Palazzo della Secessione – Vienna (Austria)
17/02/2023- 16/04/2023

L’arte di Christine Sun Kim è fatta di ritmo ed energia dinamica. Disegni in formato piccolo e murales estesi, meme su internet, SMS nei luoghi pubblici, e striscioni trainati da aerei nel cielo hanno un impatto notevole e sembrano voler varcare i confini e i limiti dei media a cui appartengono. I suoi disegni sono grafici e minimalisti, e rientrano ampiamente in una di queste due categorie: una utilizza l’estetica dell’infografica, mentre l’altra adotta il repertorio formale dei fumetti, in particolare le linee di velocità per trasmettere l’idea di azione-reazione. 

Linguaggio, suono, corpo, identità e diaspora, traduzione, gerarchizzazione, principi di esclusione, e norme sociali: queste sono alcune delle preoccupazioni fondamentali a cui l’artista si dedica nella sua produzione dalle molteplici forme. Attraverso molti dei suoi lavori condivide con il pubblico come ci si sente ad essere strutturalmente e sistematicamente esclusi dalla maggior parte della comunità degli udenti; ad essere sempre soggetti alle regole degli altri e a dover lottare per opportunità che sono normalmente accessibili agli udenti. L’arte di Kim è inequivocabilmente politica, poiché improntata sulla richiesta di dare maggiore visibilità alle persone sorde e sensibilizzare sul tema dell’accessibilità per i disabili più in generale. 

Il linguaggio dei segni è una tematica costante a livello formale ed estetico, così come a livello di contenuto. 

Negli ultimi anni, un numero crescente di opere di Kim ha stabilito una connessione tra sistemi di notazione come quelli usati nella musica e nella danza e la rappresentazione grafica del linguaggio dei segni dell’artista. Nelle sue opere e conferenze performative, l’artista esplora con abilità le strutture fondamentali della lingua dei segni americana, celebrando la sua bellezza intrinseca e il suo ruolo dominante come parte dell’identità Sorda.

Oltre alle qualità estetiche dei modelli di comunicazione non acustici, anche i processi di traduzione in tutti i loro aspetti hanno un ruolo centrale nelle opere di Kim. La sua pratica abbraccia molteplici lingue, tracciando punti di convergenza e divergenza tra l’LSA e l’inglese e spesso occupandoli entrambi contemporaneamente. Lontana dall’essere fissa e immutabile, la lingua, che sia parlata, dei segni, scritta o cantata, è fluida e in continuo cambiamento. 

Christine Sun Kim è nata a Orange County, in California, nel 1980. Attualmente vive e lavora a Berlino.

Programmato dal comitato del Palazzo della Secessione

Curato da Bettina Spörr

Kresiah Mukwazhi: Kirawa

Nella sua prima mostra personale in un’istituzione austriaca, l’artista dello Zimbabwe Kresiah Mukwazhi presenterà una nuova raccolta di dipinti accompagnati da opere video. Il titolo della mostra, Kirawa, è in lingua shona, la lingua madre, e descrive un luogo di resistenza sacra: “In questa raccolta, il mio obiettivo è quello di creare momenti in un luogo immaginario sicuro, in cui ci dirigiamo per guarire, portare avanti battaglie e trovare risposte. Presento una società disarmonica e malata perché le portatrici di vita in questo mondo vengono stuprate e subiscono violenze ogni giorno. Mi rivolgo ai responsabili. Quando finirà?”.

Formatasi come fotografa e artista visiva nello Zimbabwe e nel Sudafrica, Kresiah Mukwazhi lavora con diversi mezzi, tra cui collage a tecnica mista, scultura, performance e video. Le sue opere tessili dal tono vivace spesso vengono appese alle pareti o al soffitto. Mukwazhi assembla materiali come la tela, il raso o il petticoat, cucendoli e incollandoli assieme con ornamenti come le paiettes. Dipinte con acrilico e tinture per tessuti, delle figure femminili emergono dal suolo. Compiono gesti apparentemente volgari e osceni, alludendo alle indagini dell’artista sulle ardue condizioni di vita e di lavoro delle donne all’interno della società patriarcale dello Zimbabwe. Spesso la loro ultima risorsa per mantenersi è prostituirsi, esponendosi così a violenze e sfruttamento. Contro questo contesto precario e marginalizzato, l’opera di Mukwazhi individua scrupolosamente delle forme di resistenza e auto emancipazione. Il supporto reciproco e l’incoraggiamento, con l’umorismo come arma e mezzo di resistenza, sono temi ricorrenti nell’opera dell’artista.

Kresiah Mukwazhi è nata ad Harare, nello Zimbabwe, nel 1992, e vive e lavora ad Harare, nello Zimbabwe, e a Colonia, in Germania. 

La mostra di Kresiah Mukwazhi è una collaborazione con il Palazzo della Secessione e il Nottingham Contemporary, dove verrà presentata dal 27 maggio al 3 settembre 2023.

Programmato dal comitato del Palazzo della Secessione
Curato da Jeanette Pacher

Jordan Strafer: LOOPHOLE

Il mezzo principale dell’artista newyorkese Jordan Strafer è il video. La sua opera in parte autobiografica, in parte immaginaria riflette la complessa natura dell’identità razziale, del genere, della sessualità, della classe e dell’”americanismo”. Un aspetto chiave della sua pratica è la coreografia allo stesso tempo ponderata e giocosa di emozioni apparentemente antagoniste: situazioni tragiche e comiche, intime e fattuali, familiari e non, repellenti e attraenti appaiono in un modo insolitamente fluido. Attingendo a storie vere, l’artista rende visibile il fatto che le realtà raramente sono dualistiche. 

Nei suoi lavori più recenti, l’artista appare sempre meno come performer. Il trucco, la scenografia, e gli oggetti di scena hanno ruoli indipendenti accanto ai protagonisti. L’uso ricorrente di dispositivi stilistici come bambole fatte in casa, maschere, face painting, rappresentazioni in miniatura, o manichini enfatizzano la natura artificiale della scena. Situazioni che spesso sembrano assurde riportano il focus dalla trama al nostro personale modo di vedere e, attraverso la loro forma chiaramente adattata alla rappresentazione e alienata, permettono di assumere una posizione critica verso una società segnata da idee morali discutibili e ingiustizie.

Per la mostra LOOPHOLE al Palazzo della Secessione, l’artista ha prodotto un nuovo cortometraggio omonimo che tratta di una relazione sentimentale tra un avvocato difensore e un giurato nel corso di un processo per stupro reso noto a livello nazionale in Florida negli anni 90. Invece di limitarsi a ricostruire il processo, il film si incentra sulla relazione come potenziale scappatoia nel sistema giudiziario.

Strafer riproduce la perdita di qualsiasi struttura e ordine e mette in luce l’abuso di potere, l’avidità e la corruzione alla base dell’atto di violenza sessuale. Il film fa riferimento al genere del thriller erotico, che era popolare a quel tempo, e giustappone i sentimenti profondamente ambivalenti della paura e del desiderio. 

Jordan Strafer è nata a Miami nel 1990. Vive e lavora a New York.

Una cooperazione tra il Palazzo della Secessione, a Vienna, la Index – The Swedish Contemporary Art Foundation, a Stoccolma e il KINDL – Centre for Contemporary Art, a Berlino.

Programmato dal comitato del Palazzo della Secessione.
Curato da Christian Lübbert


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