Partendo dalla consapevolezza delle nostre stesse posizioni coinvolte in qualità di artisti e curatori, riconosciamo i luoghi e i loro contesti, gli umani e non umani che vi abitano, il linguaggio da loro prodotto e i modi in cui influenzano le nostre stesse posizioni e le abitudini nel mondo.
Attraverso Walking with Water possiamo divenire consapevoli dei nostri legami e la nostra interdipendenza. Mediante le due opere 800m e A Document, le esplorazioni di Vladimir Nikolic evidenziano correlazioni con la tecnologia e la natura, in questo caso l’acqua non solo in qualità come parte fondamentale del nostro corpo ma anche come spazio di connessione piuttosto che di distacco.
Vivendo nell’isolamento degli ultimi due anni, la tecnologia è diventata il nostro modo di connessione ma anche di separazione. Ha accentuato le differenze tra i privilegiati e coloro che non lo sono. Coloro le cui visioni sono mediate da uno schermo contro coloro i cui occhi rimangono uno strumento visivo diretto. Nella mostra l’artista riflette proprio queste visioni del mondo.
Attraverso il corpo di due opere di nuova realizzazione, gli spettatori potranno confrontarsi con due format di pittura dominanti – verticale e orizzontale – e due set distinti di relazioni. Una rappresenta la visuale da un occhio che osserva in lontananza, mentalmente distaccato. Nell’altro il proprio corpo, ossia quello dello spettatore, è parte integrante dell’immagine, senza alcuna distanza da essa.
Ripreso da un drone, l’opera 800m assume la prospettiva della vista di un occhio di uccello, una visuale colonica della creazione di immagini oggi estesa e astratta sul nostro schermo attraverso google maps e altri dispositivi che definiscono la nostra percezione del tempo e dello spazio, mentre il corpo dell’artista scorre costantemente attraverso lo schermo.
A Document, in formato orizzontale, presenta la costanza e la lentezza del lavoro dell’artista come metodologia per raggiungere condizioni visive perfette, in linea con la nostra visione binoculare umana. Il dipinto è il risultato dell’impiego della tecnologia moderna per scopi retrogradi, al fine di progettare una visuale dell’occhio umano bidimensionale.
Noi e l’Acqua
Siamo tutti corpi composti da acqua. L’acqua intorno e dentro di noi ci permette di riflettere sulle ontologie relazionali e alle nostre stesse relazioni con altri copri d’acqua.
I flussi d’acqua sfidano una considerazione occidentale del tempo lineare. Il suo movimento è tale che non ci permette di definire il suo inizio e la sua fine. Pensare con l’acqua suggerisce di rimanere con il problema, come sostiene Donna Haraway.
Il nostro rapporto con il mare in parte, si è instaurato attraverso il cinema emerso all’inizio del XX secolo, quando l’immagine in movimento ritraeva spesso relazioni estrattiviste con il mare, mentre il nuoto diventava un hobby piuttosto che un’abilità di sopravvivenza.
Tecnologia
Il legame dell’artista con la tecnologia è ossessivo quanto il suo legame con l’acqua.
La presenza di questa relazione è resa invisibile dal distaccarsi dall’idea di spettacolarizzazione e di celebrazione della nuova tecnologia, ma l’artista fornisce le basi per riconsiderare gli strumenti e le metodologie che usiamo per la creazione dell’immagine. Qui la tecnologia ci proietta in una posizione che propone l’ascolto delle immagini e il modo di ascoltare il silenzio.
I gesti vengono ripetuti più e più volte in un loop costante.
Come afferma Deleuze, “la ripetizione non cambia nulla nell’oggetto ripetuto, ma cambia qualcosa nella mente che lo contempla.”