Everything started with a collective show of Austrian artist at the Alliance Francaise in Nairobi in March 2006, Economy class. Here different prospectives and attitudes of a group of artists coming from Vienna (Barbara Husar, Michael Lampert, Alexander Nikolic and Lukas Pusch), of an artist living in Nairobi , Sam Hopkins, meet with the life of a 700,000 inhabitants slum in Nairobi , Mathare.

The result is Slum-tv, a television street project which describes the lives and identities of this city in the city from a point of view which is far from the common sense of the western means of information and with the idea of using poor and basic technologies to spread training, self narration and the development of a self financing economy.

Alexander Nikolic, a Serbian artist living in Vienna and accustoms at the creation of collective projects in the physical and media public spaces, Lukas Pusch, Viennese artist with a strong political and critical attitude, and Sam Hopkins, an expert-artist living in Nairobi with different projects of participations – in different forms and media – in the problematic local and suburban communities, tell the birth and the possible developments of Slum tv. The exhibition at the Alliance Francaise, the approach to the community of Matharewith the help of Sam Hopkins, a performance entitled Vienna Voodoo of Lukas Pusch and his documentation, Making of Vienna Voodoo of Alexander Nikolic with the idea of making a guide-video from the slum-tv project, date back to the spring 2006. thanks to the contacts with a sport local association, Mathare Youth Sports Association (MYSA) and with a cultural subsection shootback where 5 photographers work (among them Julius Mwelu and Fred Otienu, who join the group for the making of Vienna voodoo) the project is now ready to start.

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Lucrezia Cippitelli: from the documents of the Vienna Voodoo performance and the production of the guide video in Slum tv: tell me more about the process of the creation of this street tv.

Lukas Pusch: Si trattava della mia prima volta in Africa, così ho pensato che la cosa migliore sarebbe stata giocare proprio su questo. Pensai: „Sii solo ciò che sei”. Un bianco mitteleuropeo con una famiglia borghese alle spalle, cosa che non aiuta. Così ho comprato uno smoking bianco e sono andato a Mathare indossandola. Il più grande slum di Nairobi, con 700 mila abitanti che vivono senza fognature, elettricità ed acqua. Durante la performance, i bambini di una scuola sono saltati in piedi gridando „Benvenuto!” e „Grazie per visitare la nostra classe!”, quando mi vedevano indossare lo smoking. Gli ho regalato delle caramelle mentre il direttore mi faceva visitare le classi sotterranee e senza finestre. Abbiamo visitato le baracche illegali vicino al fiume Nairobi, in cui spesso l’unica sorgente idrica sono i canali di scorrimento della mondezza, che portano alle malattie ed alla cecità.

Ma io sono arrivato in Africa come artista e non come operatore sociale. Volevo mostrare due mondi in una sola immagine: qualcosa di simile a quello che Polke o Kippenberger hanno chiamato „Kapitalistischer Realismus” (Realismo Capitalista).La mia prima idea era solo di fare una serie di foto che sarebbero state parte del mio progetto Vienna Voodoo . In seguito con Alex abbiamo sviluppato l’idea di combinarle con un video. La prospettiva cambiava: Realismo Capitalismo. Due realtà si uniscono laddove normalmente sarebbero separate in aree chiuse ben definite da confini. Gli abitanti di Mathare erano felici vedendomi elegantemente vestito, non erano scioccati, ma al contrario rappresentavo per loro la normalità, perché nella loro realtà ogni bianco è ricco. Il vestito elegante era più un espressione di rispetto che una provocazione. La nostra visione dell’Africa è al contrario compassionevole: bambini che muoiono di fame, guerra, AIDS. Non appariamo se non come Buoni Samaritani, Aiuti umanitari o Medici senza Frontiere. Operatori sociali.

Mentre filmavamo, Fred e Julius ci dicevano che avevano partecipato alla produzione di un documentario tedesco un anno prima: dopo la prima proiezione erano tristi e commossi perché un terzo delle persone filmate erano nel frattempo morte. Così abbiamo avuto l’idea di Slum-TV : ciò che era iniziato come Making of Vienna Voodoo , sviluppato con interviste agli abitanti di Mathare su prospettive e problemi del quartiere, è stato il test generale per Slum-TV.

