La Whitechapel Gallery è trasformata da installazioni sperimentali, ambienti e padiglioni, ideati da oltre 30 artisti e architetti di fama mondiale che lavorano in collaborazione. In Is This Tomorrow? vengono presentati dieci nuovi progetti multimediali sperimentali che rispondono alle criticità di oggi per offrire visioni speculative del futuro.
Invitando i visitatori a viaggiare attraverso una scultura composta da barriere di sicurezza, a sbirciare in un museo modello per l’opera d’arte più famosa del mondo, a empatizzare con gli animali entrando in strutture costruite per loro, o a considerare come una macchina potrebbe prepararci per il futuro, i dieci progetti intriganti e provocatori pongono la domanda – is this tomorrow? (è questo il domani?)
Diversi artisti e architetti internazionali esplorano tematiche universali come confini, migrazione, privacy, spazi vitali e il nostro rapporto con la tecnologia. Lavorando insieme in dieci coppie o gruppi interdisciplinari commissionati dalla Whitechapel Gallery, ogni progetto rivela il grande potenziale di collaborazione.
La mostra comprende opere di 6a architects, APPARATA, Rachel Armstrong, Rana Begum, Tatiana Bilbao Estudio, Cao Fei, Mariana Castillo Deball, Cécile B. Evans, Simon Fujiwara, Andrés Jaque / Office of Political Innovation, David Kohn Architects, mono office, Farshid Moussavi Architecture, Hardeep Pandhal, Amalia Pica, Jacolby Satterwhite, Zineb. Sedira e Marina Tabassum Architects.
Le commissioni sono disposte in una configurazione a labirinto che occupa tutte le gallerie. Nella prima, 6a architects (fondata nel 2001, Regno Unito) collabora con l’artista Amalia Pica (nata nel 1978 in Argentina) per esplorare il modo in cui l’architettura limita il nostro rapporto con gli animali. I confini tra l’uomo e l’animale sono sfumati nelle loro penne che si intersecano nelle gallerie.
APPARATA (fondata nel 2015, Regno Unito) e Hardeep Pandhal (nato nel 1985 nel Regno Unito) considerano cosa succede all’architettura quando il sistema politico collassa o diventa obsoleto, presentando una scultura molto pesante su un supporto insufficiente. Esplorando la relazione tra le persone e la tecnologia, in particolare in che modo i consumatori si adattano a sé stessi e ai loro ambienti in una società in rapida evoluzione, mono (fondato nel 2017 in Cina) e Cao Fei (nata nel 1978, in Cina) concepiscono un prototipo per una macchina che dispensa oggetti ed emozioni per rappresentare e immaginare i futuri possibili.
Un’opera scultorea di grandi dimensioni a forma di montagna contenente una fessura che rivela una serie di film e immagini nelle quali convergono il sesso, i bambini designer, la ricchezza, la gentrificazione, l’eccentricità e il fracking. Concepito dal gruppo newyorkese Office for Political Innovation che comprende Andres Jaque (nato nel 1971, in Spagna) e l’artista Jacolby Satterwhite (nato nel 1986 negli USA), l’installazione considera la relazione tra corpi e risorse.
Tatiana Bilbao (nata nel 1972 in Messico) e Mariana Castillo Deball (nata nel 1975 in Messico) usano gli spazi vitali come loro punti di partenza. Le loro installazioni consistono in elementi verticali e orizzontali, posti usando vecchie misure mesoamericane come la distanza tra il cuore e la mano tesa.
I visitatori camminano sotto una struttura apparentemente banale dall’esterno massiccio, contenente una superficie interna splendidamente strutturata e pigmentata che riflette e rifrange la luce. Questo spazio di speranza e di riflessione spirituale è presentato da Marina Tabassum (Bangladesh, 1968) e da Rana Begum (Bangladesh, 1977).
Un modello per un museo fatto per ospitare il Salvàtor Mundi di Leonardo da Vinci, probabilmente l’opera d’arte più famosa al mondo, è stato realizzato dalla David Kohn Architects (Regno Unito, fondata nel 2007) e da Simon Fujiwara (Regno Unito, 1982). Analizzano come opere d’arte iconiche stiano acquistando un valore sempre maggiore in un mondo dominato dal capitale internazionale e guidato dal fascino della massa populista.
Farshid Moussavi OBE (Iran, 1965) e Zineb Sedira (Francia, 1963) presentano un padiglione empirico costituito da una serie di varchi di sicurezza, considerando l’architettura fisica dei confini e del controllo. Con un paesaggio sonoro di accompagnamento, immaginano la possibilità di rovesciare e sovvertire la noia di queste strutture.
Rachel Armstrong (Regno Unito, 1966) e Cécile B. Evans (Regno Unito, 1983) sono ispirate dallo spazio vitale ufficiale più piccolo autorizzato a Londra – registrato nel 2018 come 13 mq. Presentano un’installazione di questa misura, in cui un’animazione a forma di uccello si materializza per un istante contro una cortina di nebbia e mattoni bioreattori fatti di materiale organico accendono uno schermo.
Più di 60 anni dopo Is This Tomorrow? prende come modello This is Tomorrow, una delle mostre più influenti nella storia della Whitechapel Gallery. Tenutasi nel 1956, ha riunito architetti, pittori e scultori inglesi persino Eduardo Paolozzi, Erno Goldfinger, Richard Hamilton, James Stirling e Alison e Peter Smithson che hanno lavorato in gruppi per presentare le installazioni.
Adesso è considerata in larga parte uno spartiacque della British Art del dopoguerra. Artisti e architetti invitati a partecipare a Is This Tomorrow? sono nati dopo che la mostra originale aveva avuto luogo. Ampliando la visione della mostra originale e riflettendo i cambiamenti degli anni intercorsi, provengono da tutto il mondo e riflettono un equilibrio di genere. La mostra è curata da Lydia Yee, Capo Curatore della Whitechapel Gallery. E’ stata co-commissionata con il MAAT – Museum of Art, Architecture and Technology di Lisbona dove verrà presentata nel 2020.