Julien Prévieux è un’artista multidisciplinare che indaga da anni il rapporto tra umano e tecnologie, utilizzando formati e linguaggi eterogenei. Molti suoi lavori sfuggono a categorie linguistiche e disciplinari specifiche. Sono processi aperti, esperimenti sociali su quelle che l’artista definisce “relitti di crisi”, residui iconici di scandali finanziari, casi giuridici,  tracce di sistemi simbolici o codici visivi prodotti dai sistemi economici e politici.

Ha lavorato con elenchi, diagrammi; strumenti e processi per classificare, archiviare e visualizzare la realtà, mettere in discussione le categorie di passato e futuro. Come racconta, l’esplorazione cosa succede nel ‘back-end’ della società è diventata una metodologia per tentate di rappresentare fenomeni molto complessi che riguardano il lavoro, la ricerca scientifica, l’innovazione tecnologica, il copyright, le disuguaglianze nell’accesso alla conoscenza. Il suo lavoro What Shall We Do Next? (Sequence #2) è al centro della terza tappa di INBTWN, la rassegna di Centrale Fies che ho curato e che indaga le relazioni tra corpo e tecnologie tra spazio fisico e rete. What Shall We Do Next? (Sequence #2) è un video parte della più ampia ricerca dell’artista dedicata allo studio dei gesti codificati e brevettati dalle aziende di ICT.

A partire da domande come “Perché ci muoviamo come ci muoviamo? Come ci muoveremo tra uno, 10 o 100 anni? Chi possiede i nostri gesti?” l’artista ha raccolto a partire dal 2006 i documenti originali dei brevetti registrati presso lo United States Patent and Trademark Office. Questi brevetti definiscono collezioni di gesti di quello che Prévieux  definisce ‘archivio dei gesti futuri’, un sapere incorporato dai corpi degli utenti attraverso l’uso dei dispositivi e di proprietà di aziende come Apple, Amazon, Google, Samsung, Sony e altre.

Julien Prévieux
What Shall We Do Next?
(Sequence #2) 
(2014)
HD Video e database
21 Settembre – 30 Ottobre 2020
INBTWN Capitolo III
A cura di Claudia D’Alonzo
Per XL – Centrale Fies
www.inbtwn.it

Julien Previéux, What Shall We Do Next (Sequence #2)
HD video (film still), 16’47”, 2014
Performers: Rebecca Bruno, Kestrel Leah, Jos McKain, Samantha Mohr, Andrew Pearson, Anna Martine Whitehead

I gesti contenuti nei brevetti sono alla base di una serie di lavori nei quali Julien Prévieux rielabora e ricontestualizza i contenuti in diversi formati: film di animazione, performance di danza e video. Sequence #2 è un film realizzato con sei performer che interpretano come spartiti di danza alcuni tra i gesti e i diagrammi contenuti nei brevetti. Per INBTWN il video è presentato insieme ad un database dei brevetti originali depositati da aziende.

Claudia D’Alonzo: Parte dei tuoi lavori è ispirata da notizie di cronaca o casi giudiziari. Sembra che tu voglia mettere in luce eventi poco conosciuti quali sintomi di più ampie condizioni sociali e/o politiche, ricercando, selezionando e rielaborando documenti, fonti, tracce o ‘relitti’ di fatti reali.

Tra i riferimenti di What Shall We Do Next? (Sequence #2) c’è una serie di articoli sul procedimento legale tra Samsung e Apple per il brevetto del gesto “slide to unlock”. Come sei arrivato a lavorare a questo progetto?

Julien Prévieux: Ho iniziato a collezionare brevetti di gesti nel 2006: nel momento in cui viene inventato un nuovo dispositivo o un nuovo strumento, vengono descritti in un brevetto come funzionerà tale invenzione e in che modo l’utente interagirà con essa. I gesti che ne attivano le varie funzioni sono parte integrante dell’invenzione e, in un certo senso, essi possono avere un proprietario tanto quanto lo strumento stesso. All’inizio rimasi sbalordito dall’idea che qualcuno possa possedere qualcosa come il movimento di due dita su uno schermo. Questi gesti che attivano funzioni differenti sono in una certa misura di proprietà di chi ha inventato il dispositivo. Da un altro punto di vista, ho ipotizzato che questi i gesti brevettati oggi siano i movimenti che potremmo dover eseguire in futuro. Ho iniziato a collezionare tali movimenti specifici effettuando una ricerca sul sito web dello United States Patent and Trademark Office.

Nel 2011, questo processo di brevetto dei gesti ha portato alla nota controversia relativa al movimento “slide-to-unlock” che Apple aveva brevettato già parecchi anni fa. Steve Jobs si era impegnato in una politica di deposito massiccio di brevetti, scatenando una sorta di “guerra dei brevetti” con le aziende rivali. Il gesto “slide-to-unlock” venne presentato in quel contesto come una delle prove che Samsung/Android aveva plagiato Apple.

