Un lavoro di Mario Merz identifica l’undicesima tornata del Festival delle Colline Torinesi una serie di Fibonacci che dall’uno cresce verso una moltitudine di numeri. Proprio nella sede di Hopefulmonster , la casa editrice di Beatrice Merz , aveva iniziato a lavorare lo staff del Festival nel 1996. Oggi che il Festival delle Colline Torinesi raggiunge la seconda decina, l’omaggio al grande maestro ha molti significati simbolici.

L’edizione 2006, che si qualifica anche come Torino Creazione Contemporanea, rivela uno sguardo rivolto ai territori di confine tra il teatro e l’arte, tra il teatro e la letteratura, proponendo sinergie con quelle realtà che fanno di Torino la capitale del libro e dell’arte contemporanea, ma soprattutto dando spazio a quegli artisti della scena che con passione genuina cercano di rinnovarne i linguaggi.

Dal 7 giugno al 7 luglio il Festival presenta cinque coproduzioni in varie fasi di lavoro relative agli attesi nuovi spettacoli di Pippo Delbono , Antonio Latella , Valter Malosti e delle compagnie Motus e Fanny & Alexander , quattro spettacoli stranieri di Alexis Forestier , Rodrigo García , Amir Reza Koohestani , Ludovic Lagarde e le ospitalità di Franco Branciaroli , Michele Di Mauro e Graziano Piazza , La Girandola , Socìetas Raffaello Sanzio , Teatrino Giullare .

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Una scelta che, tra l’altro, ribadisce, per il Festival una funzione di ponte culturale con l’Europa e con la vicina area francese in particolare. Non sono stati casuali infatti, negli ultimi anni, i rapporti produttivi e le collaborazioni con Chambéry, Lausanne, Genève, Avignon, Annecy, una rete di relazioni premiata dal riconoscimento dell’AFAA. Uno nuovo ruolo internazionale del Festival, incoraggiato dagli Enti pubblici, dalle Fondazioni bancarie e dagli sponsor, che non sarebbe stato possibile e non lo sarà in futuro senza il decisivo sostegno del Teatro Stabile di Torino, locomotiva del sistema teatrale in Piemonte. Un Teatro che ha accettato di condividere la difficile scommessa di un Festival di creazione contemporanea davvero europeo e sempre più premiato dal pubblico anche nelle sue scelte meno convenzionali, proprio in un periodo della storia italiana che ha troppo trascurato la cultura.

In apertura del programma 2006 si colloca lo spettacolo dei Motus, Rumore rosa, liberamente ispirato a Le lacrime amare di Petra Von Kant e dedicato anche alle celebri attrici di Fassbinder. Un omaggio al grande cineasta tedesco completato dalla messa in scena di Piccoli episodi di fascismo quotidiano tratto da un suo anomalo testo, Pre-paradise sorry now. Due lavori che rimarcano come le responsabità sulla “storia” e le colpe che ne derivano siano collettive e si possano individuare anche nella più ordinaria, a volte crudelissima, quotidianità.

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Il progetto Motus-Fassbinder, che idealmente prosegue l’impegno del gruppo romagnolo su Pasolini, è il primo indizio di come il Festival delle Colline Torinesi 2006 proponga eventi teatrali di stampo monografico, offra cioè la possibilità ad alcuni artisti di incontrare il pubblico con più di uno spettacolo. È il caso del trittico di Antonio Latella su Medea la cui prima parte ha debuttato a Berlino nell’autunno del 2005. Tre installazioni di un caos che evoca la memoria dei corpi, con la carne che prende il sopravvento sulla parola e da ultimo sublima nell’ascesi i propri istinti. Vera “personale” della Compagnia Fanny & Alexander è l’integrale di Ada, cronaca familiare, tratto da Nabokov, che riunisce alla Cavallerizza Reale di Torino quattro spettacoli e due installazioni.

Ci sono i protagonisti, Ada e Van, giunti alla vecchiaia, che ripercorrono un’ossessiva relazione ed evocano una saga familiare segnata dalla loro vocazione incestuosa. Alle varie “dimore” della messa in scena si affiancano un concerto per voci, pianoforte e flauto dal titolo Adescamenti, in programma al Teatrino del Castello di Rivoli, una Mostra fotografica di Enrico Fedrigoli e la presentazione di un raffinato volume Ubulibri. Il complesso progetto, quasi dieci ore di spettacolo, è realizzato in collaborazione con Torino Capitale Mondiale del Libro con Roma e con il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea.

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Egualmente articolato è il tradizionale incontro con Pippo Delbono che presenterà il primo esito del suo attesissimo Studio per Questo buio feroce , ennesima tappa di una dolente e poetica indagine nella contemporaneità, nel sadismo che l’accompagna alla ricerca comunque di qualche ragione di speranza, ma sarà in scena anche con il suo primo, storico, lavoro Il tempo degli assassini, in repertorio dal 1987 nel cui titolo c’è un’eco di Rimbaud ma che narra delle piccole cose, della paure, dei sogni della vita .

Prosegue il viaggio nel festival pure l’ispano-argentino Rodrigo García. Della sua compagnia La Carnicería Teatro sarà in cartellone la novità Aproximación a la idea de desconfianza, coprodotto da Bonlieu Scène Nationale. Un approccio visionario e crudo all’idea della perdita di fiducia dell’uomo per l’uomo, che può riguardare i suoi comportamenti privati, ma anche la politica e l’esercizio del potere. Ancora un ritratto di un mondo ingiusto diviso tra chi ha troppo ed è fagocitato dal consumismo e chi non ha nulla.

