Atlantide 2017–2023, il progetto a cura di Lorenzo Balbi e concepito per il MAMbo da Yuri Ancarani, è un’“esplosione” del film Atlantide, presentato in anteprima nella sezione “Orizzonti” del Festival del Cinema di Venezia 2021, e successivamente in numerosi festival internazionali: un viaggio all’interno del processo di ricerca e dei diversi materiali prodotti, su cui l’artista ha fatto una selezione; ha dato loro una nuova formalizzazione nel corso degli ultimi sei anni, prima, durante e dopo la realizzazione del film.
In un’atmosfera avvolgente e immersiva, il pubblico può seguire una narrazione esterna, che va oltre il film in sé, grazie a una serie di contenuti inediti prodotti per la mostra.
Nonostante la trama del film, ambientato a Venezia, ruoti attorno a Daniele e ad altri ragazzi, la vera grande protagonista è la città lagunare e la sua unicità. Infatti, il fulcro è la Venezia-Atlantide ricreata dall’artista al MAMbo, una città difficile da definire, soffocata dallo sfruttamento turistico, e sotto costanti minacce ambientali che colpiscono l’intero pianeta ma che qui diventano particolarmente significative.
Oggi è ridotta a meno di 50.000 abitanti, che vivono sospesi tra il bisogno di lottare per non essere sommersi dalla laguna e dalle incessanti ondate di turismo, e la tentazione di abbandonare la lotta e lasciare la città al suo destino. Allo stesso tempo, da una prospettiva più ampia, la Venezia di Ancarani perde la sua connotazione geografica e urbana, e diventa un simbolo, una rappresentazione ideale della decadenza del capitalismo, e un modello che raffigura un problema globale.
La disperazione dell’adolescenza, il degrado di Venezia, e il deterioramento dell’ambiente e delle relazioni umane sono i temi principali che attraversano Atlantide 2017–2023, che può essere interpretata come un’unica opera corale.
Al termine del viaggio, ci si rende conto di quanto questi problemi e queste tematiche non riguardino solo Venezia o i veneziani, ma coinvolgano direttamente tutti noi.
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