Pirelli HangarBicocca presenta Digital Mourning, la prima grande mostra personale dedicata a Neïl Beloufa (classe 1985, Parigi) all’interno di un’istituzione italiana. Beloufa è uno dei maggiori rappresentanti della generazione di artisti nati durante gli anni ‘80, e i suoi studi si concentrano sulla società contemporanea e sul modo in cui essa viene rappresentata e mediata dall’interazione digitale, mettendo spesso in luce i meccanismi di controllo che si sono radicati nella nostra vita quotidiana. Nel corso di questo processo, l’artista veste i panni di un editor, di un assemblatore che riunisce tutte le informazioni di cui siamo già a conoscenza solo per poterle poi scomporre e mostrarci il risultato senza fornire alcun giudizio morale. Grazie all’utilizzo di un linguaggio da era dell’informazione, le sue opere giocano sull’esperienza sensoriale dei visitatori, invitandoli a riconsiderare le loro convinzioni e i loro pregiudizi.
Digital Mourning, curata da Roberta Tenconi, nasce da una riflessione sulla nostra epoca e sul concetto di vita all’interno di un mondo digitalizzato. Fin dalla scelta del titolo, la mostra fa allusione a uno dei paradossi più sorprendenti della società contemporanea, ovvero l’esistenza all’interno di un mondo digitale e la sua parallela scomparsa. L’associazione delle parole “digital” (digitale) e “mourning” (lutto), si realizza nell’incontro tra un mondo artificiale e l’assenza di vita, in una dimensione in cui la vita stessa è simulata tramite modelli appositamente creati per comprenderne la vera essenza.
Giocando sulla combinazione e la compenetrazione dei generi, Digital Mourning è un’installazione inedita e complessa pensata in modo specifico per lo Shed del Pirelli HangarBicocca e ideata per presentare una retrospettiva dei lavori video di Neïl Beloufa. La mostra, che ha l’aspetto di un “parco divertimenti”, consiste in una vasta selezione di opere che ripercorrono la carriera dell’artista dal suo debutto con Kempinski (2007) fino alle sue produzioni più recenti come la sua web-serie sperimentale Screen-Talk (2020 – in corso) e la nuova versione ampliata de La morale de l’histoire (2019/2021). Tutte insieme, diventano parte di un’attivazione computerizzata e di un sistema di riedizione che abolisce ogni gerarchia tra i diversi tipi di informazione.
Tuttavia, imitando lo stato attuale delle cose, alcune “attrazioni” non sono sempre accessibili, e la mostra sembra prendere vita solo attraverso una serie di voci narranti, i cosiddetti “Hosts”. Descrivendo le opere e spiegando ai visitatori cosa potranno vedere in ogni area, il narratore presenta e mette in discussione diverse posizioni e atteggiamenti, dai più moderni ai più conservatori, dai più cinici ai più sinceri o ottimisti. Per incoraggiare un’ulteriore riflessione sulle dimensioni reali e virtuali, e sul valore di un’opera d’arte, gli “hosts” sono stati pensati come entità digitali: possono essere cumulabili come cripto-opere e come non-fungible tokens (NFT), permettendo così ai visitatori di scambiarli sul web a mo’ di criptovalute.
Le varie installazioni rendono Digital Mourning un ambiente immersivo in cui l’accensione e lo spegnimento di una o più opere allo stesso tempo crea una coreografia in cui alcune di esse prendono vita, mentre altre sembrano immerse in un sonno profondo. Digital Mourning è riuscita, mettendo insieme delle opere meno recenti, a crearne una completamente nuova che si adatta perfettamente al modo in cui fruiamo della cultura al giorno d’oggi, giocando per esempio con il flusso delle informazioni e la soglia di attenzione dei visitatori, oppure fornendo dei QR code che permettono di guardare dei film direttamente da casa.