo per forza far riferimento a grandi nomi o laboratori di ricerca superacessoriati per incontrare l’arte della fantasmagoria e della maraviglia. E’ il caso delle vetrine interattive di Nokimono giovani parigini che propongono ” una nuova dimensione dell’interattività in grado di sorprendere, di meravigliare il pubblico grazie al suo lato magico”. E al di là della sofisticazione tecnologica è proprio la magia antica di un bricolage tecnologico, di un fiabesco stupore (cyberpunk) quello che cattura della vetrina interattiva del numero 15 di Rue de la Paix , del negozio di Alfred Dunhill.
Tre sensori, posizionati sul lato destro, sinistro ed al centro della vetrina permettono di controllare il video che narra la storia di ogni prodotto. Il sensore destro e sinistro permettono di andare avanti ed indietro nella storia, quello di centro di zoommare nell’immagine. Un touch screen sulla vetrina permette di selezionare l’oggetto del desiderio ed avvianrne la narrazione. Un paese dei balocchi tecnologico o come avrebbe detto Luis Aragon “santuari del culto dell’effimero”? Per gli avant pop solo un altro giro sulla giostra dell’iper-informazione.