The Other in You è un’installazione di realtà virtuale che esplora i concetti di danza e corpo in un ambiente segnato dalle moderne tecnologie. Richi Owaki, ballerino, coreografo e membro dell’YCAM InterLab, è alla ricerca di una nuova forma di arte performativa che unisca la tecnologia dei media alla danza.
La sua celebre installazione, Skinslides (2009–presente), è un tentativo di creare un’interfaccia in grado di memorizzare in modo permanente i movimenti del ballerino, producendo prima immagini e suoni, e successivamente impostando una coreografia di dati tratti da questi elementi.
Owaki realizza anche pezzi di danza nei quali il pubblico fa esperienza dell’opera attraverso la sensibilità cutanea. Lo Yamaguchi Center for Arts and Media (YCAM) ha anche esplorato nuove possibilità nel campo della danza e della didattica con professionisti provenienti da settori diversi.
Il progetto R&D Reactor for Awareness in Motion (RAM) e la sua variante Perception Engineering hanno analizzato l’atto di “vedere” rivolgendosi direttamente ai cinque sensi degli spettatori con l’aiuto delle tecnologie. The Other in You è uno dei risultati, e trasforma le conoscenze apprese dall’artista e dall’YCAM nel corso degli anni in un’installazione.
Il movimento del ballerino viene catturato da un sistema di motion capture. I dati vengono convertiti in 3DCG per dei creare ballerini virtuali dalla pelle scura. Servendosi della tecnologia VR, lo sguardo del pubblico si muove liberamente durante lo spettacolo e i ballerini si avvicinano molto agli spettatori, cosa che è improbabile succeda nei teatri di danza tradizionali.
Inoltre, schermati da fotocamere con sensori 3D, gli stessi membri del pubblico appaiono virtualmente nelle immagini VR. L’opera è frutto delle meditazioni di Owaki sul pubblico dei teatri di danza. Spesso questo è tenuto a rimanere seduto al buio e a guardare in silenzio il palco. Tuttavia, questo è un fenomeno recente, diventato la norma solo dopo l’istituzione del moderno sistema teatrale.
The Other in You fa luce sulla fisicità che noi tutti, pubblico compreso, abbiamo dimenticato lungo il percorso. Ad un certo punto della performance, il punto di vista dello spettatore lascia il corpo stesso e gli spettatori sono in grado di vedersi dall’alto. Questa “sensazione extracorporea” è un’esperienza unica che offre la VR. Giocando con questo fenomeno, Owaki lancia una sfida all’idea di “sé”.
Il corpo che vediamo segue i nostri movimenti dietro il visore, ma si percepisce la sensazione che questo corpo non sia realmente il nostro. Per Owaki, vedere qualcuno danzare è l’atto di “cercare gli altri in se stessi” o “sé stessi negli altri”. Il titolo suggerisce che non siamo divisi l’uno dall’altro, ma piuttosto, un’estensione reciproca.