Zainetto 4.0 in spalla, sensi, percezioni e comunicazioni aumentati, entriamo nella residenza piu’ grande al mondo per visitare il CYFEST, festiva itinerante di Arte e Tecnologia che si svolge ogni anno in prestigiose sedi museali tra San Pietroburgo, New York e il resto del mondo. Fondato nel 2007 da Marina Koldobskaya e Anna Frants, del CYLAND MediaArtLab, la manifestazione promuove l’emergere di nuove forme d’arte e le interazioni dell’alta tecnologia, sviluppando connessioni professionali tra artisti, curatori, ingegneri e programmatori di tutto il mondo ed esponendo per un ampio pubblico opere nel campo della robotica, della video arte, della sound art e della net art. Dal 2013, la manifestazione si e’ aperta alla comunità dell’innovazione globale coinvolgendo nei suoi 11 anni di attività 236 artisti e 37 curatori provenienti da tutto il mondo.
Dopo le tappe di Mosca, New York, Pechino e Brighton, CYFEST 11 arriva in Italia: il rapporto tra Arte e Tecnologia è il dispositivo per una “previsione metereologica” della giornata. Internet, la chiave che direziona lo sguardo e apre tutte le porte. Segnala: “Nuvolosita’ digitale”. “La mostra è concepita come un percorso tra i grandi cambiamenti contemporanei. Che sia il clima, la società, la comunicazione o le basi stesse dell’essere umano, l’impeto del cambiamento digitale ha travolto tutti gli aspetti della realtà, la cui rappresentazione è mutata attraverso le tecnologie” spiega Isabella Indolfi, co-curatrice dell’edizione italiana.
I Giardini Inglesi della Reggia di Caserta ci immergono all’ingresso della società liquida odierna: con le sue statue, le sue vasche e fontane, essi ci guidano allo smarrimento allo stesso modo in cui, dall’apparente caotico fluire delle sue acque, emergono le melodie di “Anime”, la composizione sonora site specific realizzata da Maurizio Chianton, una delle opere esposte nelle sale del palazzo neoclassico del 18esimo secolo. Il CYFEST 11 e’ un viaggio multisensoriale dentro un noi stessi, per uscirne rinnovato e universale. Dopo sei secoli di tempesta, di divisione dei saperi e del lavoro, la nostra coscienza/conoscenza ambisce ad una mente e un pensiero unificatrici della scienza, dell’ingegneria, della tecnologia e della matematica: al genio dell’artista Leonardo da Vinci. Un nuovo Rinascimento, questa volta Digitale, sta conducendo la società ad essere creatrice e inventrice di se stessa.
In “Dialogo” (2018, Russia), di Elena Gubanova e Ivan Govorkov, l’uomo usurpa le funzioni del Creatore. Le mani dell’affresco di Michelangelo “La creazione di Adamo” sono diventate robotizzate, ma il soggetto e’ rimasto invariato: minaccia, disperazione o umiltà? Il robot creatore inizia, l’uomo creatore risponde, il tutto controllato dalla stessa presa elettrica, come a ricordare che la creazione minaccia e dimentica sé stessa.
Mauro Nemesio Rossi, direttore del Museo dinamico della tecnologia di Caserta, cura un percorso nella media archeology italiana con cinque tra le prime macchine da scrivere Olivetti, esempio della storia del design e dei sistemi di scrittura a livello mondiale. Il Direttore racconta di come Arduino, presente in gran parte delle opere del CYFEST 11, sia stato ideato e sviluppato da alcuni membri dell’Interaction Design Institute di Ivrea, situato nel palazzo a Castellamonte della ex Olivetti. Oggi, Arduino, che prese il nome dal bar situato in via Arduino ad Ivrea dove docenti e studenti lo hanno messo a punto, è diffusa in tutto il mondo per il piacere di sperimentatori, artisti e progettisti ed e’ tra i principali strumenti utilizzati nella STEAM Education.
Evoluzione del metodo interdisciplinare STEM (acronimo di Science, Technology, Engineering, Maths) nato intorno agli anni 2000 negli U.S.A., le materie STEAM considerano l’Arte il catalizzatore dell’innovazione scientifica e tecnologica e, non e’ un caso che, attualmente sia l’Europa il continente dove questa didattica stia trovando il suo terreno piu’ fertile.
Il CYFEST analizza il dialogo tra i linguaggi visivi tradizionali e nuovi, per mostrare i successi e gli effetti, positivi e/o negativi, dello sviluppo della tecnologia attraverso la conversione artistica. Gli interventi degli artisti e dei programmatori fungono da switch tra co-esistenza reale e digitale in forma di una dichiarazione artistica che ci aiuta ad osservare il quotidiano.
Nella prima sala espositiva approdiamo su una costiera marittima italiana ma, la nostra condizione espansa dalle nuove tecnologie diventa sempre più percepita. “Caelum”, video-installazione di Daniele Spanò (Italia, 2018), alterna un cielo schizofrenico, naturale e artificiale, controllato e composto dalla rielaborazione di immagini risultanti dalle ricerche “cambiamento” e “clima”: esso racconta la dicotomia tra progresso tecnologico e cambiamento climatico determinato dall’usurpazione delle risorse da parte dell’uomo. Dal “Mare Oscuro” di Licia Galizia, scultura musicale adattiva, i flussi migratori umani si intrecciano idealmente con i flussi elettronici dei dati e i flussi sensoriali del pubblico, dando vita ad un suono cupo e tragico.
