Modena
7 - 10 dicembre

Paesaggi digitali iper-realistici e suggestioni primordiali, tecnologie obsolete spinte ai limiti delle proprie  possibilità e multistrati sonori, ambient, elettroacustica, minimalismo, ordine e caos. Il ritorno di NODE è un piccolo ma variegato microcosmo sintetico, pensato come una summa di quanto  costruito fin qui per celebrare la decima edizione di un festival che può vivere solo di relazioni ed  esperienze dal vivo. 

Gli elementi sonori che compongono il programma costituiscono una moltitudine di linguaggi, codici e  forme, tra graditi ritorni e prime apparizioni nella tipica costellazione di spazi cittadini

Dopo il vernissage del 30 ottobre alla Chiesa di San Bartolomeo con FujiIIIIIIIIIIIta e Amosphère e  l’anteprima nazionale del progetto 100 keyboards del sound artist giapponese Asuna giovedì 18 novembre  nel Complesso San Paolo, si parte martedì 7 dicembre nella prestigiosa cornice del Teatro Storchi con il  ritorno di Ryoichi Kurokawa, che continua il suo percorso a NODE dopo la mostra personale al-jabr nella  precedente edizione del festival e le performance del 2010 e del 2014. 

Kurokawa descrive i suoi lavori come sculture “time-based”, ovvero un’arte fondata sullo scorrimento  temporale, dove suono e immagine si uniscono in modo indivisibile. Il suo linguaggio audiovisivo alterna  complessità e semplicità combinandole in una sintesi affascinante. Sinfonie di suoni che, in combinazione  con paesaggi digitali generati al computer, cambiano il modo in cui lo spettatore percepisce il reale. L’artista presenta il suo ultimo progetto a/v, intitolato subassemblies in cui immagini di edifici in rovina e  spazi dismessi riconquistati dalla natura vengono renderizzati attraverso tecnologie 3d creando una realtà  dinamica ibrida in costante equilibrio tra ordine e caos. 

Contrappunto perfetto per il set di Kurokawa sarà lo scambio potente e liberatorio tra il musicista  elettroacustico e teorico francese François J. Bonnet (in arte Kassel Jaeger) e il compositore, produttore e  fondatore dei Sunn O))) Stephen O’Malley con il loro progetto collaborativo nato da una commissione di  ATONAL nel 2018 e virato sull’elettroacustica e su sonorità ambient. Una vasta pianura glaciale che si  dispiegherà lentamente sul pubblico, evocando la calma prima della tempesta, senza mai escludere la  tempesta stessa. 

Sempre al Teatro Storchi, mercoledì 8 dicembre Quayola ritorna a NODE insieme a SETA per presentare  Transient – Impermanent Paintings, un duetto di pianoforti motorizzati e proiezioni video, che combina  elementi umani e tecnologici mediante un sistema di algoritmi generativi non convenzionali. Pennellate iper realistiche ad altissima risoluzione si articolano, proiettate a grandi dimensioni, sulla superficie di una tela  digitale, dove le corrispondenze tra segni e note delineano i contorni di paesaggi sinestetici e polifonici. Il progetto da un lato prosegue la ricerca di Quayola sulle tecniche artistiche tradizionali nel contesto della  relazione uomo-macchina, distaccandosi però dai soggetti formali per focalizzarsi sulla sostanza computazionale dell’algoritmo; dall’altro è l’inizio di una nuova strada collaborativa di ricerca sonora e visiva  tra Quayola e Andrea Santicchia aka SETA. 

A seguire kistvaen, la performance di Roly Porter ed MFO. Il termine celtico che dà il nome al progetto  richiama un particolare tipo di tombe ipogee diffuse in epoca pre-cristiana nella contea del Devon. Da questo rudimentale monumento funebre nasce una narrazione per suoni e immagini in cui i field  recording, le strumentazioni folk e le elaborazioni digitali di Roly Porter intrecciano la scenografia di Marcel  Weber, costruita su una combinazione di immagini cinematografiche con effetti scenici e disegni luce  subliminali. Un contesto digitale sul quale si scontrano le suggestioni primordiali veicolate dalla voce di  Mary-Anne Roberts, interprete di canti rituali della tradizione funebre gallese. 

Altro atteso ritorno è quello di Robert Henke, dopo essere stato il main act della serata conclusiva del  festival al Teatro Storchi nel 2016. Il 9 dicembre al Cinema Astra l’ingegnere del suono e musicista tedesco  presenterà CBM 8032 AV, una performance audiovisiva immersa in un affascinante verde monocromatico  che spinge cinque Commodore CBM 8032 ai limiti delle proprie tecnologie tra variazioni di rumori e onde  sinusoidali digitali. Come dice l’artista stesso: “la tecnologia necessaria per realizzare ciò che viene presentato al pubblico oggi  era integralmente disponibile già nel 1980, ma sono stati necessari quasi 40 anni per far sì che il bagaglio di  immagini e suoni prodotti fino ad ora creasse il contesto culturale senza il quale l’idea di questa performance non avrebbe mai preso vita”. 

Si chiude il 10 dicembre nella Chiesa di Gesù Redentore (e non più nella Chiesa di San Bartolomeo come  precedentemente comunicato) con Dies Irae, una pièce per quartetto vocale femminile ed elettronica della  compositrice svedese Maria W Horn. Dies Irae trae la sua ispirazione da una composizione poetica in lingua latina risalente al XIII secolo ed attribuita a Tommaso da Celano. È una visione del giorno del giudizio, fra  salvezza divina e fiamme eterne che si apre con un coro e si conclude con un’improvvisazione per calici  armonizzati, voce ed elettronica. 

L’immagine di NODE 2021 è stata affidata all’artista slovena Natalia Trejbalova. Centerpiece 3 (Greetings  from Rachael) – questo il titolo – fa parte di una serie di sculture pensate per essere abitare gli ambienti di un  futuro non precisato, in cui la vita organica così come la conosciamo ha ceduto il passo a forme ibride non  catalogabili. Rappresentano dei piccoli mondi sintetici, nature morte fissate nel tempo, reliquie di un’altra  dimensione, destinate a essere contemplate per sempre nello stesso stato. 

NODE 2021 è una produzione Lemniscata e fuse* realizzata grazie al contributo dell’Assessorato alla  cultura del Comune di Modena, della Regione Emilia-Romagna e della Fondazione di Modena.


nodefestival.com