frei_raum Q21 exhibition space/MuseumsQuartier Wien - Vienna
22 / 06 / 2022 – 20 / 11 / 2022

La danza e l’incertezza sono compagni di vecchia data: momenti di unione e movimento in risposta a crisi personali o collettive: una danza di urgenza. L’intento di questa danza è permettere a individui e gruppi di persone di costruire comunità di resistenza, adattamento, catarsi; diventa così un catalizzatore determinante per innescare il rinnovamento urbano. Dagli spazi culturali che restituiscono linfa vitale a quartieri in rovina a proteste internazionali contro la gentrificazione e il fascismo, la danza si configura come il tempo atmosferico di un clima culturale e politico. Fondendo teorie attinenti alla pedagogia, ai documenti e alla poesia, No Dancing Allowed (2022), curata da Bogomir Doringer, espone opere volte all’esplorazione del movimento, dei corpi e dello spazio modellati a loro volta dalle restrizioni globali. Come si manifesta la danza dell’urgenza a grandi distanze? Che cosa lascerà la sua scomparsa?

Col suo documentario ambientato in una classe Everybody in the Place: An Incomplete History of Britain, 1984–1992, Jeremy Deller illustra la storia sociopolitica della cultura rave a una nuova generazione. Utilizzando filmati d’archivio inediti o quasi, Deller racconta di momenti di violenza perpetrata dagli Stati verso sub-culture sonore, allacciando esempi storici di spazi dedicati alla danza che emancipavano le comunità emarginate. Come funziona ciò quando si viene separati? Dalla danza in codice di SOS di Britney Spears che alimentava il movimento #FreeBritney alle proteste ritmiche di Colectivo Lastesis nei confronti della violenza sulle donne, aumentata drasticamente durante il lockdown, sembra che la danza abbia fatto ritorno sulla rete. Zoom, realtà virtuale, TikTok e una schiera di piattaforme social sono diventate i mezzi fondamentali attraverso cui trasmettere e condividere la cultura.

Per il suo Choreographic Camouflage, Liam Young ha messo a punto dei movimenti del corpo che confondano la tecnologia di riconoscimento dell’andatura, che durante la pandemia ha rimpiazzato il riconoscimento facciale. Sarà stato il lockdown a stimolare una tale produzione digitale? Migrando online, gruppi come Escape 010101, Shanghai Community Radio, Nude Robot e United We Stream dimostrano come gli spazi di aggregazione possono sopravvivere digitalmente. Cogliendo un’opportunità simile, Gabber Modus Operandi e Rimbawan Gerilya hanno collaborato in remoto per creare GMO Video Mixtape, una visione utopica grandiosa contornata da una colonna sonora influenzata da un mix di modern rave, punk, metal, rumorismo e musica tradizionale giavanese.

La pandemia ha concesso ai governi nuovi mezzi di sorveglianza. Certi hanno sfruttato queste misure per sopprimere proteste nel nome delle misure sanitarie nazionali, minacciando il diritto di assemblea di comunità vulnerabili. Molti spazi sono stati lasciati senza supporto finanziario, ritenuti “non essenziali” o “culturalmente insignificanti”. In risposta le comunità si sono riunite per organizzarsi online, passando successivamente agli spazi pubblici. Brave di Anton Shebetko incarna questo vuoto: chiedendo ai frequentatori di club di Kyiv di rimanere immobili, l’artista filma quello che emerge dal silenzio, il loro destino incerto alla luce dell’invasione russa. In I forgot my mother tongue, Natalia Papaeva ripete le uniche due strofe di una canzone che ricorda nella sua lingua madre, il Buryat, prima di cedere alla rabbia. Assieme, Shebetko e Papaeva espongono le ferite emotive provocate dalla disconnessione dalla storia e comunità. Alcuni violano le regole: i rave illegali diventano una danse macabre che accetta i rischi e la morte, vedendo l’escapismo come un atto di rigenerazione emotiva e come una ricerca dello stesso rifugio che l’artista Adriana Knouf aveva cercato fra le stelle: una fuga da un pianeta ormai ostile per identità non conformi.

Prodotto quasi interamente durante la pandemia, No Dancing Allowed integra la storia più recente con questi ultimi tre anni. Sovrappone il dolore alla celebrazione, raffigurando gli spazi dedicati alla danza come luoghi di trasformazione che ci permettono di sopravvivere in tempi difficili, per poi coraggiosamente riemergere.

Ad accompagnare la mostra c’è un programma completo di supporto, sviluppato in collaborazione con frame[o]ut Festival, MU Eindhoven, Vienna Art Week, Sandberg Institute, e altri.


https://www.mqw.at/en