Julien Previéux, What Shall We Do Next (Sequence #2)
HD video (film still), 16’47”, 2014
Performers: Rebecca Bruno, Kestrel Leah, Jos McKain, Samantha Mohr, Andrew Pearson, Anna Martine Whitehead

Claudia D’Alonzo: Come hai lavorato con i performer? C’era una connessione con il caso della Martha Graham Dance Company, un altro dei tuoi riferimenti nella ricerca per What Shall We Do Next?

Julien Prévieux: Ho lavorato con i danzatori in diversi modi. Ho iniziato con degli studenti di danza all’università di Paris 8. Ho condotto un workshop per testare assieme i vari gesti e verificare come avremmo potuto lavorare con questi materiali. Avevo in testa coreografe come Yvonne Rainer che usano gesti quotidiani per realizzare coreografie task-oriented. Poi ho lavorato con Rebecca Bruno, una coreografa e danzatrice di base a Los Angeles, con la quale ho collaborato alla scrittura e alla coreografia di una performance dal vivo, pensata come una dimostrazione di questi movimenti potenziali. In seguito, ho lavorato direttamente con gruppi di danzatori per espandere questa prima partitura e filmare la performance.

Nella versione live della performance intitolata What Shall We Do Next (Sequence #3), racconto la storia del famoso processo che ha coinvolto la coreografa Martha Graham. Poiché era diventata una dipendente della sua compagnia, lavorava su commissione e non possedeva quasi nulla del repertorio che aveva creato. È questo un caso studio che riguarda il modo in cui la danza può essere soggetta al diritto d’autore. Un altro aspetto del modo in cui gesti e concetto di proprietà possono venire mescolati nelle culture capitaliste.

Julien Previéux, What Shall We Do Next (Sequence #2)
HD video (film still), 16’47”, 2014
Performers: Rebecca Bruno, Kestrel Leah, Jos McKain, Samantha Mohr, Andrew Pearson, Anna Martine Whitehead

Claudia D’Alonzo: Hai definito What Shall We Do Next (Sequence #2) un progetto nato da un archivio di gesti futuri. La tua ricerca si caratterizza per il modo in cui collezioni, classifichi, archivi e modelli i fenomeni, per poi creare modalità alternative alla rappresentazione della loro complessità, attraverso una varietà di codici e linguaggi differenti. Potresti dirmi di più su questo aspetto del tuo lavoro?

Julien Prévieux: What Shall We Do Next? è parte di un corpus di opere con un ambito di ricerca comune, che prende come spunto iniziale lo studio dell’influenza della tecnologie sui corpi. Questo processo ha avuto inizio durante la creazione di differenti “sequenze” per What Shall We Do Next? Questo lavoro ha assunto varie forme: workshop con studenti come già ho detto, performance con danzatori, un film d’animazione e un cortometraggio.

Allo stesso modo, nel mio altro film Patterns of Life, i momenti cruciali della storia della tecnica del ‘motion capture’ sono reincarnate dai danzatori dell’Opera di Parigi. Dalla registrazione delle camminate patologiche di Georges Demenÿ nel tardo ‘800, alle strategie di spionaggio ‘activity-based’ dell’Agenzia di Intelligence Geospaziale del Dipartimento della Difesa Statunitense, il film rivisita la genealogia della quantificazione e visualizzazione del movimento, e le diverse modalità di attribuire un significato alla registrazione dei movimenti del corpo.

La storia della scienza diventa serie di istruzioni coreografiche attivate in situazioni specifiche. Queste opere condividono un medesimo desiderio di animare materiali che hanno a che fare, pur a diversi livelli, con gli archivi e l’ottimizzazione e il controllo dei corpi, passando da un medium all’altro (performance, film o workshop) senza necessariamente stabilizzarsi in una versione definitiva. Tali lavori aprono un campo di ricerca cruciale sugli attuali modelli di controllo della società e mostrano diversi tentativi di creare una biforcazione a partire dai materiali originali. Sono modi di riappropriarsi di gesti, conoscenze o forme di vita. Modalità potenziali per rimescolare le carte.

Julien Previéux, What Shall We Do Next (Sequence #2)
HD video (film still), 16’47”, 2014
Performers: Rebecca Bruno, Kestrel Leah, Jos McKain, Samantha Mohr, Andrew Pearson, Anna Martine Whitehead

Claudia D’Alonzo: Attualmente si parla molto di machine learning. Credo che What Shall We Do Next? ci porti a mettere in discussione nuovi aspetti dell’apprendimento umano in relazione alle tecnologie. Ti chiedo quindi: cosa stiamo imparando dalle macchine? Quali norme stiamo incorporando o in che modo esse stanno disciplinando i nostri corpi?

