Teatro Parenti - Milano
04 / 05 / 2016

Prescindendo da identificazioni di genere, Hans-Joachim Roedelius, ancor più che come pioniere, è da considerare come il  punto  zero  di alcune  delle  più  importanti  rivoluzioni  sonore dagli  anni  Settanta ad oggi.

Baluardo della  kosmische musik,  comincia a comporre alla  fine degli  anni Sessanta, dedicandosi non solo  alla musica,  quanto alla  ‘conditio  humana’ stessa, punto  da  cui  sviluppa  una  produzione artistica profondamente inserita nel contesto sociale.

Scrittore e fotografo oltre che musicista, Roedelius fonda, insieme a Dieter Moebius e Conrad Schnitzler, i Kluster gruppo sperimentale che,  nel 1971,  quando il membro dei Tangerine Dream abbandonerà il trio, si trasformerà in Cluster. Poco  più tardi, sempre insieme a Moebius e al chitarrista dei Neu! Micheal Rothen, prende vita un altro progetto importante, Harmonia, che Brian Eno descriverà come “il gruppo  rock più importante al mondo”. Roedelius arriva a produrre in tre decadi  più di ottanta album molti dei quali come solista, entrando a far parte  di quella ristretta fascia di eccellenza che può dire di aver stravolto il panorama musicale più volte lasciandosi sempre alle spalle l’avanguardia.

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Stefan Schneider inizia a suonare le percussioni e la batteria all’età di dodici anni. La sua carriera comincia negli anni Novanta  quando fonda i Deux Baleines Blanches, gruppo  avant-pop fortemente schierato contro  l’emergere di nuovi estremismi di destra in Germania.

Da una costola della band, insieme a Detlef Weinrich
(ora noto come Toulouse Low Trax), Thomas Klein e Andreas Reihse, dà vita agli storici Kreidler: le sonorità diventano più complesse e virano verso un post rock sperimentale con forti influenze krautrock,  IDM e pop d’avanguardia, combinando l’analogico e il digitale all’improvvisazione. A metà degli anni Novanta  lascia i Kreidler  per dare  forma  ad  un  altro  progetto:  i To Rococo Rot.

Il sound della nuova band unisce le bass line melodiche e    prominenti di Schneider alle percussioni, la chitarra e i synth dei due fratelli Lippok, e li porta a diverse uscite sul colosso Domino Records.

Noto anche per  Mapsation,  moniker  con  il quale  esplora  la techno nella  sua componente più dub  e minimale, Schneider viene a contatto con Roedelius grazie a Bureau B, etichetta pioniera del krautrock e dell’elettronica sulla quale entrambi erano già usciti con altri progetti. I due cominciano a collaborare nel 2011 e pubblicano due album, Stunden e Tiden,  composizioni che condensano il  concetto in “miniature  musicali  he spaziano dal melodico all’astratto” e che  vedono il fondatore dei Cluster alle prese con pianoforte e sintetizzatori e quello dei Kreidler agli arrangiamenti elettronici.

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I due musicisti, accomunati da un’abilità sperimentale fuori dall’ordinario, dal vivo creano un milieu introspettivo, si ascoltano ed improvvisano, trascinandoci in una danza  emotiva  e allo stesso tempo composta. Un’elettronica d’ambiente ipnotica e minimale che confluisce in progressive reminiscenze kraut-rock e percussivi accordi jazz, e che il 4 Maggio, per la prima volta  in Italia, incanterà la Sala Grande  del Teatro Franco Parenti.


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