After the End of the World è una mostra dedicata alla Terra del 2017, trasformata irreversibilmente nel pianeta dell’Antropocene dopo due secoli di interventi umani sui sistemi naturali, ma che riflette anche su come arriveremo al mondo della seconda metà del XXI secolo, e sulla responsabilità che la nostra società avrà verso le generazioni che nasceranno e cresceranno in esso.
Nei prossimi decenni, il genere umano dovrà relazionarsi con una delle sfide più complicate della storia. Nella seconda metà del XXI secolo dovremo fermare per sempre le emissioni di CO2 nell’atmosfera. After the End of the World è un saggio sul presente e sul futuro della crisi climatica: un viaggio attraverso i paesaggi del pianeta dell’Antropocene; una conversazione con gli esseri umani e non-umani dell’anno 2100.
Artisti, filosofi, scrittori, creature marine, drammaturghi, piante, architetti, oggetti, designer speculativi e scienziati hanno collaborato per immaginare situazioni, raccontare storie ed ideare strategie per la sopravvivenza e la coabitazione pacifica nel mondo che verrà. Il risultato è un’esperienza ipnotica e stupefacente, che parla del trauma causato dall’impatto della crisi e dalla scomparsa del mondo che conoscevamo, ma anche dell’opportunità di un cambiamento e del bisogno impellente di un patto intergenerazionale.
After the End of the World consiste in otto installazioni immersive nella galleria, una base per la sperimentazione e l’azione partecipativa nello spazio pubblico della città di Barcellona, e la progettazione e il lancio di un “Ministero del Futuro” per formulare politiche a lungo termine che esaminino le condizioni di disuguaglianza, temporalità e le varie dimensioni in cui la crisi si manifesta.
Parte di After the End of the World è una coalizione di umani e non-umani, alcuni dei quali designati da un nome: la compagnia documentaristica tedesca Rimini Protokoll (DE), che sviluppa un’esperienza drammatica sulle specie di animali che saranno vincitori e perdenti della crisi climatica; Tomás Saraceno (AR), che presenta Aerocene, un progetto architettonico utopico che vede l’atmosfera come un nuovo territorio su cui il genere umano può espandersi; e Unknown Fields Division (Kate Davies + Liam Young) (UK), che organizza spedizioni nell’Antropocene guidandoci attraverso le infrastrutture globali della moda esplorando i paesaggi planetari del desiderio.
Oltre a questi Charles Lim (SG) offre la prima presentazione della sua ricerca sulla terraformazione di Singapore, una nazione fatta di sabbia artificiale in perenne lotta con l’innalzamento del livello del mare, mentre la piattaforma di fotografia satellitare Overview diretta da Benjamin Grant (US) presenta un’installazione che ci mette faccia a faccia con la realtà della nuova superficie terrestre.
Lo studio di design speculativo Superflux (IN/UK) invece ci trasporta in un appartamento del 2050, periodo in cui la siccità e gli uragani avranno alterato le nostre abitudini nutritive. L’ingegnere e artista Natalie Jeremijenko (AU), una figura chiave nello spazio tra arte e scienza, installa in mostra la sede della sua Environmental Health Clinic, volta ad instaurare nuove relazioni che portino vantaggi reciproci tra le varie forme di vita che convivono nella città.
La mostra comprende anche un prologo scenografico a carico di Kim Stanley Robinson (US), una delle figure principali della fantascienza contemporanea, e un saggio con installazione a tema in cinque capitoli diretta dal filosofo Timothy Morton (UK), padre della ”dark ecology” e del concetto di “iperoggetti”.
Beta station, un laboratorio all’interno della mostra, ospiterà workshop, presentazioni, visite guidate e conferenze organizzate in collaborazione con i centri scientifici e tecnologici e le università della Catalogna per offrire punti di vista e prospettive da diversi campi e formati, delle tematiche affrontate nella mostra durante i sei mesi del progetto. After the End of the World, include anche la City Station, una base di sperimentazione e di azione partecipativa nello spazio pubblico della città di Barcellona.
City Station si basa sul quadro concettuale proposto dall’ingegnere e artista Natalie Jeremijenko e ospita la sede della sua Environmental Health Clinic. Collocata nel quartiere di Sant Martí e risultato di una coproduzione di CCCB e del Comune di Barcellona, la stazione è costituita da una serie di infrastrutture volte a realizzare azioni partecipative con cui i cittadini contribuiscano attivamente a migliorare la salute ambientale. La sua attività assume la forma di una serie di ricette per migliorare la qualità del terreno e dell’aria, o per aumentare gli spazi verdi e la biodiversità.
Per l’importanza data alla ricerca collettiva e alla partecipazione pubblica che costituisce parte della “citizen science”, la stazione ha il supporto della comunità scientifica e di enti e associazioni locali. Anche la Oficina de Ciencia Ciudadana dell’Institut de Cultura de Barcelona è coinvolta nel progetto, così come la International School of Citizen Science, dove studiosi da ogni parte del mondo prenderanno parte a questo sforzo collettivo.
www.cccb.org/en/participants/file/jose-luis-de-vicente/11244
www.cccb.org/en/participants/file/josep-perello/45818
www.cccb.org/en/participants/file/rosa-ferre/129034