“Le macchine hanno meno problemi. A me piacerebbe essere una macchina, a voi no?” —Andy Warhol
Raramente un museo è stato così pieno di vita: i numerosi capolavori della Frieder Burda Collection —opere senza tempo provenienti dall’universo ricco della storia dell’arte— si affiancano a esseri artificiali come avatar, bambole, robot e animatronica. In questo esperimento espositivo curato da Udo Kittelmann, i visitatori si muovono all’interno di questa costellazione cospirativa. Vi invitiamo a porre delle domande a queste macchine umane e a seguire il discorso sulla competizione tra le tecniche artistiche tradizionali e quelle future.
Creati in un’epoca in cui il ruolo tecnologico e sociale dei mass media elettronici non era ancora paragonabile alla loro presenza nel ventunesimo secolo, artisti come Pablo Picasso, Jackson Pollock e Gerhard Richter hanno trasformato le aspettative tradizionali delle opere pittoriche. Considerando la tensione tra passato e futuro, ci chiediamo come cambieranno la definizione di museo e la ricezione dell’arte se le opere non saranno più statiche e storiche, bensì vive. Nonostante tutto, si stanno compiendo progressi nell’automatizzazione della vita e nella trasformazione dei nostri mondi sociali. L’intelligenza artificiale sta prendendo sempre più piede e si sta aprendo la strada agli umanoidi. L’uomo sta incoraggiando la creazione di esseri perfetti —mettendosi nella situazione di poter essere sostituito.
L’artista Louisa Clement (nata nel 1987) ha creato copie di se stessa nei suoi tre robot, che chiama Representatives. Jordan Wolfson (nato nel 1980) ci sorprende con Female Figure, un androide mascherato in grado di muoversi. Il mouse robot animato al computer di Ryan Gander (nato nel 1976) I … I … I … ci invita ad ascoltare attentamente. La serie Transformers di Timur Si-Qin (nato nel 1984) mette a confronto la natura con il non umano. Tutti e quattro gli artisti appartengono alla generazione “post-internet”, e a Baden-Baden i loro lavori sono affiancati ai dipinti astratti ed espressivi di Jackson Pollock, al quadro Sieben mal Paula (Sette volte Paula) di Georg Baselitz e alla leggendaria Kerze (Candela) di Gerhard Richter, e a molti altri. Sia le loro biografie che le loro opere riflettono gli ambienti di vita, sempre più influenzati dalla tecnologia—un incubo o una convinzione immaginaria?
La mostra Transformers è un esperimento coraggioso che ha lo scopo di trasformare il Museum Frieder Burda in una disposizione di prova ibrida, visionaria. Gli esseri artificiali vengono “invitati” al museo in veste di ospiti, con il compito di ispezionare con occhio critico i dipinti storici e le sculture della collezione. Si creano, così, ambienti innovativi per fare esperienze nuove. L’aspetto immaginario è rappresentato da una situazione di dialogo cospirativa che presenta uno scenario ipotetico di un futuro trasformato profondamente. Questo rende vivo il museo, e ci avvicina sempre di più al mondo della tecnologia.
Per usare le parole di Udo Kittelmann, curatore e direttore artistico del Museum Frieder Burda: “il nostro obiettivo è ripristinare e mettere in discussione la definizione di museo. Con questa mostra di opere d’arte tradizionali ed esseri artificiali, stiamo portando avanti un esperimento coraggioso. In sostanza, è la prosecuzione logica dell’idea di performance attraverso l’utilizzo di mezzi tecnologici, con l’animatronica e i robot umanoidi come ospiti”.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo con dei testi a cura di Udo Kittelmann e Siegfried Zielinski.