Julien Prévieux: Tornando al discorso del brevetto dei gesti: incorporiamo movimenti concepiti a monte da ingegneri e aziende. In qualità di esseri viventi tecnicizzati che si evolvono in un mondo modellato in buona parte da dati, stiamo incorporando molti dei movimenti che vengono progettati per noi: lo scorrimento infinito o il “pizzica per ingrandire” sono parte della nostra quotidianità. Questo fenomeno si è amplificato negli ultimi anni insieme alla crescita di tecnologie della conoscenza e del potere, rese possibili dall’acquisizione e dall’interpretazione del movimento. Questi recenti sviluppi sono solo l’ultima parte di una storia più vasta nella quale i corpi stanno assumendo nuove tecniche corporee contro la loro volontà.

Ma la situazione non è così deprimente come suona. Tale processo di incarnazione non sempre funziona: molti gesti concepiti in anticipo vengono “ritirati” o diventano obsoleti, rimpiazzati da altri gesti. Un esempio è quello di “scorri per sbloccare”. Un gesto di successo qualche anno fa, ma chi se ne ricorderà in cinque anni? Molteplici feedback loop concorrono a causare la stabilizzazione o la scomparsa di un gesto. Inoltre lo stato dei nostri gesti è come un enorme e instabile cantiere in costruzione, e a dire il vero lo è sempre stato. Marcel Mauss racconta della tecnica di nuoto che gli venne insegnata: doveva soffiare fuori l’acqua dalla bocca mentre nuotava, per avanzare come fosse un battello a vapore. Pochi anni e quella tecnica era scomparsa.

Julien Previéux, What Shall We Do Next (Sequence #2)
HD video (film still), 16’47”, 2014
Performers: Rebecca Bruno, Kestrel Leah, Jos McKain, Samantha Mohr, Andrew Pearson, Anna Martine Whitehead

Claudia D’Alonzo: La NUI (Interfaccia utente naturale) è uno dei temi principali di What Shall We Do Next?, insieme ad altri esempi storici come il Theremin e la tecnica del Tape Drawing. Perché hai scelto di focalizzarti su queste specifiche interfacce? Potresti dirmi di più a riguardo?

Julien Prévieux: Lavorare con le NUI è un modo di guardare da un particolare “buco della serratura” tecnologico, che permette di comprendere meglio le intricate relazioni tra capitalismo e corpi in movimento. Le NUI sono un buon punto di osservazione per guardare alle micro-dimostrazioni di un sistema di governo che consiste nell’intreccio di strategie di governance provenienti dal mondo dell’imprenditoria e dal simultaneo ricorso all’intervento dello stato per garantire le operazioni di mercato. Questa strategia politico-economica è basata su tecnologie atte a misurare, valutare, monitorare e mobilizzare corpi e individui, i principi dei quali possono essere scomposti e portati alla luce.

Claudia D’Alonzo: “Un rotolo di carta bianca da parati lungo circa sette o otto metri e largo cinquanta centimetri viene inchiodato al suolo e diviso a metà nel senso della lunghezza con una linea tracciata a matita. Le piante dei piedi del soggetto dell’esperimento vengono cosparse a questo punto con ossido di ferro in polvere che le tinge di un bel colore rosso ruggine. Le impronte che il paziente lascia camminando lungo la linea direttrice permettono una perfetta misurazione dell’andatura secondo diversi parametri. A causa di possibili malattie, alcuni pazienti camminavano in modo tale che ad ogni passo sembravano sul punto di cadere. Ciò che è incredibile è che, dopo essere state diagnosticate migliaia di volte nel corso del 19° secolo, queste condizioni smisero di venire identificate. Potrebbe essere che atassia, tic nervosi e distonia sono progressivamente diventati la norma?”

E’ un estratto da Note sul gesto di Giorgio Agamben che è citato nel film. Quali aspetti del suo discorso sul gesto t’interessano?

Julien Prévieux: WSWDN (Sequence #2) è accompagnato da un voice-over basato su un collage di differenti fonti: paragrafi estratti dai brevetti, il testo di un designer sulle interazioni uomo-computer, o questa citazione di Agamben da Note sul gesto. Per Agamben questa non è una domanda: dopo essere state diagnosticate migliaia di volte nell’800, alcune malattie che comportano impulsi del corpo hanno smesso di essere identificate come tali. A suo avviso, atassia, tic nervosi e distonia sono progressivamente diventati la normalità, il ché spiega perché non vi prestiamo più attenzione. Questa citazione apre una riflessione in relazione all’idea di norma e standardizzazione.

Mescolando il lavoro con il corpo, scenografie minimaliste e la presenza di testi sul palco o attraverso un voice-over, concepisco forme di “performance documentaristica”. In questo caso ciò è legato all’interazione uomo-computer, ma più in generale potremmo chiederci: quali siano i singoli effetti della quantificazione incessante sui nostri corpi e le nostre vite? Credo che ci siano modi per uscirne. La danza è una delle possibilità, così come lo sono lo humour e ciò che abbiamo definito Statactivisim.