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Sam Hopkins: La performance di per sé mi ha lasciato molto scettico ma sono rimasto sorpreso per le reazioni così differenti che ha suscitato. Dalle risate delle persone, che sembravano capire l’assurdità della reazione, forse comprendendo che si trattava di una performance, a quelli che – come il direttore della scuola semisotterranea che abbiamo visitato – sembravano colpiti dal simbolo della salute e della grandeur e dal fascino spettacolare dell’europeo. Poiché eravamo in due a fare le foto, mi è capitato qualche volta di riprendere anche Alex in uno scatto: riguardando queste immagini sono rimasto sorpreso dal fatto che stavamo tutti performando.Penso che quest’elemento ha dato alla performance una dinamica cruciale: sottolineando lo spettacolo dell’uomo bianco ricco a Mathare più che documentarne la presenza e nient’altro, abbiamo presentato agli spettatori locali un’immagine diversa. Anche se non è inusuale per i locali vedere stranieri che girano per il quartiere con attitudine da giornalista, credo che noi abbiamo dato un’immagine differente.

Sono più interessato dalla questione della fruizione primaria e secondaria del progetto. Credo che prima di tutto Slum-TV deve avere senso in relazione al MYSA, ai membri di Shootback ed all’audience che guarderà. I nostri fini sono vari: dare la possibilità alla gente di Mathare di documentare le loro vite, piuttosto che lasciare che siano imposte da un esterno con la sua struttura mentale prestabilita; preservare una documentazione della vita a Mathare; costruire un archivio digitale con alcune delle storie della valle; organizzare delle proiezioni sicure negli spazi pubblici, cosa che sarebbe più un’eccezione che una consuetudine per quartiere. Io sento inoltre un’esigenza forte di non perdere l’audience locale e rispondere alle loro richieste. In caso contrario, se diventasse la consuetudine per noi controllare i contenuti perché sarebbe più interessante per la piattaforma web che ospiterà i video (audience secondaria), sentirei che il progetto rasenterebbe lo sfruttamento.

Alexander Nikolic: Ci siamo resi conto che lavorare con i media era qualcosa di inevitabile per questo spazio. Tutto ciò che avevo in mente – lavorare con archivi, media, andare lì tutti insieme – aveva perfettamente senso per Mathare. Per questo abbiamo inventato Slum-TV , più con l’idea di un archivio e di uno spazio di produzione di notiziari che una televisione di strada. La gente del quartiere guarda la televisione in forma pubblica: calcio inglese e bolckbusters hoollywoodiani. Abbiamo dunque pensato che sarebbe stato più semplice applicare le strategie della televisione delle origini, in cui qualsiasi broadcast o proiezione nei cinema era sempre accompagnato da un notiziario. Quindi aggiungere il notiziario a un archivio perché non si perda, finché nel futuro, quando i cellulari avranno delle telecamere migliori, i video potranno essere uploadati da dovunque.

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Lucrezia Cippitelli: Until now, you found the funds to bring the instruments at the Mathare community and to share with then for a certain time instruments, skills and methods of work and production. What will be the plans for the future? You have spoken about the intent of moving within the “Capitalist Realism” whose possible interpretation interests me for its specific/local meaning (read: the context of Mathare) but also because it is a concept which could be transposed without problems into a different reality and not necessary “not-western” or “not European.

Lukas Pusch: “Kapitalistischer Realismus” è un termine inventato da Sigmar Polke e Gerhard Richter nei primi anni Sessanta in opposizione al „Realismo Socialista”. Kippenberger lo ha usato anche più tardi, ma la mia idea è di mostrare il capitalismo così come è, ma senza insegnare o fare moralismi come Brecht. Nella performance Vienna Voodoo project poso con uno smoking bianco davanti a una macchina fotografica… Non critico i cattivi capitalisti, ma mostro noi stessi come parte di un sistema.

