La galleria TOTAH di New York ha da poco inaugurato Transient, una mostra di Helen Pashgian e Brian Wills, artisti del movimento California Light and Space. Pashgian e Wills, pionieri di questa corrente artistica, lavorano in modo ossessivo a processi di sperimentazione in ambito visivo.
Cercando modelli di linea e colore, profondità e movimento, trasparenza e opacità, riflessione e rifrazione, il loro vero mezzo di analisi è la luce stessa. Transient scivola attraverso la fisica e la neuroscienza, l’ottica e la visione, richiedendo allo spettatore di guidare la tensione tra l’occhio, il cervello e il corpo. Lo spazio è senza dubbio incalcolabile senza la luce (oscillando tra onda e particella) ma certamente impercettibile senza il movimento con cui ci spostiamo e di cui, attraverso un’opera d’arte, ce ne impossessiamo.
Pashgian e Wills condividono la caratteristica di voler testare i confini della loro arte, lavorando sui loro materiali fino a farli scomparire, abbandonando la loro fisicità così banale. Con le abilità che si avvicinano alla precisione scientifica, Wills allunga migliaia di fili di nylon e rayon dai colori più disparati sui telai di legno, mentre Pashgian utilizza incessantemente la resina epossidica in stampi che sfidano tutte le applicazioni precedenti. Soggetto di entrambi gli artisti è la proto-luce dell’ovest, quella luce blu, penetrante, che riflette e rifrange su superfici, smog, foschia, ombre e, a volte, è di un bianco diamante splendente, brillante come una bomba atomica. La luce è vecchia come l’universo stesso, eppure, nuova e entusiasmante come sempre.
Pashgian and Wills esplorano figure come Keplero, Copernico, Galileo e Richard Feynman (un vero e proprio modello per Pashigan). Usano, al posto della matematica o della musica, l’astrazione, per sperimentare nuove interpretazioni del colore, del movimento e delle relazioni spaziali, siano esse immediate o cosmologiche.
La singolarità sta nell’unione fra le opere di Pashgian e Willis, quel punto di non ritorno in cui solo artisti e scienziati si avventurano, con una passione e una curiosità senza limiti, in nome della scoperta. Wills dispone una miriade di fili colorati su uno sfondo poco profondo, mettendo insieme elementi di trasparenza. Le superfici delle sue opere hanno una risoluzione infinitesimamente varia mentre l’occhio scorre su di esse, come per raggiungere l’eternità. Pashgian, invece, getta ombre di origine misteriosa su particolari sostanze plastiche, e l’osservatore saltella qua e là e cercando di scoprire da dove vengono le luci e i cambiamenti di colori, sfumature e forme varie.
E poi ecco che arriva l’impronta della vera arte: all’improvviso il nostro sguardo si avvicina; rinunciamo a vedere; l’oggetto scompare e siamo soli con noi stessi; vibranti, pulsanti, coinvolti, in trance in uno scambio profondo con la madre di tutte le cose: la meraviglia.
TOTAH
TOTAH è una galleria del Lower East Side che tenta di ritrovare l’alchimia tra artista e gallerista. Mettiamo sullo stesso piano l’artista, la pratica, il pensiero e il pubblico, presentando sia talenti emergenti che artisti affermati in solidarietà con una cultura di espressione autentica. TOTAH è un fulcro di creatività radicato in una visione incorruttibile.