È il completamento di un significativo ciclo di fedeltà al Festival il Concerto The Cryonic Chants della Socìetas Raffaello Sanzio, firmato da Scott Gibbons e Chiara Guidi, che sviluppa una parte dell’universo musicale della Tragedia Endogonidia utilizzando una ricombinazione di fonemi, secondo una originale sequenza di natura biologica.

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Sono la prosecuzione di un rapporto fecondo anche i due spettacoli francesi: Sunday Clothes di Alexis Forestier già presente nelle passate edizioni della rassegna torinese con due allestimenti e Fairy Queen, regista Ludovic Lagarde , tratto da un testo di Olivier Cadiot, autore di cui è stato presentato nel 2005, sempre con la regia di Lagarde, Le Colonel des Zouaves Fairy Queen sviluppa scenicamente il racconto di un invito a casa di Gertrude Stein, papessa dell’avanguardia, nel cui salotto si incontrarono, tra gli altri, Hemingway, Fitzgerald, Matisse, Picasso. Quasi un flash-back cinematografico alla ricerca di quell’energia creativa che rese possibile il passaggio dalla cultura del XIX secolo a quella del XX.

È un secondo contatto, invece, quello con l’iraniano Amir Reza Koohestani che dopo il grande successo di Dance on Glassespresenta, con Amid the Clouds , un suo originale confronto tra oriente e occidente, storia di clandestini e di sbarchi. Esplora il rapporto scrittura filosofica-teatro-arte lo studio Nietzsche Ecce Homo di Valter Malosti , presente con un’anteprima alla Fondazione Merz e molte recite alla Pinacoteca dell’Accademia Albertina delle Belle Arti, edificata proprio in quel segmento di città nel quale visse e forse estremizzò il suo slancio dionisiaco il filosofo tedesco. Una nuova creazione, che il regista torinese ha progettato insieme a Michela Lucenti e alla videoartista Marzia Migliora , che corona anche la collaborazione del Festival con l’Accademia Albertina, la Fondazione Merz e Torino Capitale Mondiale del Libro. Su frequenze simili, derivando cioè dall’adattamento teatrale di un romanzo, sono lo studio Cosmetica del nemico da Amélie Nothomb, realizzato da Michele Di Mauro e Bussando alle porte del paradiso , uno studio su Pavese di Pietra Selva Nicolicchia , con Franco Branciaroli , in scena nella bella villa neoclassica di Castagneto Po.

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L’avvio di un nuovo accompagnamento del Festival è invece quello con Teatrino Giullare , giovane compagnia toscana che al Castello di Moransengo, sede anch’esso di una interessante collezione di arte contemporanea, presenta Finale di partita di Beckett. Un omaggio ad uno dei padri del teatro contemporaneo nel centenario della nascita, presentato insieme al Festival Incanti e all’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare. Completa il programma lo spettacolo Io sono dell’associazione La Girandola , esito di uno straordinario laboratorio che ha riunito attori con diverse abilità.

Nel mese di luglio il Festival delle Colline Torinesi cederà il passo, in una ideale continuità nell’esplorazione della creazione contemporanea, ai saggi della Scuola di Teatro dello Stabile di Torino, diretti da Mauro Avogadro, Ola Cavagna, Marise Flach e Bruce Myers. Le sedi degli spettacoli saranno ancora le sale teatrali di Torino e del suo hinterland e alcune ville, castelli e chiese della collina torinese. Tra questi ultimi, per la prima volta, il Castello di Rivoli, nell’ambito della collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea, e la Cappella dei Battù di Pecetto Torinese. Incontri e dibattiti, avranno luogo invece al Punto Festival di Atrium nella centralissima Piazza Solferino, sede anche della biglietteria, uno spazio che per un anno rappresenterà la vocazione internazionale di Torino Capitale Mondiale del Libro.

L’avvio di un nuovo accompagnamento del Festival è invece quello con Teatrino Giullare , giovane compagnia toscana che al Castello di Moransengo, sede anch’esso di una interessante collezione di arte contemporanea, presenta Finale di partita di Beckett. Un omaggio ad uno dei padri del teatro contemporaneo nel centenario della nascita, presentato insieme al Festival Incanti e all’Istituto per i Beni Marionettistici e il Teatro Popolare. Completa il programma lo spettacolo Io sono dell’associazione La Girandola , esito di uno straordinario laboratorio che ha riunito attori con diverse abilità.

Nel mese di luglio il Festival delle Colline Torinesi cederà il passo, in una ideale continuità nell’esplorazione della creazione contemporanea, ai saggi della Scuola di Teatro dello Stabile di Torino, diretti da Mauro Avogadro, Ola Cavagna, Marise Flach e Bruce Myers. Le sedi degli spettacoli saranno ancora le sale teatrali di Torino e del suo hinterland e alcune ville, castelli e chiese della collina torinese. Tra questi ultimi, per la prima volta, il Castello di Rivoli, nell’ambito della collaborazione con il Museo d’Arte Contemporanea, e la Cappella dei Battù di Pecetto Torinese. Incontri e dibattiti, avranno luogo invece al Punto Festival di Atrium nella centralissima Piazza Solferino, sede anche della biglietteria, uno spazio che per un anno rappresenterà la vocazione internazionale di Torino Capitale Mondiale del Libro.