Alexander Nikolic: Nel contesto locale la performance di Lukas funzionava perfettamente: una giacca bianca è comune a Nairobi, perché riflette il sole. Puoi vedere parecchi bianchi ricchi indossarla a Nairobi, ma non a Mathare. Il direttore della scuola che ci ha accolto dimostra che lo smoking funzionava anche localmente. Il „Capitalismo Realista” funziona ovunque ed anche nello stesso periodo in cui ha funzionato il „Realismo Socialista”, ed in origine giocava con le immagini dell’American way of live: pubblicità, video musicali, Hollywood e tutto il resto delle promesse utopiche, negli anni Sessanta come nei 2000. I robot ci sostituiranno nel lavoro, nessun umano farà mai più lavori fisici, il mondo sarà un paradiso. Io vorrei che il „Realismo Capitalista” mostrasse questo paradiso.

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Lucrezia Cippitelli: What is the subversion and how can the artist compare with it?

Lukas Pusch: Non esiste sovversione in arte. L’Arte è borghese. L’arte non può cambiare il mondo.

Alexander Nikolic: Sono in parte d’accordo con Lukas, eccetto che credo esista la sovversione in arte. L’arte può avere un impatto nella percezione che ogni individuo a del mondo. L’arte esiste anche laddove normalmente non potrebbe esistere. Non è la funzione dell’arte cambiare il mondo.

Lucrezia Cippitelli: another point of view is the new media art context: it means using new technologies and in particular of digital instruments for the production and distribution. I believe that the real power of the project consists in the use of basic and economy technologies as the medium of building, of self representation and self narration, far beyond every theoretical topics on the new media… how do you accept the fact to be involved in this new media milieu, often more focused on instruments and theories? Do you like being defined new media artists?

Alexander Nikolic: Non c’è New Media Art. La New Media Art non esiste.

Lukas Pusch: No. Slum-TV è un progetto di media sociali. Non arte. Non credo nel romanticismo di Josef Beuys alla “soziale plastik” (arte plastica sociale) in cui chiunque è un artista.

Sam Hopkins: Sono d’accordo con te sul fatto che spesso “new media” riguarda più la tecnologia che il loro uso. La tecnologia precede il suo uso, in un certo senso. Credo che nel nostro caso la differenza stia nel fatto che ci focalizziamo su finalità e concettualità a cui poi applichiamo le tecnologie adeguate.

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Lucrezia Cippitelli: Nikolic, do you say that you are an interested artist more in the process rather than in the production of aesthetic objects, always focused on political tasks which involve participations in the real spaces and collaborative praxis. Before slum tv I remember under the Bridge and Serious Pop projects. Tell me more about the process which brings you in similar projects.

Alexander Nikolic: Sono più interessato al processo essendo una persona che si nutre di teorie. Credo che l’opera d’arte deve rendere visibile il processo, ma come artista sono anche interessato nel prodotto. Serious Pop è stato un progetto di ricerca focalizzata sul tema dell’appropriazione dell’Europa sud orientale: una specie di analisi dell’impatto dell’arte e della musica nella cultura popolare, collegata con un archivio digitale online già costruito, che conteneva musica e testi di diversi gruppi musicali collegati a loro volta a diversi movimenti. Gruppi come Laibach, NSK negli anni Ottanta, o Darkwood Dub da Belgrado negli anni Novanta, che hanno suonato di fronte a cento mila persone durante manifestazioni contro Slobodan Milosevic ed il suo regime in Serbia. L’intento era anche analizzare il fatto che spesso l’arte esista proprio nei contesi in cui sembrerebbe più difficile.

Under the brigde è consistito in una serie di interventi a Belgrado nel novembre 2004, che si sono concluse l’ultimo giorno con un raduno illegale e performances. Lì vivono circa due mila persone senza elettricità ed acqua, come a Mathare. Penso che un giorno, se avremo più soldi, potremo costruire anche a Belgrado una sezione di Slum-TV .

Sam Hopkins: Anche io sono più interessato nel processo che nel prodotto, ma credo ancora nel “produrre”, non nel senso di produrre per consumare ma più nel senso di “mettere in forma”. Ho capito che cercando una forma per vari progetti processuali in cui mi sono impegnato, ho capito meglio lo stesso processo in cui mi sono impegnato. I processi possono essere molto difficilmente visualizzati e capiti se sono senza forma.


http://www.slum-tv.info

http://www.slum-tv.org/

http://biro.modukit.com/UTB01/index.html

http://seriouspop.com/SeriousPop

http://www.seriouspop.com/SeriousPop/aktivesarchiv-sr-yu/albums-sr