Ci sono voluti miliardi di anni di evoluzione prima che forme di vita complesse si sviluppassero sul nostro pianeta, e l’homo sapiens è apparso solo 200.000 anni. Oggi ci troviamo in un momento nel quale potremmo prendere in mano l’evoluzione sviluppando tecnologie come macchine autonome e intelligenti in grado di liberarci dai fardelli della natura, come le malattie, il lavoro e magari persino la morte.
Facendo un altro passo avanti, questa tecnologia potrebbe determinare il proprio futuro indipendentemente dai suoi creatori. Tutto ciò potrebbe accadere in un tempo inimmaginabilmente breve, dal momento che il tasso di sviluppo nel campo dell’intelligenza artificiale aumenta esponenzialmente. Nel tracciamento degli sviluppi esponenziali, il cervello umano ha sempre fallito.
Allo stesso tempo, le nostre capacità cognitive sembrano diventare sempre più limitate con l’aumentare dell’intelligenza delle nostre macchine. Ciò di cui noi umani possiamo essere certi è che siamo l’unica specie vivente sulla terra che non avrebbe potuto sopravvivere fino ad oggi senza tecnologia. Fin agli albori dell’umanità, la tecnologia è sempre stata uno strumento necessario per far fronte ad un ambiente ostile “non paradisiaco”, e per sopravvivere.
Oggi abbiamo raggiunto il punto in cui l’intera esistenza della nostra civiltà e specie dipende dalla manutenzione delle infrastrutture tecnologiche, tanto che possiamo dire di essere entrati in una nuova fase di dipendenza. Allo stesso tempo, questa tecnologia è diventata il nuovo ambiente. Ora ci troviamo di fronte a un tipo di natura completamente nuovo, in cui biologia e tecnologia si intrecciano e attori umani e non umani lottano per la supremazia.
Questa natura 2.0 non è solo un aggiornamento, è evidentemente una situazione radicalmente nuova, che ancora una volta sfida la nostra civiltà esistente a intraprendere enormi processi di adattamento. Al di là delle rivoluzioni macro-economiche come quella che chiamiamo globalizzazione, anche noi come individui subiamo profondi cambiamenti, che ricordano la nostra precedente situazione quando dovevamo proteggerci da un ambiente “ostile”.
Oggi quali strumenti abbiamo a disposizione? La mostra A Beautiful Accident ci mette a confronto con i temi pressanti con cui ci misuriamo mentre ci dirigiamo verso un’era molto prossima, dove intelligenza artificiale e macchine autonome guidate da algoritmi diventeranno parte integrante della nostra vita e del nostro corpo.
Different Ways to Infinity – DWI di Félix Luque Sánchez (BE), trasforma in un’esperienza visibile e udibile gli aspetti metafisici della scienza. Ci mostra che i sistemi dinamici e caotici sono costantemente in equilibrio tra ordine e caos, e che l’instabilità e l’imprevedibilità sono integrate in gran parte delle nostre realtà quotidiane come dei processi evolutivi.
Axon di Joris Strijbos analizza le reti neurali come sequenze di impulsi elettrici che, secondo Jeff Hawkins, un giorno potrebbero portare alla creazione di macchine autonome e creative. Si tratta di un’opera audio-video composta da tre sculture robotiche che comunicano tra loro e il loro ambiente.
The Council di Frederik De Wilde (BE) prende la scultura Le Penseur di Rodin come punto di partenza per chiedersi su cosa potrebbe riflettere il Pensatore di oggi. Per rispondere a questa domanda De Wilde ha sviluppato un’intelligenza artificiale e ha costruito un sistema che funziona come una sorta di rete neurale iper-connessa, come la conosciamo dal nostro cervello.
Recursion di Sascha Pohflepp (DE) è un’opera video in cui l’artista ha sviluppato una IA in grado di leggere testi sulla biologia umana, le forme sociali, alcune opere sulla psicologia, l’economia, le emozioni, la scienza, la tecnologia, il corpo umano e simili. In seguito la IA è stata incaricata di comporre un testo che iniziasse con la parola “Umano”. La performer nel video legge il testo così composto: una delle domande che compaiono prima è che tipo di tecnologia è in grado di diventare intelligente o anche di più?
Activations, Autonomous Trap 001 e Gradient Ascent di James Bridle (UK) sono caratterizzate da un approccio attivista che ci mostra i limiti della tecnologia e dei suoi aspetti prevedibili. Le opere assumono un atteggiamento critico nei confronti della tecnologia autonoma e ci mostrano con umorismo i possibili modi per interromperla. “Le opere hanno come soggetto principale l’auto con pilota automatico, testano la conoscenza umana e la percezione della macchina, rendono strategiche le modalità di resistenza ai regimi algoritmici e creano nuovi miti e possibilità poetiche per un’epoca di programmazione” – J. Bridle”
In The Kitten A.I. Pinar Yoldas ci presenta un futuro in cui una intelligenza artifciale sotto forma di un dolce gattino sale al governo da quando la nostra vecchia politica europea è stata costretta a rallentare per affrontare le questioni urgenti di oggi come il declino ambientale, incertezze economiche, instabilità sociale e della situazione politica mondiale che genera infiniti flussi di rifugiati.
Con Designer Babies invece, Pinar Yoldas ci mette di fronte anche alle possibilità offerte oggi dalla tecnlogia per migliorare la nostra composizione genetica, per eliminare un particolare difetto o per garantire che un particolare gene sia presente.
The Modular Body di Floris Kaayk (NL) spinge questo scenario ancora oltre e ci mostra il complesso processo della creazione di Oscar, una forma di vita artificiale costruita come un sistema modulare in cui è possibile sostituire parti del corpo quando questo collassa. Il progetto + una sorta di documentario che ci coinvolge in tutti gli aspetti della creazione di tali forme di vita, che vanno dall’etica alla nostra ancora limitata comprensione del sé.
L’immaginazione di scenari e argomenti artistici futuri è intrapresa nel progetto Predictive Art Bot di Nicolas Maigret e Maria Roszkowska (FR), una critica ludica sulle promesse dell’uso di algoritmi per prevenire potenziali crimini e per rendere la nostra vita migliore e più facile. Per questo progetto, hanno sviluppato algoritmi che ci suggeriscono strategie artistiche per il futuro, monitorando l’attuale dibattito arte, scienza e tecnologia che avviene su Internet (riviste, blog, ecc.).
La V Biennale di Trondheim, Metamorf 2018 – A Beautiful Accident – si rivolge al grande pubblico e anche ad artisti, designer, creatori e teorici. Allo stesso tempo Meta.Morf vuole ricercare, immaginare e speculare su come stiamo guardando al futuro dell’umanità nel contesto di una travolgente cultura tecnologica che ci offre gli strumenti per cambiare il nostro futuro.