K21 - Düsseldorf
26 / 09 / 2020 – 10 / 01 / 2021

La mostra Hito Steyerl. I Will Survive al K21 è la prima rassegna completa dei lavori dell’artista, regista e autrice a essere presentata in un museo tedesco. La mostra, sviluppata congiuntamente dalla Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen e dal Centre Pompidou, sarà presentata prima a Düsseldorf per poi sportarsi a Parigi, dove sarà visitabile a partire da febbraio 2021.

Susanne Gaensheimer, direttrice del Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen: “Con la mostra Hito Steyerl. I Will Survive al K21, siamo davvero lieti di presentare per la prima volta in Germania una rassegna completa del lavoro di questa importante artista, regista e autrice. Steyerl è attualmente una delle figure più importanti a livello internazionale quando si tratta di riflettere sul ruolo sociale dell’arte e dei musei, di sperimentare forme di presentazione mediatica e di esaminare criticamente i dati e l’uso dell’intelligenza artificiale”.

Il cuore della presentazione al K21 è la nuova installazione multimediale SocialSim, appositamente sviluppata per la mostra e con la quale Steyerl (classe 1996) esplora criticamente il potenziale del digitale, della simulazione e dell’intelligenza artificiale per quanto riguarda la creatività artistica, le modalità di esposizione museale, gli sconvolgimenti sociali e le condizioni pandemiche.  Questo lavoro esplora le linee di frattura sociale e le condizioni della produzione artistica durante la pandemia. È anche una riflessione sull’isteria collettiva e sui social network. Steyerl guarda con occhio critico la produzione di massa dei contenuti i quali vengono sempre più controllati e manipolati dagli algoritmi. SocialSim, inoltre, ripercorre i momenti di isteria di massa del passato, come ad esempio la piaga del ballo tra il XIV e il XVI secolo, che Steyerl trasforma in una simulazione sociale chiamata Dancing Mania (piaga del ballo). Nell’opera compare anche un ispettore della polizia televisiva in licenza a causa della pandemica e una task force alla ricerca del dipinto perduto Salvator Mundi di Leonardo da Vinci.

SocialSim sarà esposta al piano terra del K21, insieme a un’ampia selezione dei precedenti lavori di Steyerl. Oltre alle installazioni su larga scala degli ultimi dieci anni (In Free Fall, 2010; Guards, 2012; How Not to Be Seen. A Fucking Didactic Educational .Mov File, 2013; Is the Museum a Battlefield?, 2013; Duty-Free Art, 2015; HellYeahWeFuckDie, 2016; The City of Broken Windows, 2018; This is the Future / Power Plants, 2019; e Mission Accomplished: Belanciege, 2019) l’attenzione si concentrerà sui primi film girati da Steyerl appena dopo la fine dei suoi studi in Documentary Film Direction. Deutschland und das Ich (Germany and the Ego, 1994), Babenhausen (1997), Die leere Mitte (The Empty Middle, 1998), e Normalität (Normality, 1999) sono dedicati al rinascente razzismo e nazionalismo nella Germania della post-riunificazione. Insieme a November (2004) e Lovely Andrea (2007), saranno proiettati due film al centro dell’opera di Steyerl, in cui la diffusione di immagini, il tema della morte (dell’amica Andrea Wolf) e la messa in discussione critica della sostenibilità del modo di fare documentari nel cinema si rivelano essere il nucleo dell’approccio filmico-artistico della Steyerl.

 

Hito Steyerl come artista, regista e autore

I film di Steyerl sono spesso impregnati del nervosismo visivo di Internet. Le immagini, ampiamente distribuite, condivise, manipolate e commentate su rete mondiale, costituiscono un ricco gruppo per i suoi collage film associativi, in cui vengono utilizzate varie tecniche di elaborazione delle immagini, compreso l’ampio uso dell’animazione 3D. Ciò rivela una certa distanza dal linguaggio dei tradizionali film documentari, che Steyerl ha definito con il termine “incertezza documentaria”, descritto e analizzato in numerosi saggi e conferenze.

Laureata all’HFF – Università di Televisione e Cinema di Monaco di Baviera, poi dottoranda in Filosofia ed ora professoressa in Experimental Film and Video all’UdK – Università delle Arti di Berlino, Steyerl attinge anche a fonti storiche per i suoi film e testi, incorporando la filosofia della storia di Walter Benjamin e la “dialettica negativa” della Scuola di Francoforte come base del video – saggio che ha contribuito a sviluppare. Tra le numerose fonti utilizzate in modo produttivo ci sono, per citare forse le più importanti, i commenti di Theodor W. Adorno sul saggio come forma di argomentazione sommaria e soggettiva, il saggio cinematografico di Harun Farocki e infine il rivoluzionario linguaggio cinematografico di Jean-LucGodard. A queste si aggiungono citazioni alla cultura pop, dai successi della disco music al Monthy Python’s Flying Circus e al game design.

Ma nonostante il suo umorismo e la sua propensione al paradosso, dietro i suoi film pungenti e piuttosto corti – di una durata massima di trenta minuti – c’è un interesse coerente per la critica post-coloniale, la teoria ecologica, gli approcci femministi, la critica ai Big Data e l’industria della sorveglianza, con la quale la stessa Steyerl esercita ora una grande influenza sulla teoria e la pratica artistica di una generazione più giovane.

Un altro interrogativo sul suo essere autrice diventa evidente, per esempio, nel novembre 2004, quando una voce fuori campo (Steyerl) afferma: “Non sono io che racconto la storia, ma piuttosto la storia che racconta me”. Qui diventa chiaro che la Steyerl si occupa di una storia dell’esistenza che non è solo la sua, ma quella di un’intera generazione, come ha sottolineato Florian Ebner in una lode all’artista in occasione della consegna del premio Käthe Kollwitz all’Accademia delle Arti di Berlino nel febbraio 2019.

Cooperazione tra il Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen e il Centre Pompidou

La presentazione non è solo la prima mostra antologica di Steyerl in Germania e la sua prima grande mostra in Francia, ma anche una prospettiva franco-tedesca sull’opera. In un momento in cui l’arte sta diventando sempre più oggetto di investimenti e speculazioni, determinata e guidata dagli interessi commerciali privati delle grandi gallerie e dei potenti oligarchi, il concetto di arte pubblica sta assumendo una nuova rilevanza. Qui l’approccio dell’artista incontra l’accresciuta consapevolezza della coesione della sfera pubblica e dell’arte, rappresentata genuinamente dai due musei statali, il Kunstsammlung Nordrhein-Westfalen e il Centre Pompidou. Ultimo, ma non meno importante, l’antagonismo tra la sfera privata e quella pubblica è soggetto del nuovo lavoro di Steyerl e, in questo contesto, la collaborazione tra i due musei può essere interpretata come un’affermazione a favore dell’arte nell’ambito di una politica culturale socialmente responsabile.

Curatore: : Doris Krystof per K21 Düsseldorf


Link: https://www.kunstsammlung.de/