Si dice che conosciamo più le galassie lontane che il fondo degli oceani sulla Terra. Si potrebbe dire quasi la stessa cosa a proposito della nostra relazione con il futuro. Il futuro lontano può sembrare più familiare rispetto al presente oscuro. Sappiamo che arriverà, indipendentemente dal fatto che saremo presenti per testimoniarlo.
Proprio adesso sta avendo luogo nel mondo un riallineamento di risorse, tecnologie ed energie. Il segno di questo insieme che sta emergendo, tuttavia, è indistinto e confuso. Queste tendenze, queste nuove realtà sono difficili da descrivere nelle lingue conosciute dell’unione e del conflitto, dell’affinità e dell’antagonismo, dell’individualità e della collettività. Può costituire l’incertezza propria del domani un’immagine ad alta risoluzione momentanea di qui e di adesso?
Ribellioni ad intermittenza, a volte accompagnate da suicidi cibernetici o a volte da algorave straordinari, un aumento in parallelo dei tentativi di esorcizzare i fantasmi che infestano il meccanismo del capitale. Questo è sia un luogo comune sia la novità. Tempi verbali differenti, il presente progressivo e il futuro imperfetto si sussurrano a vicenda come degli innamorati in una relazione a distanza ai due capi di una chat line frastagliata.
Curata dalla Raqs Media Collective, In the Open or in Stealth: The Unruly Presence of An Intimate Future sarà un luogo di scoperta a più livelli che analizza il concetto di un futuro in cui varie storie e geografie vengono rese con il dialogo, favorendo una pluralità di possibilità e di quesiti seguendo percorsi che intrecciano, aggrovigliano e mostrano le relazioni tra oggetti, sentimenti e concetti, mentre tracciano simultaneamente spazi indeterminati tra di loro.
Una lista stilata di artisti che comprende: Rosa Barba, Jeamin Cha, Mark Chung, Liao Fei, John Gerrard, Geumhyung Jeong, Hassan Khan, Charles Lim, Cristina Lucas, Kabelo Malatsie, Dillon Marsh, Huma Mulji, Mehreen Murtaza, Joe Nishizawa, Nontsikelelo Mutiti, Bahar Noorizadeh, Lucy Parker, Racter, Santiago Ramón y Cajal, Muhannad Shono, Tito Zungu e persino delle commissioni nuove quando i progetti di Rupali Gupte y Prasad Shetty, Bhagwati Prasad, Rohini Devasher, Abhishek Hazra, Ivana Franke, Lantian Xie, Marzia Farhana verranno presentati così come l’intervento della Raqs Media Collective.
Un’estensione della mostra sarà un programma di mediazione – intitolato the 21 Personae – che analizzerà il tessuto urbano della nostra società attraverso storie della vita reale di vari abitanti di Barcellona. Il progetto instaura un dialogo tra il Museo e la città, dando luogo ad una collezione di cronache urbane.
Raqs Media Collective è stato creato nel 1992 da Jeebesh Bagchi, Monica Narula e Shuddhabrata Sengupta. La parola “raqs” in diverse lingue denota un’accentuazione della consapevolezza e della presenza raggiunta attraverso un animo in uno stato di rivoluzione in movimento e in continuo cambiamento. Raqs Media Collective ha questo senso di “contemplazione cinetica” e un coinvolgimento energetico e irrequieto con il mondo e con il tempo.
Raqs agisce attraverso diverse forme e mezzi: fa arte, realizza performance, scrive, cura le mostre e occupa una posizione unica nell’intersezione tra arte contemporanea, speculazione filosofica e indagine storica. I membri della Raqs Media Collective vivono e lavorano a New Delhi, in India.