Le opere di Carsten Nicolai (*nato nel 1965 a Karl-Marx-Stadt, l’attuale Chemnitz) si muovo all’intersezione tra arte e scienza. Spesso esplorano anche le percezioni sensoriali e le loro traduzioni (operate dai media), attraverso trasmettitori e recettori, sistemi di classificazione e relativi breakpoint. Nicolai indaga fenomeni intangibili che sollevano questioni fondamentali sulla coscienza umana, come ad esempio quanto di quello che percepiamo esiste al di là delle nostre percezioni e in che misura è costruito dalle reti neurali nel nostro cervello.
Ispirati da temi solitamente associati alla neurobiologia e altre scienze naturali, collegati allo studio di micro e macro sistemi, le sue opere e le sue installazioni sono il risultato di un processo di distillazione e riduzione. Per il primo spazio espositivo della Berlinische Galerie, Nicolai ha creato tele, un’installazione luminosa che allude ad una particolare proprietà della correlazione quantistica.
Il fenomeno per cui due sistemi quantistici che sono largamente separati nello spazio condividono la stessa condizione è stato descritto da Albert Einstein spukhafte Fernwirkung: le due particelle sono talmente interconnesse che ogni cambiamento in una di esse ha un effetto diretto e istantaneo sullo stato dell’altra, come se ci fosse un legame telepatico tra loro.
Due sculture a specchio di circa tre metri di altezza, simili a un solido di Archimede diviso in due, sembrano comunicare in modo inquietante: dei raggi laser scorrono avanti e indietro tra di loro, e quando colpiscono le fotocellule innescano nuovi impulsi che generano continuamente altri raggi. Nicolai coltiva un interesse di lunga data per i sistemi auto replicanti, i quali, una volta progettati e avviati, funzionano senza bisogno di ulteriori interventi da parte dell’artista.
Sebbene la luce sia immateriale, i raggi laser dominano e definiscono lo spazio espositivo. Dal momento che le onde elettromagnetiche si propagano alla velocità della luce, sono percepite dall’occhio umano come continui raggi rettilinei, e questo conferisce loro una qualità scultorea. Gli specchi danno l’illusione che i raggi continuino all’infinito, alludendo ad un altro universo, un sistema autonomo creato dall’artista.
La nostra capacità di percepire i laser cambia in base al punto in cui ci troviamo. Inoltre, il cambio di prospettiva degli specchi scolpiti genera una moltitudine di immagini. L’intervento teledi Nicolai ci fa pensare al modo in cui percepiamo le cose: “Bisogna prima percepire la percettività per poter parlare di percezione.” (Heinz von Foerster, 1989)
Carsten Nicolai è stato abituato al lavoro e al pensiero interdisciplinare sin da quando ha studiato architettura del paesaggio a Dresda: il suo corso di laurea combinava conoscenze specialistiche di ecologia, matematica, biologia, gestione forestale, teoria della comunicazione e pianificazione urbanistica e regionale, e ha fatto i suoi primi incontri con l’arte a Chemnitz, la città in cui è cresciuto.
L’atmosfera creativa nella città, in cui non vi erano scuole d’arte o conservatori, era il prodotto di approcci da autodidatta applicati nei contesti più disparati. Carsten Nicolai ha cominciato come pittore, fino a una crisi creativa a metà degli anni ‘90 che gli ha fatto capire che nelle sue opere visive mancava una dimensione temporale.
È stato allora che ha cominciato a fare esperimenti con le alte frequenze e con l’abilità dell’orecchio umano di percepirle. Questa ricerca lo ha portato a concepire il suono come un materiale che, più o meno come la luce in tele, è capace di veicolare lo spazio e il tempo. Il suo interesse per il suono è rimasto, e non solamente nella sua arte: oggi è anche un musicista conosciuto con lo pseudonimo di Alva Noto e ha una sua etichetta discografica.
Carsten Nicolai opera ai confini stabiliti tra le discipline. Nonostante il suo interesse nei fenomeni e nelle questioni scientifiche, sono le cose effimere, i processi e la speculazione che lo affascinano, piuttosto che le conclusioni. Questo gli permette di dare vita a modelli alternativi e sistemi semiotici per pensare a cose che non siamo in grado di descrivere e per comprendere la realtà.
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www.berlinischegalerie.de