La mostra Afro-Tech and the Future of Re-Invention, curata da Inke Arns e Fabian Saavedra-Lara, pone l’Afrofuturismo in dialogo con soluzioni e immaginazioni tecnologiche alternative. Le narrative speculative che si realizzano nelle opere in esposizione vengono messe a confronto con le attuali invenzioni della scena dei maker in diverse nazioni africane.
Questo crea un doppio cambiamento di prospettiva: mentre le opere mostrano con risolutezza le visioni fantascientifiche africane e diasporiche, i dispositivi attuali appaiono come la prova di uno sviluppo tecnologico già in corso. Dunque, la mostra presenta l’Africa come un continente di innovazione tecnologica. La mostra presenta 20 posizioni artistiche internazionali e 12 progetti tecnologici dei makers delle diverse nazioni africane.
Il punto di partenza di questo progetto è stato un viaggio di ricerca intrapreso da Inke Arns attraverso le varie nazioni africane nel 2014 che l’ha portata a concentrarsi sulla scena dei makers e sui nuovi dispositivi tecnologici, app, soluzioni software e prodotti digitali che si sono sviluppati ormai da diversi anni per contrastare lo scenario della crescente digitalizzazione e connessione di rete all’interno del continente.
Molte di queste invenzioni hanno l’obiettivo di aiutare la comunità degli utenti nella vita di tutti i giorni e di compensare i problemi causati dalle infrastrutture. Spesso funzionano secondo principi di accessibilità generale e open source, che permettono di modificare, riproporre e continuare a sviluppare la progettazione. In questo modo essi rappresentano, una soluzione alternativa alle monoculture tecnologiche predominanti del “Nord del mondo”.
Le invenzioni presentate nella mostra appaiono come prove di uno sviluppo tecnologico già iniziato che potrebbe portare ad un futuro che non si limita alla narrativa della modernità e del progresso occidentale – un futuro che ci viene prospettato già ora per estratti, attraverso le opere in mostra. I media artistici utilizzati sono video, video installazioni, fotografie, disegni, registrazioni, software, sculture e fumetti.
I 32 artisti partecipanti e i progetti tecnologici provengono da 22 Paesi: Egitto, Angola, Australia, Germania, Benin, Francia, Ghana, Regno Unito, Italia, Camerun, Canada, Kenia, Paesi Bassi, Nigeria, Portogallo, Ruanda, Sierra Leone, Spagna, Senegal, Sud Africa, Uganda, Stati Uniti d’America e il pianeta Saturno. Molti degli artisti e dei rappresentanti dei progetti tecnologici saranno presenti in mostra.
Il progetto grafico è stato realizzato dall’agenzia di design KoeperHerfurth di Dortmund. I designer hanno scoperto interessanti somiglianze tra il copricapo egiziano di Sun Ra (composto da un disco solare circondato da due raggi che formano una U) e la U che si trova in cima al Dortmunder U. Nei loro progetti, la lettera U rappresenta il simbolo afrofuturistico più importante ed è collegata al pianeta Saturno.
L’allestimento della mostra è realizzato dall’architetto Ruth M. Lorenz (Berlino) che ha immaginato il Dortmunder U come una mitica “connessione con la navicella madre” – una sorta di enorme incrociatore spaziale – e lo spazio espositivo del HMKV; come fosse la misteriosa, tecnoide e, allo stesso tempo, affascinante sottostruttura di una nave spaziale in procinto di decollare.
Artisti in mostra: Sherif Adel (EGY), John Akomfrah (GHA), Jean-Pierre Bekolo (CAM), Neïl Beloufa (FR), Frances Bodomo (GHA), Drexciya (US), Kiluanji Kia Henda (AGO), Louis Henderson (UK),Jaromil (IT/NL), Wanuri Kahiu (KEN), Kapwani Kiwanga (CAN/FR), Abu Bakarr Mansaray (SLE), Cristina de Middel (ESP), Fabrice Monteiro (BEN), Wangechi Mutu (KEN), The Otolith Group (UK), RAMMELLZEE (US), Tabita Rezaire (FR/ZA), Simon Rittmeier (DEU), Soda_Jerk (AUS).
Progetti tecnologici in mostra: BRCK (KEN), CardioPad (CAM), Chowberry (NGA), CladLight (KEN), Educade (ZA),GiftedMom (CAM), Juakaliscope (KEN), Kayoola Solar Bus (UGA), M-PESA (KEN),Robohand (ZA), Shiriki Hub (RWA), Uko Wapi (DEU).