Kunstraum Kreuzberg/Bethanien – Berlino
28 / 09 / 2019 - 15 / 12 / 2019

L’industria delle armi è regolarmente coinvolta in polemiche quando viene rivelato che i rappresentanti del commercio delle armi fanno parte del consiglio del Whitney Museum di New York, quando la sospensione delle esportazioni tedesche di armi in Arabia Saudita è solo a breve durata o quando il commercio delle armi gioca un ruolo chiave nel controllo europeo delle frontiere. Il progetto Up in Arms porta questi temi nello spazio espositivo, chiede trasparenza nel commercio delle armi ed evidenzia le connessioni sia locali che globali.

Sicurezza, difesa, diplomazia: questi presunti principi dell’industria bellica sembrano a un primo impatto ragionevoli e addirittura auspicabili. Chi potrebbe obiettare? Sono in realtà una strategia di pubbliche relazioni che copre le ripercussioni spiacevoli e conflittuali di questo business.

Up in Arms si concentra sugli aspetti negativi dell’industria. Attraverso varie opere d’arte, il progetto offre una visione più dettagliata del commercio d’armi e delle sue ramificazioni, spesso ignorate. L’artista Hito Steyerl indaga le origini di un proiettile di una mitragliatrice che ha ucciso un amico, rivelando così i legami tra l’industria bellica e il mondo dell’arte.

Il lavoro di Lana Čmajčanin traccia una mappa dell’utilizzo della pistola modello FN M1910 e mostra i luoghi in cui quest’arma ha influenzato la storia del mondo. Altri artisti hanno visitato fiere di armamenti e ne hanno illustrato le assurdità in diverse opere. La mostra espone opere create da artisti che hanno avuto a che hanno incontrato personalmente armi e violenza, insieme a materiale che documenta la rete storica e globale dell’industria bellica.

Metaforicamente Up in Arms (“Sul piede di guerra” o anche “Indignato”), le opere hanno fatto luce sulla rete del commercio delle armi. Le sue ramificazioni devono essere rese più tangibili, perché la sicurezza non si estende mai a tutte le persone, la difesa è sempre difesa contro altri e una diplomazia che serve gli interessi dell’industria bellica non è una soluzione diplomatica.

Up in Arms è una mostra e un progetto di ricerca che si occupa delle strutture dell’industria bellica sia a livello locale che internazionale. Usando come punto di partenza John Heartfield, i cui poster politici sono un esempio cruciale di come l’arte possa essere utilizzata come arma di protesta, e includendo personalità come Jill Gibbon, Vanessa Gravenor, Sonia Hedstrand e Regina José Galindo, la mostra presenta le prospettive degli artisti e le loro analisi critiche dell’industria.

Il modo in cui l’arte stessa possa essere usata come arma di protesta contro il commercio delle armi è anche un punto fondamentale della competizione Art in the Underground, che avrà luogo parallelamente alla mostra. L’edizione di quest’anno di Art in the Underground delinea e visualizza la presenza dell’industria bellica a Berlino attraverso il posizionamento di alcuni lavori vicino ai siti centrali dell’industria delle armi, sia da un punto di vista storico che contemporaneo.

Al fine di collegare meglio opere specifiche con informazioni più ampie riguardanti sia chi è coinvolto nel commercio delle armi sia chi lavora contro quest’ultimo, una mappa online sosterrà quella fisica. Il programma pubblico di accompagnamento delle mostre si concentrerà ed esplorerà ulteriormente altri aspetti del commercio delle armi, sotto forma di dibattiti con artisti e partner di collaborazione, proiezioni di film e tour guidati di Berlino.

Una serie di tour guidati sviluppati in collaborazioni con l’iniziativa civile LobbyControl sarà connessa alle commissioni di Art in the Underground per dare un’occhiata all’intersezione tra lobbismo e il commercio delle armi. Inoltre, una serie di articoli di ricerca sarà pubblicata nel corso della mostra sul sito internet di Up in Arms.


http://upinarms.ngbk.de/entrancepage-en/

https://ngbk.de/en/