Questa primavera, la Tate Modern presenta la più grande retrospettiva del Regno Unito dell’opera di Joan Jonas. Jonas (nata nel 1936 a New York) è considerata una figura preminente nella performance contemporanea, e continua ad influenzare tutta una generazione di giovani artisti.
Riflettendo il modo in cui Jonas lavora attraverso varie discipline, questa pionieristica retrospettiva è la prima del suo genere alla Tate Modern, e combina una mostra in galleria, un programma live di dieci giorni nei Tanks, che includerà alcune performance della stessa Jonas, e una retrospettiva cinematografica allo Starr Cinema.
L’esposizione mostra l’enorme impatto di Jonas sull’arte contemporanea e la sua dedizione a spingersi oltre i confini. La mostra immersiva alla Tate celebra l’incredibile contributo cinquantennale di Jonas, riunendo alcune delle opere più importanti della sua straordinaria carriera.
Le opere degli esordi si affiancano a quelle successive rispecchiando l’interesse di Jonas nel rivisitare la propria storia, come si può notare in Cones / May Windows (After Mirage), un’installazione creata inizialmente nel 1976 e poi riproposta nel 2011. I primi lavori includono il video emblematico Organic Honey’s Visual Telepathy (1972) che esplora l’identità femminile attraverso l’alter-ego sessualizzato dell’artista, mentre le recenti installazioni comprendono Reanimation (2010-13) e Stream or River, Flight or Pattern (2016-17) che affrontano i problemi del cambiamento climatico e dell’estinzione animale, argomenti che sono al centro anche dell’attuale pratica di Jonas.
Jonas si è formata inizialmente come scultrice, ma ha cominciato ben presto a sperimentare performance, video e rappresentazioni sceniche, dopo aver incontrato gli influenti coreografi Trisha Brown e Yvonne Rainer negli anni ’60. Le sue prime pratiche rivoluzionarie all’interno della scena artistica della downtown di New York avrebbero ispirato una generazione intera di artisti e teorici.
Un’esposizione unica di fotografie dei suoi contemporanei, tra cui Richard Serra e Peter Campus, racconta questo momento fondamentale della storia dell’arte moderna. La Tate Modern mostra anche una serie di elementi importanti delle collezioni personali di Jonas, come maschere, cristalli e oggetti raccolti durante i suoi viaggi, che hanno ispirato o sono stati inglobati nelle sue opere.
La mostra tocca i temi chiave dei cinquant’anni di performance di Jonas, dal suo uso del suono all’influenza del teatro noh giapponese. La sua passione per il racconto si vedrà in opere come The Juniper Tree (1976-1994), in cui Jonas usa 29 palline di legno, una scala, un kimono e altri oggetti per raccontare una fiaba dei fratelli Grimm su una cattiva matrigna e la sua famiglia.
Una successiva installazione e performance create per Documenta 11, Lines in the Sand (2002), rielabora il mito di Elena di Troia per fare riferimento a eventi politici contemporanei. In parallelo a questa esposizione di installazioni e opere video, Jonas sarà protagonista della BMW Tate Live Exhibition di quest’anno, un innovativo programma di dieci giorni di performance dal vivo nei Tanks.
La stessa Jonas presenterà alcune delle sue opere più famose tra cui Mirror Pieces (1968-71) insieme ad opere di stretti collaboratori. Una selezione ah hoc delle influenti opere cinematografiche di Jonas sarà proiettata presso lo Starr Cinema a maggio, aggiungendo una terza dimensione alla tanto attesa indagine della Tate Modern su questa pionieristica artista.
Joan Jonas sarà curata, in stretta collaborazione con l’artista, da Andrea Lissoni, Senior Curator di International Art (Film), Tate Modern e Julienne Lorz, Curator presso la Haus der Kunst di Monaco con Monika Bayer-Wermuth, Assistant Curator presso la Tate Modern. La mostra sarà accompagnata da un catalogo riccamente illustrato e un programma di conferenze ed eventi presso la galleria e farà tappa alla Haus der Kunst di Monaco nel 2018.