Nemmeno la sabbia sfugge alla dimensione aumentata dello spazio (dal micro al macro) e del tempo (sintesi di passato, presente, futuro): il rumore di ogni granello viene registrato su nastro magnetico cadendo da una clessidra in “Quantum” (Russia, 2018) di Aleksey Grachev e Sergey Komarov, per diventare suono vocalizzato e rigenerato in stereofonia. “La realtà digitale si è avvicinata così tanto alla cultura tradizionale che non si riesce a distinguere se le semplici interazioni umane ed i suoni del mondo reale siano sufficienti per noi, oppure se abbiamo bisogno di una decodificazione digitale di quelle interazioni e di quei suoni”. [E. Gubanova]
Gli interventi degli artisti e dei programmatori fungono da lente tra co-esistenza reale e digitale in forma di una dichiarazione artistica che ci aiuta ad osservare il quotidiano, a comprenderlo, a determinarlo. Ad esempio, a testa in giù possiamo capire che non è importante quello che si vede ma da dove si vede: “Thinking the Unthinkable” (Italia, 2018) di Donato Piccolo, un tavolo con quattro gambe, una testa e un braccio robotizzati, un innesto surreale a cui si aggiungono una scimmia e un vortice in un bicchiere, danzano con lo spettatore la divisione della mente umana tra il piano della riflessione, quello dell’istintivo e infine quello naturale.
Procedendo nella seconda sala, con Anna Frants indaghiamo il senso del sé in “No. 0” (Russia,-USA 2016), un’installazione 3D modulare, un grande edificio senza pareti, somigliante ad una griglia computer, abitato da oggetti, video, occhi e movimenti in cui lo sguardo del visitatore è libero di perdersi in questa babele di immagini, suoni, parole e azioni virtuali.
Gli occhi robotici di “Living Tapestry” (Russia, 2018) ci seguono, ci registrano in tempo reale, fino a trasformarci in una trama di frammenti video simili a “pixel tessili”, quasi a rimbalzarsi con gli arazzi esposti da Alexandra Dementieva. L’artista ha realizzato un sistema di realtà aumentata per permettere ad una generazione futura quando la nostra civiltà è ormai scomparsa, di scoprire la storie dei suoi arazzi come in una pinacoteca futuristica.
Nonostante tutti i cambiamenti che ci sono stati nell’arte durante il 20esimo secolo, in “Danae” (Russia, 2014), della gia’ citata coppia Elena Gubanova & Ivan Govorkov, comprendiamo quanto il patrimonio classico influenza ancora gli artisti contemporanei. L’oggetto multimediale, una scultura cinetica composta da specchi rotondi dorati che sembrano vivi e vibrano al tocco di un raggio di luce riflesso sulla loro superficie, sussurrano come questa pressione silente dell’arte tradizionale è un’altra caratteristica che il CYFEST, come è stato concepito a San Pietroburgo, condivide con l’arte italiana.
Dal “freddo” dei media delle prime sale espositive è con il “caldo” della sessualità e dell’erotismo che il percorso si conclude. Ascoltiamo il rumore bianco prodotto dall’ “accoppiamento” motorizzato da un sistema d’ingranaggi tra una conchiglia e una scarpa (Anna Frants, “Possessive Shoemaker” 2017, Russia–USA), per poi chiuderci nella dark room del web “Lipstick” (Italia, 2018) di Franz Cerami dove la sensualità, consumata dietro le videocamere in rete, traduce in 0 e 1 le sensazioni del piacere.
In molti paesi del globo, dalle scuole dell’infanzia alle primarie e secondarie, i bambini imparano il coding e il sapere interdisciplinare, con tecniche e strumenti che, artisti come i partecipanti al CYFEST 11, hanno approcciato grosso modo non prima di un eta’ giovane/adulta. “I’m giving you a choice: either put on these glasses or start eatin’ that trash” (John Carpenter, “Essi Vivono”, 1988). Gli occhiali dai super poteri oggi sono forniti dal lavoro degli artisti con le nuove tecnologie fondamentale, non soltanto per svelare i meccanismi e le tecniche dei linguaggi, bensì per rivelarne gli effetti e le ripercussioni a livello del benessere di un’intera società.
Un complimento particolare va al Direttore della Reggia di Caserta Mauro Felicori, per la sua apertura all’innovazione nel campo delle arti: il CYFEST e’ esempio di come preservare la memoria che ci rende gloriosi in tutto il mondo, soprattutto per le regioni del sud Italia, dove nonostante la vastita’ del patrimonio storico, il tasso di disoccupazione giovanile rimane tra i piu’ alti del paese. Auguriamo che il festival, come nella sua edizione a San Pietroburgo, possa avere sede stabile presso la Reggia di Caserta e che inauguri un ciclo annuale di edizioni itineranti nelle altre città del meridione per coltivare un terreno fertile e sicuro per le nuove generazioni.
http://cyland.org/lab/cyfest-continues-at-the-eighteenth-century-residence-in-caserta-italy/